Recensione: Just A Game

Di Giulio Caputi - 6 Luglio 2004 - 0:00
Just A Game
Band: Triumph
Etichetta:
Genere:
Anno: 1979
Nazione:
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78

I Triumph sono stati insieme ai Rush e agli April Wine il gruppo di punta dell’hard rock canadese. Il grande senso della melodia, l’invidiabile tecnica strumentale e l’incredibile estensione vocale di Rick Emmet, costituivano le caratteristiche principali che hanno reso celebre questo gruppo leggendario; la line up era poi completata dal bassista Mik Levine e dal talentuoso batterista Gil Moore, anche lui co-vocalist insieme a al chitarrista/cantante Rick Emmet. Just a Game è il terzo episodio discografico del power trio nordamericano, e rimandando ad altri commenti le analisi dei primi due discreti lavori, andiamo ad analizzare in toto questo platter di sicuro valore.

Si parte con “Movin On”, canzone cadenzata, tipicamente improntata verso l'”american sound” tanto caro alle band contemporanee come Boston e Styx, a farla da padrone in questo caso è la bellissima voce di Rick Emmet in grado di portare anche una canzone non eccelsa come questa a risultati più che dignitosi. La seconda traccia “The Thin Red Line” è invece di ben altro spessore, ottimi sia il refrain del ritornello, che il lavoro di chitarra particolarmente pregevole nelle sue sfumature elettroacustiche, una vera canzone di alta classe. Anche i Triumph non smentiscono le loro radici “hard’n’blues” e così la terza superba “Young Enough To Cry” pesca a piene mani dal blues più classico , ma sia la splendida ed emozionante voce di Emmet che il gusto e le rifiniture americaneggianti del combo canadese, fanno di questo pezzo un piccolo capolavoro. Purtroppo è con la quarta “American Girls” che i nostri si vanno a perdere, nonostante la freschezza della song, in un refrain alquanto superficiale, destinato più alle grandi platee americane e quindi agli ascolti radiofonici che ad innalzare la qualità del disco. Anche la titletrack non gode di un songwriting ispiratissimo, ma il suo lento e melodico incedere si lascia ascoltare senza problemi. Dopo il breve e pregevole intermezzo acustico di “Fantasy Serenade” (non sarà il primo né l’ultimo pezzo strumentale di chitarra acustica dei Triumph) si passa alla ben più lunga e qualitativamente superiore “Hold on” anche questa di matrice bostoniana, ma comunque un’altra grande prova che sottolinea l’importanza di questo disco, che si conclude con un gran colpo di coda (oltre che della solita infinita classe) con “Suitcase Blues”, canzone sorniona che fa il verso al blues dei primi anni 20-30, sembra presa dal film “Casablanca” per intenderci, un simpatico finale a suggello di un lavoro non eccezionale ma sicuramente piacevolissimo da ascoltare e che soprattutto non stanca mai. Che dire di un gruppo che nella sua discografia non ha perso un colpo? Peccato solo che appartengono al passato e non ne vogliono sapere di tornare insieme, intanto ci possiamo scaldare il cuore con gemme infinite come questo “Just A Game”, ma anche “Never Surrender”, “Allied force”, “Thunder seven” e “Surveillance”.

Tracklist:
1. Movin’ On
2. Lay It On The Line
3. Young Enough To Cry
4. American Girls
5. Just A Game
6. Fantasy Serenade
7. Hold On
8. Suitcase Blues

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