Recensione: Kuebiko

Di Daniele D'Adamo - 28 Marzo 2016 - 18:42
Kuebiko
Band: Gloria Morti
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Potentiam cæli.

“Kuebiko”, quinta creatura dei finlandesi Gloria Morti, squarcia l’orizzonte dello spazio-tempo per liberare sulla Terra tutta la potenza del death metal.

Metallo liquido a ondate, flagello dei timpani, per sollevare marosi ciclopici nella mente, per devastare la stabilità del pensiero, per caracollare fra le rovine della psiche. Psyco e compagni, dopo un periodo di apprendistato di diciassette anni e quattro album (“Lifestream Corrosion” 2004; “Eryx”, 2008; “Anthems Of Annihilation”, 2010; “Lateral Constraint”, 2012) alle spalle, forgiano con “Kuebiko” l’arma perfetta. Mistura sublime fra black e death metal, con sotto-elementi di atmospheric, blackened e melodic, il platter disegna i contorni di un viaggio lungo e tortuoso all’interno dell’intelletto umano. Per toccarne le penisole psicotiche, gli arcipelaghi della pazzia, i promontori della paura, le pianure dell’allucinazione e le montagne della follia.

Le spaventose accelerazioni eiettate dai blast-beats Kauko Kuusisalo cozzano, deflagrano l’etere assieme allo smisurato muro di suono eretto dai monumentali riff delle chitarre di Juho Räihä e Aki Salonen, in alcuni momenti fautrici di aggressioni arcaiche, irresistibili, devastanti. Come l’erculeo main-riff dello sfascio totale che prende il nome di “The Foul Stench Of Vomiting Blood”, bestiale, feroce, definitivo attacco alla giugulare della ragione.

Il sound messo giù dal quintetto di Heinola a perturbare gli ordinari gradienti di pressione dell’atmosfera è ipnotico, annichilente. La sapiente mistura di generi e sotto-generi più sopra elencata fabbrica un suono praticamente unico, debordante carattere, pregno di personalità. Si vede e si sente, in sostanza, l’esperienza in materia da parte del combo australe, in grado di sostenere la propria indole e peculiarità con raggelante costanza, anche quando la furia degli elementi si placa per lasciare spazio a inserti meno veementi, più meditati (“Josef Fritzl”) anche se, occorre rimarcarlo, è durante gli istanti di massima spinta (“Syntymä”) che la musica dei Gloria Morti tocca vette di maestosa armonia, di travolgente melodia.

Song stellari, marcate a fuoco dall’antitetica e insana unione fra la schizofrenia incondizionata delle strofe e l’orecchiabilità dei refrain. Song come “Chimeral Form”, “Case No. 1102162” e “Gallows Built In Rows”, giusto per fare tre nomi. Song toccate dalla classe compositiva dei Nostri, dimensionalmente inconsueta in un campo così rarefatto e asfittico come quello del metallo più estremo, più deviato, più patologico. Ove, presumibilmente, la necessità di spingere quanto più possibile sul pedale dell’acceleratore smussa le propaggini più delicate del songwriting. In “Kuebiko” tutto questo non accade, anzi, prende via via vigore sino a giungere all’apoteosi con la suite finale “The Termination Of All Bonds”, mirabolante viaggio nel viaggio; indimenticabile sequenza di trasognanti melodie e di laceranti soli d’ascia. Tappa conclusiva della trasmigrazione delle anime che avviene con “Kuebiko” stesso.

I Gloria Morti, insomma, con “Kuebiko” mostrano che nulla è impossibile, se si possiede il quid assemblativo d’Euterpe. Anche in un campo iper-inflazionato come quello del death metal.

Grandi!

Daniele D’Adamo

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