Recensione: Invitation

Di Paolo Beretta - 26 Gennaio 2004 - 0:00
Invitation
Band: Altaria
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2003
Nazione:
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64

Gli Altaria sono una di quelle tipiche band che fa indiscutibilmente piacere ascoltare senza troppe pretese ma che non aggiunge molto al suo genere. La formazione finlandese, di indubbia qualità, propone all’ascoltatore un Heavy Metal melodico classico, di spiccata influenza scandinava. Immancabile la forte presenza delle tastiere che, tuttavia, non soffocano troppo il sound ruvido delle chitarre suonate con classe da Liimaitainen (Sonata Arctica) e Vuorinen (Nightwish). Il singer Nikula, dotato di una tonalità alta e abbastanza pulita, riesce a destreggiarsi bene anche in cantati più “aggressivi” risultando, così facendo, molto godibile. Le song della tracklist sono facili, dalla struttura semplice e non superano mai i 5 minuti dimostrando la cautela (forse eccessiva) con quale il gruppo finlandese procede per tutta la durata del disco. Nell’opener Unicorn un acuto impressionante di Nikula ci dà un caloroso benvenuto mentre nel riffing le chitarre spingono strofe cadenzate di buona fattura per una piacevole Heavy metal song che si chiude con un solos di Jani in rigoroso Sonata Arctica style. Nelle successive History Of Time To Come e Ravenwing gli Altaria sfoderano melodie studiate, accattivanti e immediate con il perpetuo lavoro delle tastiere, sempre in primissimo piano, per due singoli dal grande potenziale commerciale. Dopo l’anonima Innocent, nella quale segnalo solamente l’altalenante refrain molto particolare, arriva Wrath Of A Warchild. I finnici si cimentano in una marcia possente, dotata anche di linee melodiche riuscite, dettata con forza dal basso deciso di Pikkula. Kingdom Of The Night, nel suo banale e breve procedere (3 minuti scarsi), non riesce a rimanere impressa mentre nella seguente Fire & Ice le chitarre gemelle sfoderano per tutta la durata della canzone un bel riffing, a tratti esaltante, di sicuro impatto. Le influenze con i Sonata si fanno ancora più accentuate con House Of My Soul. Nikula prima scende verso tonalità basse e poi, con l’aumento del ritmo, sale inesorabilmente. La traccia, densa di tastiere e di solos fulminei del giovane Jan,i gioca con furbizia su questa riuscita e semplice alternanza. Immortal Disorder è, a mio parere, l’Hit migliore del lotto. Bellissimo risulta essere il contrasto tra keyboards / chitarre e, pressoché perfetta, la prestazione del singer ben prodigo ad offrire acuti di qualità. Anche con la successiva Here I Am gli scandinavi proseguono con un Heavy Metal diretto lasciando, un po’ in ombra, le melodie (tranne nell’assolo) prediligendo la potenza. Emerald Eye chiude Invitation nel peggiore dei modi con una ballad abbastanza banale e fragile che viene “distrutta” dall’ugola di Nikula, sempre o quasi, in crisi con la voce tremolante e, a tratti, imbarazzante. In conclusione questo debutto degli Altaria ha, senza ombra di dubbio, il suo motivo di esistere. Ci sono alcuni pezzi di grande qualità, che mi hanno trascinato e colpito anche dopo diversi e ripetuti ascolti, alternati con altri meno riusciti ma, nel complesso, il risultato è più che positivo. Purtroppo, come spesso accade nel mondo del Power Heavy metal, il problema non risiede nella qualità della produzione e dei musicisti bensì nella poca originalità e nella paura di provare a tastare terreni nuovi. In considerazione del fatto che Invitation è un debut album, spero che i finnici sapranno osare maggiormente nel successivo capitolo.

1. Unicorn
2. History Of Times To Come
3. Ravenwing
4. Innocent
5. Wrath Of A Warchild
6. Kingdom Of The Night
7. Fire & Ice
8. House Of My Soul
9. Immortal Disorder
10. Here I Am
11. Emerald Eye.

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