Recensione: IV

Di Mauro Gelsomini - 15 Ottobre 2003 - 0:00
IV
Band: Zebra
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Dopo 17 anni dall’ultimo studio album, gli Zebra escono dal letargo con questo IV, e si ripropongono, forse per il clima di revival in cui sembra vivere il rock di oggi, quasi nella stessa maniera in cui avevano iniziato.
Nati come una cover band di Rush e Led Zeppelin, gli Zebra erano diventati la classica hair-metal band americana, amatissimi dai nuovi hippie, dai bikers e via dicendo, soprattutto in quel di New Orleans. Come tutte le band del genere, annoverarono anche una fitta schiera di denigratori, per i quali la natura altamente derivativa del sound non giustificava il successo riscosso.
Sembra però che gli Zebra, forti proprio dell’attitudine live che negli anni ’80  permetteva loro di riempire gli stadi, non abbiano interrotto la loro attività musicale, continuando ad esibirsi in lungo e in largo negli States – lo testimoniano due live usciti rispettivamente nel 1990 e nel 1999, e non uscendo mai di scena, almeno per quel che riguarda la diffusione del monicker.

Oggi come allora gli Zebra si affidano alla voce e alla chitarra del leader Randy Jackson, artista genuino dotato di grande tecnica, ma non certo amante dei virtuosismi fini a se stessi (e forse questa è stata la sua sfortuna dal punto di vista commerciale). Il suo falsetto inconfondibile è direttamente ereditato da quelli di Robert Plant e Geddy Lee, e sporadicamente, almeno su questo nuovo platter, diventa più aggressivo, e quasi riporta alla mente un certo Rob Halford… Non fosse altro che per gli ispiratori dei nostri, dovrei dare credito agli Zebra affinché incidano altri 10 album!
“IV” rappresenta infatti il culmine di ciò che fu scritto dai ’70 ad oggi in ambito rock/prog e aor, combinati in un mix davvero ben amalgamato e confezionato; non ci sono forse degli highlight assoluti, ma qua e là i pezzi risultano disseminati di vere e proprie gemme. E’ il caso del duo d’apertura, “Arabian Nights” e “Light of My Love”, di chiara matrice aor, nonché della vincente closer, “Why”, in cui fanno addirittura capolino i Beatles di “Black Bird”, in un contesto south rock peraltro già assaporato con la precedente “My Life Has Changed”. La tradizione burlesca e giocosa iniziata da Rush e Led Zeppelin è esaltata da pezzi come “Who Am I” (sui sentimenti degli animali ospiti dell’arca di Noè) o la bizzarra “So I Dance”, discendente diretta di una “Red Barchetta”…
Mi permetto addirittura di cogliere una – assolutamente casuale – somiglianza tra “Waiting To Die” e i brani più easy listening dei nuovi Helloween (quelli con Andi Deris alla voce), non a caso un’altra band che fece dell’ “happy” un marchio di fabbrica…

Anche se non saranno mai degli innovatori, se non faranno mai il disco del secolo o del millennio, bisogna dare atto agli Zebra che se sono lì da più di vent’anni, a trascinare folle in delirio, non sarà di certo merito di un po’ di lacca per capelli…

Tracklist:

  1. Arabian Nights
  2. Light of My Love
  3. Who Am I
  4. Angels Calling
  5. K.K. Is Hiding
  6. Free
  7. So I Dance
  8. Waiting to Die
  9. A World That Is Learning
  10. My Life Has Changed
  11. Why

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Anno: 2003
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