Recensione: IX [Reissue]

Di Stefano Ricetti - 10 Febbraio 2010 - 0:00
IX [Reissue]
Band: Bulldozer
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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85

Li chiamavano Bulldozer… no, non è un remake del film di Bud Spencer, ma il nome della band italiana più famosa all’estero in ambito Thrash’N’Speed già ai tempi di The Day of Wrath e The Final Separation. Nonostante fino ad allora fossero stati ingiustamente stroncati da quegli sciovinisti impenitenti di Kerrang! nonché da Metal Hammer Germany – in entrambi i casi con una valutazione riportante uno zero al quoto! – i Nostri, capitanati da AC Wild, al secolo Alberto Contini (uno dei personaggi italiani più credibili della Italian Way of Metal) sfornano nel 1988 il miglior parto discografico della loro storia. A fianco del bassista/cantante Alberto troviamo il fido Andy Panigada all’ascia e il nuovo entrato Rob “Klister” Cabrini dietro le pelli, subentrato al posto dello storico “Don” Andras.

Il titolo dell’album è IX, riferendosi al nono cerchio infernale, quello dei traditori, dove ha dimora Lucifero e la title track, terremotante, rende bene l’idea! La voce di AC Wild è il prodotto del putrido mix fra il Lemmy più incazzato, Cronos dei Venom e Tom Araya degli Slayer, mentore della band milanese. I brani sono tutte mazzate: duri, feroci e violenti per un totale di furia metallica di poco superiore alla mezzora, sulla falsariga di Reign in Blood, di slayeriana memoria. Si passa dalla tellurica opener IX a Ilona the very Best, primo omaggio dei nostri all’Ilona nazionale, l’onorevole Cicciolina Staller, poi bissato anche nel successivo Neurodeliri. La velocità rimane sempre oltre i limiti consentiti: The Derby è un anthem dedicato alle violenze inenarrabili sugli spalti dello stadio Meazza, con un coro “Milan, Milan” neanche troppo nascosto, d’altronde proprio AC usava girare i palchi di mezza Italia con l’adesivo della squadra milanista in bella vista sul suo basso. Desert! è furia cieca ancora una volta: tanto per ribadire il concetto. L’onda d’urto del Bulldozer si compie e perpetua senza lasciar prigionieri tramite bordate metalliche feroci rispondenti ai nomi di Misogynists, Heaven’s Jail, Rob “Klister, No-Way e dell’epica The Vision Never Fades. IX è composto da nove episodi di Thrash purissimo, letali e competitivi a tutti i livelli. Il disco fu il primo, fra quelli estremi, a uscire anche in Cd.

L’album si sviluppò in due momenti diversi, ben distinti. I primi quattro pezzi costituivano originariamente il demo per la Roadrunner, una sorta di viatico per il terzo capitolo discoalbum dei Bulldozer. L’etichetta però non ne volle sapere di continuare il rapporto con i milanesi (nonostante l’indiscutibile qualità del materiale), in quanto il secondo disco, The Final Separation, non aveva onorato le loro aspettative commerciali, per vari motivi. I Nostri optarono quindi per la pubblicazione di un Ep, e ottennero un colloquio con un responsabile della No Stop, il distributore della Roadrunner negli anni Ottanta: ebbene, il tizio non si presentò all’appuntamento e, per un semplice caso della vita, ebbero la dritta per entrare in contatto con la Discomagic, allora molto interessata al movimento Thrash/HM tramite la costola Metalmaster. I Bulldozer firmarono praticamente subito il contratto e ottennero un buon anticipo, superiore a quanto si sarebbero aspettati dalla Roadrunner.

Quanto letto finora costituisce un consistente stralcio – più qualche doverosa aggiunta, a Suo tempo “tagliata” per i cronici problemi di spazio – della mia recensione pubblicata nel dicembre 2006 sulla rivista Metal Maniac all’interno dell’excursus sulle origini e sui momenti principali del movimento heavy metal in Italia dall’inizio fino alla fine degli anni Ottanta. Ad integrazione di quanto scritto va sottolineato che da quel momento in poi i Bulldozer si pongono si di un piano diverso rispetto a quanto pubblicato fino a IX. L’innesto di Cabrini dietro le pelli innerva non di poco il muro di fuoco sprigionato in sede live da parte dei Nostri, grazie a un drumming devastante e nello stesso tempo possente. Il songwriting compie il decisivo salto di qualità, fatto che li fa ascendere all’interno del novero degli intoccabili – o quasi – del Thrash mondiale. La reissue-remaster del 2007 del disco da parte della label polacca Metal Mind, oltre a consegnare in dote il solito digipak di cartone massiccio, offre un booklet di tutto rispetto che riporta la storia della band in lingua inglese, la copertina interna dell’alloggiamento dell’allora Lp – consistente nel collage di alcuni ritagli in bianco e nero tratti da riviste porno dell’epoca -, tutti i testi – per chi avesse il tempo e la voglia val la pena di soffermarsi attentamente su quelli di Ilona The Very Best e Misogynists – e un paio di foto con i tre loschi figuri nei dintorni del Duomo di Milano. Sotto la foto della back cover – leggermente rivisitata rispetto al vinile dl tempo che fu – va sottolineato l’errore di aver accreditato Panigada come bassista/cantante e Contini in veste di chitarrista. A mo’ di bonus track vi è la versione live del classico dei classici The Derby, interpretato dai Labyrinth nel 2004 in quel della terra del Sol Levante, precisamente a Tokyo, con AC Wild nelle vesti di special guest.

La storia della musica dura passa necessariamente da Cocito e da questo imprescindibile “nono”: the deepest circe of Italian hell.


Stefano “Steven Rich” Ricetti


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Tracklist:
1. IX
2. Desert!
3. Ilona the Very Best
4. Misogynists
5. Heaven’s Jail
6. Rob “Klister”
7. The Derby
8. No-Way
9. The Vision Never Fades
10. The Derby (AC Wild+Labyrinth) – Live in Tokyo

 

Line-up:
AC Wild – Vocals, Bass
Andy Panigada – Guitars
Rob “Klister” Cabrini – Drums

 

 

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