Recensione: Karkelo

Di Alessandro Zaccarini - 25 Giugno 2009 - 0:00
Karkelo
Band: Korpiklaani
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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76

Quanti sono? Avete perso il conto? Ve lo dico io: sei in sette anni. Di questi sette, gli ultimi cinque a intervalli regolari di 12 mesi. Praticamente un nuovo disco dei Korpiklaani è un appuntamento fisso della primavera come i pollini, il ritorno degli uccelli migratori o il disgelo.

Se poi consideriamo che il buon successo riscosso negli ultimi tempi ha moltiplicato gli appuntamenti dal vivo, con tour da headliner e presenze in festival più o meno importanti, vien da sè che i ritmi di composizione e registrazione si siano accelerati notevolmente. Forse troppo, tanto che il giochino si è rotto parzialmente con ‘Korven Kuningas’, che per quanto riguarda il sottoscritto ha completamente mancato di raggiungere i livelli qualitativi dei suoi predecessori. Plastico, sintetico, privo di quelle melodie ispirate che avevano fatto di ‘Tales Along This Road’ e ‘Voice Of Wilderness’ degli album trascinanti e di gran qualità. Carino sì, ma con il sapore mai soddisfacente della minestra riscaldata.

Oggi i Kopriklaani rischiano, nel caso di un mezzo fiasco, di giocarsi buona parte della loro reputazione e di perdere parzialmente il supporto di chi, negli ultimi anni, li ha difesi a pinta tratta quando i più sofisticati intenditori (o presunti tali) storcevano il naso di fronte a dischi che si presentavano troppo simili l’uno all’altro. Coraggio, menefreghismo o inconsapevolezza? Non che importi più di tanto, ora. Fatto sta che, per citare i Whitesnake, “here we go again”: arriva ‘Karkelo’ (per la traduzione in italiano scegliete a vostro piacimento tra le opzioni possibili: “festa”, “scherzo” e “divertendosi”).

Colpisce subito che in questa voglia di festa i tanto amati inni alcolici siano soltanto due e sorrispondano esattamente agli unici due brani in inglese del disco: Bring Us Pints of Beer e Vodka. La seconda, già singolo di apertura, occupa l’immancabile prima posizione in tracklist con il suo riffing circolare e danzereccio; mentre Bring Us Pints of Beer si piazza quasi a metà del cammino, nella seconda parte del lotto. Brani piacevoli, niente di nuovo ma due belle alitate etiliche che rappresentano forse la parte più amata del patrimonio genetico di Jarvela e soci. Ad accodarsi ai momenti da baldoria anche Juodaan Viinaa, altro brano rapido con un struttura quasi punk-rock, cori ariosi e melodia trascinante.

Tra gli altri dieci brani che compongono il disco si vanno a sviluppare invece i Korpiklaani più seriamente devoti a cantare le lodi della loro Finlandia pagana, ed è proprio qui che troviamo le maggiori delle sorprese. La prima è Mettänpeiton Valtiaalle, una piccola suite di quasi sette minuti particolarmente quadrata ma ben costruita ed eseguita, che possiamo considerare una sorta di esperimento per le abitudini non certo pionieristiche dei Korpiklaani. La seconda novità è una rinvigorita sezione ritmica, forte di nuovi suoni di chitarra, piena e compatta come mai prima d’ora: il cambio dietro alla consolle in studio di registrazione ha giovato al suono del Clan della Foresta e il suono di Jarvela e soci si è fatto più deciso e robusto. Come da copione e come da pronostici non ci sono grandi stravolgimenti nello stile e i brani più veloci (Isku Pitkästä Ilosta) si alternano ad altri meno dinamici (Huppiaan Aarre) per arrivare alla chiusura affidata ai lamenti sciamanici di Kohmelo. Sentiero già battuto più volte in passato, con le stesse identiche tappe e soste già collaudate molteplici volte… ma il risultato è decisamente positivo, anche se non trascendentale e anche se qualche autocitazione crea un po’ di alti e bassi.

‘Karkelo’ non è un brutto disco e credo che i Korpiklaani siano riusciti a rimanere in vita, nonostante questo nuovo nato non sia esattamente una ventata di freschezza o una cavalcata avvincente ed entusiasmante. Si tratta di un appuntamento piacevole e sicuramente congeniale a chi ama i Korpiklaani, senza dubbio più longevo di un ‘Korven Kuningas’ le cui sorti furono uccise da una monotonia compositiva eccessiva. Un morbo che per fortuna non affligge questo nuovo capitolo come aveva fatto con il suo predecessore. I finnici sono lontani dai momenti più felici di un ‘Tales Along this Road’ o di un più recente ‘Tervaskanto’, ma attenzione a dichiarare i Korpiklaani finiti, perchè gli spunti in Karkelo non mancano. Di sicuro questo non è (ancora?) il disco del riscatto o del grande ritorno, ma la svolta è netta e decisa e non può che essere una buona notizia.

Per riallacciarsi alle considerazioni iniziali e chiudere, dopo sette anni – che sicuramente non sono un periodo lunghissimo nella storia di un gruppo metal di discreto successo – siamo qui a parlare dei Korpiklaani come di una band che ha macinato già diverse tappe della carriera, a fare paragoni con un passato che sembrerebbe remoto ma che invece non dista più di tre anni. Forse davvero il Clan della foresta ha fatto le cose troppo in fretta, bruciandosi alcune possibilità che la proverbiale calma avrebbe forse regalato loro se solo avessero osato un attimo più di pazienza. In ogni caso i Korpiklaani restano fortunatamente in corsa, saldi e ben avvinghiati al loro carattere.

Vedremo cosa ci riserverà il futuro, di questo passo non sarà un’attesa troppo lunga…

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

Tracklist:
01. Vodka
02. Erämaan Ärjyt
03. Isku Pitkästä Ilosta
04. Mettänpeiton Valtiaalle
05. Juodaan Viinaa
06. Uniaika
07. Kultanainen
08. Bring Us Pints Of Beer
09. Huppiaan Aarre
10. Könnin Kuokkamies (digipack bonus track)
11. Vesaisen Sota
12. Sulasilmä
13. Kohmelo

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