Recensione: L’ombre et la lumière

Di Mauro Crivelli - 23 Agosto 2008 - 0:00
L’ombre et la lumière
Band: Manigance
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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76

La discografia dei Manigance può essere considerata estremamente particolare, se si considera che il loro vero capolavoro è rappresentato dal primo album, “Ange ou démon”, del 2002; seguono un EP, “Signe de vie” (già edito nel 2000 ma pubblicato in versione rimasterizzata nel 2003) di buon livello, un secondo studio album, “D’un autre sang”, del 2004, ben suonato ma non certamente entusiasmante, e un live a mio giudizio prematuro. La band francese arriva così al banco di prova con questa terza fatica, consapevole che un passo falso significherebbe una brusca frenata per la carriera.
L’ombre et la lumière” è sostanzialmente un album power, caratterizzato però dalla presenza di forti venature heavy che ne rendono più convincente e compatto il suono, e da frequenti parti strumentali che ne arricchiscono i contenuti. La svolta, quindi, rispetto al precedente album, è piuttosto netta: lo speed power di chiara ispirazione scandinava lascia il posto ad arrangiamenti più complessi, senza per questo appesantire l’ascolto.

L’opera si presenta da subito diretta e pungente: “Abysse” è una breve intro che ci introduce in “Envahisseur”, brano gradevole e di facile assimilazione, in cui il ritornello cadenzato ha il compito di “ipnotizzare” l’ascoltatore ed introdurlo nel nuovo sound della band. Il terzo brano, la title-track, è anche il pezzo di punta dell’intero disco, con Didier Delsaux (cantante e autore dei testi della band) che fornisce una prova convincente dietro al microfono e una parte centrale in cui Merle e Ramos (le chitarre) e Duffau (il bassista) danno vita ad un vero e proprio susseguirsi di assoli di chitarra e cavalcate di basso, che si rincorrono quasi a sfidarsi. “Prison dorée” è un buon mid-tempo che però non decolla, e qui arriviamo alla parte centrale del disco, sicuramente la più “difficile”. Con “Prédateur” si riacquista qualcosa in ritmo, ma non certo in originalità; ci troviamo di fronte ad un brano curato e ben arrangiato, che però lascia con l’amaro in bocca, sicuramente una buona idea non sfruttata appieno. “Sang millénarie” è invece con ogni probabilità il pezzo meno trascinante dell’album, inutilmente lungo e con un ritornello non all’altezza di quanto sentito finora, e non basta “Privilège” a risollevare la situazione, nonostante il buon riff di chitarra accompagnato da un drumming da capogiro. E’ con l’ottima ballata “La force des souvenirs” che si torna su alti livelli, con la voce di Delsaux a fare da cornice ad un’opera di tutto rispetto, impreziosita da virtuosismi tecnici e da un testo da brividi.
E qui arriviamo al punto cruciale del disco, i due pezzi che secondo me rappresentano meglio la nuova strada intrapresa dal gruppo francese: sia “Sentinelle” che “Miroir de la vie” sono ottimi esempi di come power e un filo di prog possano andare a braccetto senza stravolgere la struttura dei brani. Le atmosfere rimandano al loro primo lavoro, quell’“Ange ou démon” che li aveva lanciati nel panorama internazionale, ma le sonorità ci proiettano senza dubbio in una nuova direzione, più matura rispetto agli esordi.
Un’intro orientaleggiante ci spalanca le porte di “Esclave”, purtroppo altro brano senza mordente, dove una buona prova alle chitarre non basta a togliere l’idea che si tratti di uno “riempitivo”. “Labyrinthe” è invece un brano strumentale particolarmente curato, contraddistinto da repentini cambi di ritmo e melodia, quasi a seguire i passi frenetici e gli stati d’animo di un ipotetico visitatore di un labirinto. Nella versione giapponese è anche presente una gradevole versione live di “Horse la loi”, brano tratto da “D’un autre sang”.

Nel complesso, come emerge da quanto detto, alti e bassi (o, per parafrasare il titolo, luci e ombre) in questa ultima opera dei transalpini Manigance, sicuramente capaci di buone cose a livello stilistico e compositivo, ma anche di alcuni “giri a vuoto” che non fanno prendere il volo al disco.
Certo, la strada intrapresa da Delsaux e soci è senz’altro quella giusta, il sound sta maturando così come i testi e la struttura dei brani… quando si prova a cambiare, è inevitabile che si debba mettere in conto qualche passo falso. “L’ombre et la lumière” non ha nulla (o quasi) in comune con i precedenti lavori del gruppo, non conferma del tutto né delude le aspettative intorno alla band, semplicemente esplora nuovi orizzonti e getta le basi per quello che potrebbe essere il nuovo sound della compagine francese, ora più incline al progressive che in passato.
Disco consigliato a tutti gli amanti del power melodico, a chi vuole ascoltare qualcosa di onesto ma non banale e a chi ha curiosità di avvicinarsi ad un gruppo che ha nel cantato in francese uno dei suoi elementi di maggiore distinzione. Avanti così.

Tracklist:
01. Abysse 
02. Envahisseur 
03. L’ombre Et La Lumière 
04. Prison Dorée 
05. Prédateur 
06. Sang Millénaire 
07. Privilège 
08. La Force Des Souvenirs 
09. Sentinelle 
10. Miroir De La Vie 
11. Esclave 
12. Labyrinthe 
13. Hors La Loi (Live) (Japanese Bonus) 

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