Recensione: La Nostra Vita

Di Heintz Zaccagnini - 29 Aprile 2017 - 19:27
La Nostra Vita
Band: Negazione
Etichetta:
Genere: Hardcore 
Anno: 2017
Nazione:
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95

A 25 anni dal loro scioglimento è un po’ difficile spiegare a qualcuno dai 35 anni in giù cosa siano stati i Negazione. L’ho già scritto altrove, per quanto nella scena hardcore italiana degli anni Ottanta ci fossero molti gruppi validi, a metà decennio quelli con la maggior reputazione erano Raw Power, Indigesti, CCM e Negazione. Tra l’84 e l’85 la scena aveva raggiunto un certo livello di maturità, parlando di band. Da un punto di vista strettamente musicale la metà del decennio è stata una linea discriminante, c’erano i gruppi che continuavano con il “rumble and clatter” con slogan urlati in italiano e c’era chi esprimeva una spiccata personalità. C’era chi saliva sul palco e faceva la sua cosa, e chi ci saliva e spaccava senza se e senza ma. Ovviamente i Negazione appartenevano a quest’ultima categoria.

Nella quaterna di band menzionate i Negazione avevano qualcosa in comune con i Raw Power, un poco di metallo nel loro background. Erano un gruppo della seconda generazione dell’hc italiano, venuto fuori da membri di Antistato e Quinto Braccio, nel 1983. Debuttano con “Mucchio Selvaggio”, split tape con i Declino, nel 1984: al Virus resta ancora poco (sarà sgomberato nell’estate di quell’anno), i Raw Power sono alla loro prima trasferta americana e registrano “Screams from the Gutter”. Quando esce il loro primo lp è il 1986, e nell’estate di quell’anno il Victor Charlie di Pisa viene sgomberato. Quindi i loro inizi sono contemporanei alla fase ascendente della scena hc italiana, e rispetto a Raw Power, Indigesti, CCM erano la band più giovane. Forse questo è stato uno dei fattori che li ha maggiormente proiettati verso le mutate condizioni della seconda metà degli anni 80, verso la convivenza con il metal. Già, il metallo: ai tempi mi dissero che gli capitava, nei primi anni, in sala prove, di fare “Princess of the Night” dei Saxon. Tax si offrì come sostituto pro tempore nei Jester Beast quando il loro primo chitarrista morì in un incidente. Ai Negazione piacevano gli Slayer,e i Metallica pure. Eppure ai miei orecchi quel che hanno inciso non è mai stato classificabile come crossover o come hardcore metalizzato.

“La Nostra Vita”, uscito su Contempo Records, è un box che contiene tutto quanto prodotto dai Negazione, nel formato originale: dalla cassetta “Mucchio Selvaggio” (senza i pezzi dei Declino) a “100%”, più un booklet di grande formato, un poster con una bella foto del gruppo dal vivo al CBGB nel 1990, e una t-shirt, riproduzione di quella del tour di “Little Dreamer”. Dopo il box, il tutto sarà riproposto singolarmente con cadenza mensile, in vinile e CD.

Che dire sulla discografia dei Negazione? Io sono sempre stato poco affezionato a quella degli esordi, compreso “Tutti Pazzi” che è divenuto uno dei brani dell’hc italiano più popolari in tutta Europa (il più popolare, forse?), e che conta innumerevoli cover tra cui pure una di Mike Patton.
“Condannati a morte nel vostro quieto vivere” è tra le loro cose forse meno considerate, ma per me una delle migliori, con “Cannibale” e il gran riff di “Incubo di Morte”. “Lo spirito continua” non ha bisogno di commenti, a trentuno anni dalla sua uscita non esibisce mezza traccia di ruga. “Little Dreamer”, “Behind The Door”, “Sempre In bilico” e “100%” seguono, e se non riescono ad eguagliare l’incredibile intensità de “Lo spirito” consegnarono alla storia altri capitoli memorabili del repertorio della band. 

I riff di Tax hanno sempre avuto come un marchio di fabbrica, li sentivi e capivi subito che erano suoi, suonassero più metal (“Little Dreamer”) o meno metal (“Lo spirito continua”). Metal sì o no, finirono per aprire al Monsters Of Rock del 1991, e senza pagare per salire sul palco, come era consuetudine per i gruppi italiani. Per qualcuno sono stati il gruppo hc più amato da una generazione di metallari italiani, forse più amati anche dei Raw Power, in Italia, a fine anni 80. La loro forza è sempre stata, oltre all’impatto, la mescola di musica e parole. Ed è precisamente questo che ritroverete nel cofanetto, assieme ad una documentazione fotografica che senz’altro riuscirà a rievocare qualcosa dell’atmosfera della scena hc italiana anni 80, e molto meglio di quanto potrei fare io.

 

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