Recensione: Karmaflow – The Original Soundtrack

Di Simone Volponi - 28 Ottobre 2015 - 0:00
Karmaflow: The Original Soundtrack
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2015
Nazione:
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50

Il rapporto tra due media apparentemente lontani come videogames e musica metal negli ultimi anni si è notevolmente rafforzato; in tal senso Karmaflow rappresenta un unicum di notevole interesse.

Definito “The Rock Opera Videogame“, il dischetto in questione è la colonna sonora dell’omonimo gioco, realizzato in Olanda dalla Basecamp Games e disponibile sulla celebre piattaforma di Steam. Il progetto, decisamente ambizioso, si pone come obiettivo quello di unire in un colpo solo metal, games e teatro. Metto subito in chiaro un punto: il vostro recensore non ha giocato a Karmaflow, ma si è procurato l’album a scatola chiusa solo leggendo i nomi illustri coinvolti: Charlotte WesselsAlissa White-Gluz, Marc HudsonTony Kakko, Elize RydDani FilthSimone Simons, solo per citare i più celebri. 
Quindi parliamo di musica. Sarà riuscito il produttore e organizzatore del tutto, tale Ivo Van Dijk (che si occupa anche delle parti di batteria) a centrare l’obiettivo di far convivere tutte queste star internazionali del mondo del metallo pesante?
Indubbiamente tutto è stato confezionato in modo impeccabile, con suoni pulitissimi, una produzione perfetta, nella quale è stata coinvolta la Metropole Orkest con un ruolo da assoluta protagonista. Però non basta un bel pacchetto infiocchettato per bene a far felice il bambino a Natale: cosa nasconderà al suo interno?

Siamo alle prese con un album di metal sinfonico, pure troppo, pomposo e dal taglio teatrale, che intende seguire la narrazione del gioco mondo dopo mondo. Le canzoni sono strutturate tutte come duetti tra solidi vocalist maschili e melodiose voci femminili. L’intro “The Main Theme” è un pezzo strumentale per l’appunto affidato interamente all’orchestra e richiama alla mente le colonne sonore dei film fantasy d’ultima generazione.

The Essence Of Grief” è invece un breve intermezzo affidato a Charlotte Wessels dei Delain, la narratrice della storia, The Narrator. Soave e onirica, apre le porte a “The Muse And The Conductor” con una spaventosa Alissa White-Gluz (Arch Enemy) nei panni di “The Muse“, che offre tutto il suo campionario vocale fatto di growl furenti e cantato pulito gestito su più toni, dal dolce all’aggressivo, assolutamente all’altezza. Affiancata da Marc Hudson, “The Conductor” il pezzo sembra funzionare, abbondando in pomposità e forza evocativa. Purtroppo però sembra che la produzione si sia dimenticata le chitarre, troppo indietro rispetto alla vastità orchestrale, mentre la batteria martella in primo piano. Evidentemente il produttore-batterista ci tiene a far sentire chi comanda. “The Essence Of Despair” è un altro intermezzo, di nuovo Charlotte Wessels a narrare il prossimo passaggio. “The Guide“, aperta da un solitario pianoforte, sale subito di tono, aggredita dal growl cavernoso di Mark Jansen, qui affiancato dal contraltare femminile che risponde al nome di tal Lindsay Schoolcraft: ovviamente tornano subito alla mente gli Epica, con il crudele Jansen protagonista nelle parti veloci, smorzate dalla sirena di turno… ed è qui che ci accorgiamo del problema che grava sull’intero album. Le composizioni sono strutturate per apparire teatrali, e va bene, sono scene di una storia, ma non hanno una linea precisa, ne un ritornello che si imponga, niente che rimane in testa a parte l’ovvia bravura dei cantanti.

Ennesimo intermezzo “The Essence Of Jealousy“, di nuovo Charlotte Wessels, impeccabile, ma a questo punto anche senza senso. Sono intermezzi che si somigliano tutti e spezzano troppo l’ascolto. “The Bird Goddes” è impersonata da Mariangela Demurtas, valida vocalist sarda emigrata da qualche anno in Norvegia per unirsi ai Tristania, e, a parte compiacerci nel sentire un po’ d’Italia che si fa valere nel panorama internazionale, il pezzo è troppo breve per farsi ricordare.

The Twins” vede un nuovo duetto, Tony Kakko (Sonata Arctica) alias “The Sun Brother“, scambia strofe in un dialogo con la “Moon Sister“, ossia la solita Elise Ryd degli Amaranthe. Anche qui trionfo di archi e fiati, batteria a martello e chitarre schiacciate sotto il peso dell’orchestra. Ottima prova di entrambe le voci (e ci mancherebbe!), ma finito il pezzo non sembra lasciarsi ricordare. “The Essence Of Grief“: intermezzo, tappeto orchestrale, Charlotte Wessels, e cominci a non sopportarla più. Allora l’occhio corre all’orologio, e poi alla tracklist, sperando arrivi qualcosa a lasciarti un segno.

Niente. “The Heart” differisce dalle altre tracce perché stavolta il duetto è tra due uomini. Henning Basse (ex Metalium) che ormai ha abbandonato le tonalità squillanti dei suoi anni migliori per adagiarsi su interpretazioni arcigne e cupe come gli sentiamo fare nei Mayan, e Daniel De Jongh, portatore sano di growl come tanti altri. E trionfo di archi e fiati e batteria a martello e chitarre nelle retrovie… anche qui direzione del pezzo multisfaccettata, senza linea precisa. allora, al penultimo pezzo leggi i nomi di Dani Filth e Simone Simons (Epica) e pensi: “Adesso arriva la botta! adesso c’è un pezzone di quelli memorabili!”. Macché. Qualche genio ha pensato bene di inserire un tappeto di suoni sintetici sotto la carezzevole voce di Simone, e questa inutile venatura elettronica la si sente per tutta la canzone fino a prendere una deriva pacchiana tutta cassa (unz unz, e non scherzo!) nel finale. Tra squilli di fiati e cassa anche qui non abbiamo un filo logico neanche a pagarlo. Singolare per lo meno che il ruolo di “The Destroyer” sia affidato alla Simons mentre “The Creator” sia Dani Filth, il cui tono ferino viene reso innocuo dalla sudetta elettronica. Anche il finale di “The Sacrifice” non riesce ad aggiungere nulla ad un lavoro purtroppo al di sotto delle aspettative.

Dunque Karmaflow viene clamorosamente meno nel centrare il bersagio sotto l’aspetto musicale, e la mia avventura con questo gioco finisce qui. Game over. Chi ama le sonorità sinfoniche, maestose e pompose in stile Epica, Nightwish, primi Within Temptation può buttarci un orecchio, tutti gli altri passino pure oltre, al prossimo mondo di gioco, alla prossima piattaforma, al prossimo livello.
 

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