Recensione: La grande guerre de l’épice

Di Stefano Santamaria - 30 Settembre 2017 - 0:00
La grande guerre de l’épice
Band: Nephren-Ka
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
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70

Trovandoci di fronte all’ultimo capitolo in studio dei francesi Nephren-Ka, al solo vedere il moniker della band, ci è balenato subito uno dei passati lavori degli statunitensi Nile: “Amongst the Catacombs of Nephren-Ka”. Tale senso di deja-vu viene poi pienamente confermato anche all’ascolto del full-length. Gli artisti sono debitori certamente dei maestri sopra citati, sparandoci addosso un death metal ferale e marcatamente tecnico, ancorato più al concetto old school del filone piuttosto che al mero thecnical

Ovviamente non stiamo parlando di suoni solamente marci e dall’acre odore di morte, perché le solizioni di stile ci sono. Vistosamente legati alle scena Usa, i francesi ci regalano brani poliedrici, senza attimi di pausa evidenti, mantenendo inalterato lo spirito genuino del death metal, senza disdegnare le atmosfere e la raffinatezza esecutiva.  Pezzi come ‘The Demise of Ix’ sono il fulgido esempio di come si possa restare fedeli a certe sonorità, inserendo però impasti di voci e strutture maggiormente vicine all’astrazione  di epic

Diciamo tranquillamente che “La grande guerre de l’épice” è un concentrato di quelle peculiarità care a chi cerca il perfetto punto di incontro tra l’esecuzione ed il più grezzo concetto di metal. Disco certamente maturo, il cui limite è la sensazione a tratti di deja-vu che, sin dal moniker della band, attraversa la nostra mente. 

Ascoltando approfonditamente il lavoro, ciò che apprezziamo di più è la voglia di restare ancorati a certi dettami di old school, senza però mai davvero riuscire a far sognare l’ascoltatore. Non parliamo di una mancanza di passione, ma di certo a lesinare è un po’ il coraggio di metterci un po’ più di proprio che faccia spiccare il volo ai Nephren-Ka.

Auspichiamo questo sia solo un momento di passaggio per trovare finalmente quella dimensione propria che, considerato le globali qualità dei musicisti, ci aspettiamo per il definitivo salto di qualità.

 

Stefano “Thiess” Santamaria

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