Recensione: Kingdom of Sorrow

Di Stefano Risso - 20 Febbraio 2008 - 0:00
Kingdom of Sorrow
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Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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55

Non è mai una cosa molto positiva sapere gia cosa aspettarsi da un disco
senza neanche averlo inserito nel lettore. Se però questo mancato effetto
sorpresa viene bilanciato dalla qualità dei brani, il problema si pone in modo
meno incombente; quando invece ci troviamo con un album non brillantissimo,
allora la questione prende corpo col passare dei minuti. Kingdom of Sorrow
rientra a pieno in questo secondo caso.

Non un grande debutto per i Kingdom of Sorrow, ennesimo “supergruppo”
formato da Jamey Jasta, voce degli Hatebreed, e dal sempre più
barbuto Kirk Windstein, voce e chitarra di Crowbar e Down,
dopo anni in cui il progetto è rimasto solo un’idea nella mente dei musicisti,
esce dunque solo oggi il primo lavoro omonimo, forte di tutti i crismi che una
prestigiosa label come la Relapse può offrire: quindi un lavoro
estremamente professionale sotto tutti i punti di vista, dalla cover ottimamente
realizzata, alla produzione impeccabile. Bene ma il contenuto? Del contenuto non
posso dire altrettanto purtroppo, dal momento che i nostri sembrano aver unito
il sound delle due band principali senza un minimo di fantasia, col risultato di
aver dato vita a una manciata di brani che non aggiungono nulla alla carriera
dei due musicisti, assestandosi su una sicura sufficienza o quasi.

Basterà questo per stuzzicare fantasia e portafoglio degli ascoltatori? Credo
proprio di no, perchè lo sludge/core di Kingdom of Sorrow è
solo un pallido riflesso delle reali potenzialità dei nomi scesi in campo per
questo nuovo progetto, sciorinando pezzi abbastanza statici, più vicini allo
stile Crowbar rispetto agli Hatebreed, prediligendo di conseguenza
riffoni fangosi e strutture molto semplici, senza la giusta profondità che ci si
aspetterebbe da una proposta del genere. Non mancano frangenti più incalzanti,
dove Jasta si alterna a Windstein dietro al microfono, come ad
esempio in Piece It All Back, Led Into Demise o Ghosts, ben
eseguiti, ma non incisivi, apparentemente composti senza troppa convinzione. Non
un disco da buttare via totalmente, ma di cui non se ne sentiva il bisogno
sinceramente, e che gioca più sulla cassa di risonanza di due nomi di un certo
rilievo, a cui aggiungiamo pure l’ex Black Label Society Steve Gibb,
reclutato per l’occasione, piuttosto che alla musica proposta.

Kingdom of Sorrow è destinato solamente a fare massa, a
perdersi nel fiume di uscite che la scena odierna propone continuamente, senza
le carte in regola per poter conquistarsi un piccolo spazio. Se siete in cerca
di sonorità “sudiste” è meglio che optiate per qualcosa d’altro.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Hear This Prayer
  2. Grieve
  3. Piece It All Back
  4. Led Into Demise (mp3)
  5. With Unspoken Words
  6. Free The Fall
  7. World
  8. Ghosts
  9. Begging For The Truth (mp3)
  10. Buried In Black

 

 

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