Recensione: Ki l’è dür

Di Claudio Casero - 3 Dicembre 2005 - 0:00
Ki l’è dür
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Anno: 2005
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88

I Longobardeath sono un gruppo della provincia di Varese molto particolare, non tanto per il genere da loro proposto che è un thrash metal potente con alcune puntate nell’heavy metal, quanto per il fatto che la band canta in dialetto lombardo. Il gruppo, nato nel 1993, ha avuto una discreta attività live in Lombardia con un ottimo seguito di pubblico; a causa di problemi interni però la band ha dovuto fermarsi nel 1994 per poi rinascere più potente e violenta di prima nel 2003. Questo “Ki l’è dür” altro non è che la ristampa del vecchio demo tape, che con l’aggiunta di nuovi brani inediti e di alcune canzoni live diventa un vero e proprio full-lenght.

Dopo una divertentissima intro, inizia la violenza pura che non lascia scampo alle orecchie dei malcapitati ascoltatori. “Lader” arriva come una mazzata sui denti con riff di chitarra al fulmicotone in stile thrash americano anni ’90 e un ritmo di batteria notevolmente incalzante che convince rendendo ancora più piacevole un brano già di per sé valido.
“Fossa” parla di un ragazzo che va a divertirsi nella sala metal di una discoteca del varesotto e di quello che dice la propria madre quando egli torna a casa; il brano non lascia un momento di fiato con cambi di tempo e stile alquanto repentini senza alcun imbarazzo che denotano l’abilità della band dal punto di vista strumentistico.
“L’ass de picch” è senza ombra di dubbio il brano che, per il momento ha fatto la fortuna del gruppo; la canzone non è altro che la cover di “Ace of spades” dei Motorhead rivisitata dai Longobardeath con un testo che parla della classica partita di carte tra i vecchietti di un circolino. Lo stacco “A l’era na bela man, ma ti te buta n do, ma boja da n mond lader, cosa cazzo te bevuu!!! Ma vada via ul cu!!!” è uno dei più divertenti e azzeccati che abbia mai sentito in vita mia. Il tutto è accompagnato dall’esecuzione esemplare del brano pressoché identico all’originale dal punto di vista musicale.
Con “Piase de mazaa” si passa al thrash europeo; la canzone è infatti la cover di “Pleasure to kill” dei Kreator; il cantato in dialetto calza perfettamente con l’aspetto musicale del brano conferendo una notevole energia che riesce ad esprimersi soprattutto nel potentissimo ritornello.
All’interno del cd troviamo anche alcune “puntate” nell’heavy metal come nel caso di “A voeri vess un quai vun”, traduzione letterale di “I wanna be somebody” degli americani W.A.S.P. che, nonostante il testo arranchi un poco nella metrica del ritornello, risulta essere una canzone molto divertente e particolarmente piacevole.
All’interno del cd troviamo anche tre brani live che ci fanno capire come la musica dei Longobardeath non perda di mordente anche durante un concerto riuscendo ad esprimere addirittura una maggiore vitalità rispetto agli stessi brani registrati in studio.
Inserendo il cd nel computer si può anche gustare un video live della band che presenta l’esecuzione di tra brani in un concerto tenutosi nel marzo del 2003.

Questo “Ki l’è dür” è quindi un ottimo lavoro che rilancia una buona band nostrana; il fatto che tutti i brani sono cantati in dialetto milanese potrebbe ridurre la mole del pubblico della band, ma per chi non capisce il dialetto il cd si fa ascoltare anche molto piacevolmente dal punto di vista musicale non avendo al suo interno nessun calo né di stile né di ritmo.
Una chicca molto divertente presente sul retro della custodia del cd è la scritta “Parental Advisory” che di solito fa la sua presenza sui cd che contengono testi espliciti che possono essere offensivi. In questo caso l’avviso diventa “Visa i to gent !!!!! Dialett lombard viulent !!!!!!!”

TRACKLIST:
1. Pediluvi (introduzion)
2. Lader
3. Fossa
4. L’ass de picch
5. Necrorapina
6. Piase de mazaa
7. A voeri vess un quai vun
8. Lader (live)
9. Fossa (live)
10. L’ass de picch (Live)

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