Recensione: Italian Tribute to Darkthrone

Di Emanuele Calderone - 22 Febbraio 2011 - 0:00
Italian Tribute to Darkthrone
Band: AA. VV.
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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55

“Darkthrone Holy Darkthrone”, “The Next Thousand Years Are Ours”, “Unholy Black Fucking Metal” e ora anche “Italian Tribute to Darkthrone”. C’era realmente bisogno di un quarto tribute album dedicato alla creatura di Fenriz e Nocturno Culto? Stando alle scelte operate dalla casa discografica italiana Produzioni Novecento, sì ce n’era bisogno.

È piuttosto difficile affrontare la recensione di un lavoro del genere, soprattutto perché la qualità dei brani presenti è alquanto altalenante, passando da alcuni ben riusciti ad altri che, volendo usare un eufemismo, rasentano a malapena la soglia della decenza.
Andiamo in ordine, al fine di essere il più obiettivi possibili nel valutare quanto offertoci. “Italian Tribute to Darkthrone” vede coinvolte dieci band italiane dedite al black puro e duro di ispirazione nord europea, alcune delle quali più conosciute (su tutte i Fearbringer) e altre meno. L’esperienza maturata da ciascuno dei gruppi coinvolti si riflette inevitabilmente sulla riuscita dei pezzi, che come si diceva prima non sempre brillano.
Dal lavoro vengono esclusi il primo, bellissimo, “Soulside Journey” (scelta dovuta, probabilmente, anche al genere dello stesso), “Goatlord”, “Plaguewielder”, “Sardonic Wrath”, “F.O.A.D.” e l’ultimo “Circle the Wagons”. Grande attenzione viene invece riservata ai quattro fondamentali full-length dei norvegesi rispondenti ai nomi di “A Blaze in the Northern Sky”, “Under a Funeral Moon”, “Transilvanian Hunger” e “Panzerfaust”, dai quali è stata estratta la metà delle canzoni contenuti.

All’ascolto del cd si nota come la maggior parte delle formazioni abbia cercato di mantenere un suono il più fedele possibile alle composizioni originali, riuscendo così a riportare alla luce, in qualche caso, le atmosfere evocate dal duo norvegese anni or sono.
Gli esperimenti meglio riusciti sono probabilmente quelli degli Inverno, alle prese con la splendida “Kathaarian Life Code”, proposta in maniera estremamente similare, o ancora i Tundra, che con “Rust” riescono a spiccare sugli altri, grazie ad una preparazione e a una maturità artistica rilevanti.
Menzione d’onore va ai Fearbringer che con la loro “Too Old, Too Cold” fanno segnare l’unico vero colpo riuscito perfettamente, proponendo la traccia in chiave personale, senza per questo stravolgerla.
Discorso inverso invece per gruppi come Sytry, poco aiutati da suoni addirittura peggiori rispetto a quelli proposti nel 1994 dal duo di Kolbotn. Nella lista degli episodi meno appassionanti, citiamo anche i pessimi (almeno in questa circostanza) Animus Infirmus, che affondano rovinosamente alle presa con “Lifeless”, guadagnandosi il poco bramato titolo di band peggiore dell’intero platter.
Il resto delle track qui presente scorre senza infamia e senza lode, lasciando poca traccia di sé, non annoiando, ma neppure appassionando come ci si aspetterebbe.

Cos’altro dire di questo “Italian Tribute to Darkthrone”? Poco, onestamente, ben poco. Le copie in cui è stato stampato, appena 300, sono prenotabili sul myspace ufficiale di produzioni Novecento.

Si può pertanto affermare, in conclusione, che siamo davanti a un prodotto tutt’altro che memorabile, che offre pochi spunti di rilievo e che purtroppo non riesce a brillare come si sperava. Sarà per la prossima occasione, sperando che non venga, anch’essa, malamente sciupata.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Kathaarian Life Code
02- In the Shadow of the Horns
03- Under a Funeral Moon
04- Transilvanian Hunger
05- Hans Siste Vinter
06- Earth’s Last Picture
07- Lifeless
08- Rust
09- Too Old, Too Cold
10- The Winds They Called the Dungeon Shaker

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