Recensione: “IV”

Di Stefano Ricetti - 4 Luglio 2018 - 9:49
IV
Etichetta:
Genere: Vario 
Anno: 2018
Nazione:
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78

Star dietro a tutte le evoluzioni di un’anima in regime di fermento permanente effettivo come quella di Paolo Catena è impresa titanica. Per poter inquadrare “IV”, licenziato sotto l’egida della Za Project di Angelo Zermian (e-mail: zaproject12018@gmail.com), è necessario fare un minimo di ordine. Successivamente alla morte artistica di Paul Chain, avvenuta nel 2003, personaggio che tanto diede all’empireo metallico non solo nazionale tramite i neri servigi dei Death SS e appena dopo per il tramite del Violet Theatre, avvenne la fondazione del nuovo progetto Translate, al quale nel 2005 fu aggiunto il suffisso “P.C.” dopo il sodalizio nato insieme con Lola Sprint.

P.C. Translate (qui pagina Facebook) ebbe vita breve, tutto sommato, solo sei anni dal 2003 al 2009. All’interno di questo periodo venne pubblicato il mini-cd “Lo-Fi Lovers” seguito dagli album “Collage Creation” ed “Electronic Music For Videoart“. Ecco perchè il quarto lavoro, non a caso, prende il titolo di “IV“. In quel lasso di tempo, oltre ai dischi ufficiali fu registrato tanto altro materiale. Solamente nel 2013, sulla spinta di una fortissima necessità artistica di Lola Sprint – la visceralità del rock sperimentale e le vibrazioni dei concerti fatti con Paul Cat lasciarono dentro di lei un marchio indelebile e un fuoco mai sopito del tutto – parte dei pezzi inediti risalenti al momento Translate vennero messi su di un cd-r autoprodotto in sole 100 copie numerate, con una produzione minimale e una copertina spartana. La release, realizzata in una situazione poco più che carbonara, finì in un battibaleno sebbene totalmente priva di una vera e propria distribuzione sul territorio.           

E siamo ai giorni nostri, o quasi: le molteplici richieste che nel frattempo giungono al capezzale di Lola Sprint e Paolo Catena riguardo la pubblicazione con tutti i crismi del materiale uscito solamente come cd-r trovano finalmente evasione grazie all’interessamento di un altro grande appassionato di musica, Angelo Zermian. Quest’ultimo, vecchio amico di Paolo con un passato anche come musicista, lo incontra per caso a una fiera del disco, a Pesaro. Essendo entrambi amanti del vintage e dei 33 giri – Angelo oltre a essere un produttore discografico espone regolarmente il proprio banco di vinili nelle kermesse di questo tipo – sin da subito scocca fra loro la scintilla, tanto che nel giro di poco viene fondata un’etichetta esclusiva chiamata Za Project, dedicata ad operazioni di questo tipo.  

IV”, oggetto della recensione, rappresenta per l’appunto “Inedits” del 2013 realizzato e prodotto adeguatamente, sia in 33 giri edizione limitata e numerata a mano di cinquecento copie (con le prime cento con vinile trasparente e con all’interno una cartolina raffigurante il quadro posto come cover autografato da Paolo Catena) che in cd. In copertina, per tutte le versioni, un’opera pittorica inedita creata appositamente da Paolo, che dal 1979 dipinge con alterna regolarità.

Accompagnato da un libretto di otto pagine, il cd si apre con “Heavy Clouds” che, insieme con l’altra strumentale “Reason Of Changes”, dà sin da subito la misura del lavoro operato da P.C. Translate su “IV”. Antiche, ipnotiche atmosfere che affondano profondamente negli anni Settanta tornano a dettare legge in quel di Pesaro e dintorni, riesumando quanto fatto dallo stesso autore sotto l’egida di altri, diversi moniker, con successo anni prima. La mannaia a sei corde utilizzata in “Outro”, il pezzo numero tre, è lì da sentire, in questo senso…

Magia liquida quella sprigionata in “Deep Sea (Of My Life)”, il primo pezzo cantato del lotto che si candida come highlight dell’album. “IV” è infatti disco che si regge su brani strumentali. Ancora Paolo alla voce nel brano numero cinque, “Liven”, foriero di ottime chitarrone, così come era uso fare un tempo per la gioia di tutti i numerosi ultras del Combo Maledetto per antonomasia.

L’ariosa “Test Song” vede Mr. Cat – questo il sinonimo utilizzato su “IV” – di nuovo in qualità di singer (oltre al resto) e funge da apripista alla settantiana “Heart In Flame”. Tanto affascinante quanto sinistra suona “Poetry”, episodio ove anche Lola Sprint si prende il proprio spazio dietro al microfono andando a siglare il secondo punto più alto del disco. Totalmente fuori contesto, apparentemente, è “Vicend Sirios” con Billy Vichy alla batteria seguita da “Surniacat” che riporta la barra a dritta dopo la sterzata precedente sulla spinta di stupende sei corde zanzarose come da manuale del Doom. Chiusura affidata a “The End Of Love (In The World)”, una strumentale drammaticamente ispirata con un’ascia mostruosa al suo oscuro servizio.       

Resta inteso che “IV” sia un’operazione a sé, completamente slegata e che non ha nulla a che spartire con la nuova carriera solista dei “Quadrimusicali” di Paolo Catena, che continua inesorabilmente nelle sue saghe ambient-elettronico-spaziali, prevalentemente in stile kraut-rock.

Al di là di tutto, fa sempre estremamente piacere che Mr. Cat, sebbene su di un ripescaggio del 2013, torni ad avvicinarsi ai Sacri dettami dell’Acciaio, che al suo estro devono molto e molti fan si augurano di poter assaporare ancora, di qui all’eternità. D’altronde, di doman non c’è certezza… [Lorenzo de’ Medici, Canti carnascialeschi, Canzona di Bacco].               

IV”: il sogno di Lola Sprint e di molti altri aficionados dell’artista pesarese s’è finalmente realizzato…

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

   

 

 

 

 

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