Recensione: Kings of evil

Di Beppe Diana - 9 Settembre 2002 - 0:00
Kings of evil
Band: Emblema
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Grandi Emblema!!!! E si, dopo anni ed anni di presunto oscurantismo, la scena classic metal torinese si riscopre al centro delle attrattive nazionali, e lo fa grazie ad un manipolo di ottimi musicisti che, per caratura tecnica ed attitudine musicale, non hanno niente, o quasi, da invidiare agli storici Broken Glazz, Elektradrive, Techrome e via dicendo, e se Highlord ed Airborn sono le band di punta di questo rinato movimento musical/culturale, altri validi acts stanno facendosi largo a spallate fra la folla capeggiata dai vari AEmerald, Wind of Hate, Warloud nonché i neofiti Emblema.

 

Il nucleo principale del quintetto in questione formato dai fratelli Cinardo, prende forma dalle ceneri dei Dragons, oscuro quartetto con all’attivo un demo cantato in lingua madre che a livello strumentale presentava si delle ottime composizioni, penalizzate però da un cantato un po’ fuori dagli schemi e da dei testi diciamocelo pure alquanto scolastici e poco rappresentativi.

 

Meno male che il tempo aiuta a mitigare le cose, ed oggi i Dragons non sono altro che un pallido ricordo, soppiantato da questa nuova realtà a nome Emblema, band autrice di un classic metal molto old style che mi ha più volte portato in mente le gesta di eroi dimenticati come i vecchi Fates Warning, quelli più maideniani degli esordi di “ The spectre within” o “Night of broken”, o gli irriducibili Jag Panzer, non a caso il vocalist degli Emblema Federico Albano per espressività e potenza, ricorda a tratti il granitico Hanry “The tyrant” Conklin

 

Come le succitate bands, anche i nostri amici alternano brani tecnicamente ineccepibile, soprattutto per ciò che concerne il lavoro svolto dai due chitarristi veri trainatori dell’ensamble torinese, in cui partiture classiche, dark e proto speed  metal, si combinano alla perfezione per un risultato veramente gradevole, come nel caso della provocatoria “Shadow in me”, granitico mid tempo ed autentica killer song pregna di riferimenti occulti/esoterici contornata da una prova vocale veramente sopra le note.

 

 Come dicevamo, a livello esecutivo gli Emblema, non hanno niente da invidiare alle più celebri bands italiane del settore, anche se con una produzione magari più potente e peculiare, avrebbe di certo giovato all’intero demo (il binomio Carlo Ortolano/metal classico, non ha giovato mai a nessuno, NdBeppe) anche se, è bene dirlo, sia “Factory of madness” che soprattutto “Evil Eyes”, viaggiano su ottimi binari sonori, mantenendo inalterate le caratteristiche prerogative del sound metallico dei cinque, che si superano sulle note della spettacolare “3 Kings”, con il suo incedere proto thrash metal a metà strada fra gli Exodus di “Bounded by blood” e gli Heathen di “Breaking the silence”, che risulta essere una spanna sopra il resto degli altri brani. Beh, che dire di più?  Certamente a livello strutturale, le composizioni degli Emblema, non apportano niente di nuovo, ma come ho detto in altre occasioni, per essere grandi  non sempre bisogna essere degli innovativi, ascoltate “Kings of Evil”, e mi saprete dire. Bravi

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