Recensione: L’Ordure à l’état Pur

Di Marco Collareda - 7 Settembre 2012 - 0:00
L’Ordure à l’état Pur
Band: Peste Noire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
89

Pensavate di aver già sentito tutto? Niente di più sbagliato, specie quando si parla dei Peste Noire. Famine è tornato più folle, geniale e spaccone che mai.
I tempi dello spettacolare debut “La Sanie des Siècles – Panégyrique de la Dégénérescence” sono ormai lontani e lo si era già capito sia con “Folkfuck Folie“, sia con l’ultimo “Ballade cuntre lo Anemi Francor“. Seguendo le parole dello stesso frontman, il sound che caratterizzava il precedente lavoro si poteva etichettare come militant black ‘n roll; qui siamo al cospetto di una così svariata dose di contaminazioni e stranezze, che il tempo utilizzato per cercare di inquadrare l’opera entro schemi precostituiti andrebbe perso. Tempo che è invece preferibile dedicare alla totale immersione in questo bislacco paesaggio sonoro, che viene tratteggiato con la solita dissacrante crudezza dal Kommando. Che i nostri non avessero un rapporto idilliaco con tutto ciò che rappresenta la modernità e la società contemporanea era assai noto, così come l’antipatia nei confronti della Repubblica francese. La società odierna è tutt’altro che libera e sana, il mondo è allo sfascio; il vizio e la depravazione sono collaudati ideali, nonché uniche vie di fuga. Questo scenario è perfettamente rappresentato nella degenerata rivisitazione del dipinto “La Libertà che guida il popolo” di Eugene Delacroix, scelto dai Nostri come copertina di “L’Ordure à l’état Pur”.
Un sinistro ululato, che porta la mente a ulveriani madrigali, qualche semplice accordo e disturbanti rumori di sottofondo introducono il primo brano del disco, la stupefacente e folle “Casse, Pêches, Fractures et Traditions”. Il gruppo riprende il discorso iniziato con Ballade: sonorità black ‘n roll accompagnano lo scream grezzo e sgraziato di un Famine in ottima forma. Tutto d’un tratto ci si ritrova catapultati in un grottesco festival folk animato da strani figuri: fisarmoniche, organetti, trombe e altri ottoni accompagnano il nostro alticcio e molesto menestrello, che intrattiene la marmaglia a suon di rutti e imitando il verso di un galletto che ha perso la bussola. Non sfugge certo l’occasione, ancora una volta, di rimarcare il disprezzo verso la Repubblica:

                                                                                  “Je suis un fist dans le cul de Marianne

E poi via, tra incalzanti ritmiche black dalle tinte ska punk e deliranti versacci, che ci conducono verso “Cochon Carotte et les sœurs Crotte”.  Veniamo accolti da campionamenti techno-industrial, che non possono non lasciarci ancora una volta a bocca aperta. Lungi dall’essere sperimentazione fine a sé stessa, questa crea il clima ideale per mettere in scena la parodia dell’odierna cultura metropolitana, fatta di stereotipi, di violenze fisiche e non, dove il degrado morale la fa da padrone, tanto da permetterci di assistere ad un amplesso senza censure, tra grida e frustate. No BDSM no party! Un finale straniante e solenne ci conduce a “J’avais Rêvé du Nord”. Il caricatore viene inserito, uno sparo, seguono rumori metallici e sirene: siamo nel pieno di una guerriglia urbana. Famine, in un’ intervista di qualche anno fa, dichiarò di essere nato nel posto sbagliato al momento sbagliato e di essere cresciuto con l’odio verso la cultura mediterranea del sud-ovest della Francia, quanto di più distante ci possa essere da quella medievale della Francia del nord. La suite si snoda tra cambi di tempo, riff grezzi e ingannevoli intervalli di quiete, impreziositi dalla soave e morbida interpretazione di Audrey (ex Amesoeurs), la cui voce è accompagnata da soffici arpeggi acustici. Venti minuti di emozioni contrastanti, dove la noia non è di casa e che ci scortano verso il finale del disco. “Sale Famine Von Valfoutre” è, senza dubbio, la canzone che più strizza l’occhio ai precedenti lavori, la più tradizionale del lotto, per quanto si possa definire tradizionale una composizione dei Peste Noire. Da segnalare l’ottimo lavoro al basso del rientrante Indria che, coadiuvato dalla chitarra di Famine, intesse tetri grovigli, che riescono ad arricchire ulteriormente il pezzo. La condi hu abbandona i toni strafottenti che caratterizzavano le altre tracce, l’atmosfera si fa desolata, deprimente; malinconiche trame di violoncello introducono il testo, un sardonico elenco di disgrazie e malattie che hanno portato il mondo all’annichilimento:


“Syphilis, tétanos, hépatites, fusariose,
Fièvre jaune, chancre mou, infarctus, brucelloses,
Pneumonies, gonorrhées, aplasies, choléra,
Genre humain, malaria, di-arhhées, mokola…
Borrelia recurrentis, molluscum contagiosum,
MST, MTV, Loft Story, en gros zoom…”


Famine ed Audrey mescolano gangrena, sifilide, tetano e malaria con attuali fenomeni di massa come MTV e Grande Fratello. Citano tra le piaghe lo stesso genere umano, vittima e carnefice; tutto ciò che scaturisce dall’odierna società miete vittime come facevano le epidemie e le carestie molti secoli fa.


Giunti al termine di questo bizzarro viaggio mi sento di dare un solo consiglio: chi ama essere sorpreso non si faccia sfuggire L’Ordure à l’état Pur, troverà pane per i propri denti; chi non digerisce  le variazioni sul tema e aveva già storto il naso all’uscita del precedente Ballade può evitare di sprecare tempo, eviti questa release come la peste.
In realtà chiunque può darci un ascolto, era un modo per mettere le mani avanti ed evitare gli insulti dei puristi (io vi ho avvisati) e soprattutto per inserire quel tanto calzante quanto scontato gioco di parole.


Marco “Draconist” Collareda

Discutine sul forum nel topic relativo!

Line-up:
La sale Famine de Valfunde: vocals, guitars, guitars (acoustic), épinette des Vosges, lyrics
Sainte Audrey-Yolande de la Molteverge (Audrey Sylvain): vocals, dove imitation, soprano vocals
Vicomte Chtedire de Kroumpadis: drums, percussion
Le Indria: bass, fretless bass

Tracklist:

1. Casse, Pêches, Fractures et Traditions   10:48
2. Cochon Carotte et les sœurs Crotte   08:28
3. J’avais Rêvé du Nord   20:26
4. Sale Famine Von Valfoutre   11:32
5. La Condi Hu   09:09

Ultimi album di Peste Noire

Band: Peste Noire
Genere: Black 
Anno: 2013
80