Recensione: La Pelle Nella Luna

Di Damiano Fiamin - 23 Agosto 2012 - 0:00
La Pelle Nella Luna

Vi ricordate “I racconti del giullare cantore“? Beh, l’ultimo disco dei siciliani Fiaba uscì nell’ormai lontano 2005. Sette anni sono sicuramente tanti, anche per un gruppo che ci ha abituati ad intervalli di almeno un lustro tra un album e l’altro. Ovviamente il valore di una band non si misura dalla sua produttività, ma dalla qualità delle sue opere. Da questo punto di vista, Rubino e compagni non possono che essere promossi a pieni voti. Finora, tutti gli elementi che compongono la discografia del quartetto sono stati di livello elevatissimo, riscuotendo successo sia tra gli addetti ai lavori, sia tra il pubblico; la miscela di folk, metal e uno stile personalissimo e particolare di progressive rock rende le sonorità dei Fiaba immediatamente riconoscibili e ne definisce il marchio di fabbrica.
Queste sono le premesse. Ora è arrivato il momento di smettere di pensare al glorioso passato della band e di guardare il presente, per capire se quella che abbiamo tra le mani è una nuova gemma o se, come spesso accade, un lavoro opaco composto da un complesso che ha perso l’ispirazione dei tempi migliori.

La Pelle Nella Luna” racconta una storia, una narrazione che ha le sue radici nella tradizione popolare europea; non aspettatevi quindi le favolette da cartone animato con cui siete cresciuti fatte da diafane principesse e robusti condottieri che, tra una battuta arguta e una zuccherosa cedevolezza, cercano d’impressionare l’ascoltatore e di conquistare il suo plauso. L’intreccio che viene tessuto tra una traccia e l’altra è oscuro, cruento e non lascia troppo spazio alle false speranze. La gente non muore nel proprio letto circondata da nipotini affettuosi: la vita dell’uomo è una sofferenza continua che è meglio accettare con rassegnazione.
Protagonisti di questo racconto sono gli uomini e i licantropi, due comunità che convivono nello stesso luogo e che non hanno certo un rapporto idilliaco. Il disco è fondato interamente sulla contrapposizione tra queste due fazioni: mentre la prima parte ci mostra i sentimenti della popolazione di quello che appare come un piccolo villaggio di contadini impauriti dagli uomini-bestia, la seconda descrive con tratti precisi il punto di vista dei lupi. È affascinante lasciarsi guidare lungo il percorso conoscitivo proposto dalla band, il quale permette di raggiungere una nuova consapevolezza interpretando ed eliminando i preconcetti che appesantiscono le nostre menti.

In questo viaggio i lupi mannari, figli della foresta, sono un simbolo e rappresentano il diverso (e il timore) che entra a poco a poco dentro il nostro cuore. Traccia dopo traccia, scopriamo che le belve sanguinarie che immaginavamo hanno anch’esse dei sentimenti e che entrambi i gruppi si scontrano ormai per un motivo che nessuno ricorda. Con il trascorrere dei minuti cresce invece il sospetto che siano proprio gli esseri umani le vere bestie: la dicotomia viene esemplificata attraverso la descrizione di avvenimenti collegati e contrapposti: mentre i lupi, durante un assalto al villaggio, risparmiano i bambini e si accontentano di nutrirsi degli animali da cortile, i pastori non si fanno alcuno scrupolo ad annegare una cucciolata indifesa. La vita e la morte di umani e lupi hanno un valore diverso: mentre il capobranco arriva a farsi divorare per permettere il sostentamento della sua comunità, gli umani, accecati dal sospetto e dal terrore, non esitano a condannare e giustiziare sommariamente un proprio simile solo per il timore che possa essere un lupo.
Chi può dire cos’è giusto e cos’è sbagliato, a questo punto? Spunti di riflessione davvero interessanti, che ci spingono a ponderare le nostre azioni e ci fanno ricordare che il nostro punto di vista è spesso perfettibile: non per nulla sono proprio i bambini gli unici che, nel disco, sono in grado di avvicinarsi ai lupi. Nuovo elemento di simbolismo classico: gli “innocenti”, con la loro mente fresca e scevra da preconcetti riescono, con una certa dose d’incoscienza, a superare gli adulti e dar loro una lezione di vita. Il disco si chiude senza fornire una soluzione. Le basi per la riflessione sono state gettate, sta a voi costruirci qualcosa sopra.

Se la storia offre ottimi spunti di riflessione, Dal punto di vista musicale La Pelle Nella Luna ripaga abbondantemente le aspettative. I Fiaba riescono a creare atmosfere intriganti e i diversi strumenti concorrono a creare una struttura omogenea e solida. Rispetto agli album precedenti, è da apprezzare un miglioramento notevole nella qualità della registrazione, che finalmente rende giustizia a tutti gli esecutori. Fraseggi ritmati, a tratti decisamente pesanti per quanto riguarda le sonorità, si alternano a momenti di maggior respiro, forse un po’ più ripetitivi del necessario. Sebbene alcuni degli episodi siano meno incisivi e si abbia l’impressione che la musica diventi un mero accompagnamento alla narrazione, il livello complessivo è decisamente buono.
Permane una vaga sensazione di rammarico, perché ascoltando brani come Il patto coi lupi e All’Ombra Della Giustizia, si ha l’impressione che questo disco avrebbe potuto andare ben oltre, se fosse stato meno discontinuo. Nonostante questo però non abbiamo decisamente motivo di essere scontenti, poiché questo disco riesce comunque a soddisfare le nostre aspettative, ponendosi senza imbarazzo accanto ai suoi fratelli e lasciandoci ben sperare per il futuro. Se i precedenti album dei Fiaba vi erano piaciuti, non esitate: anche “La Pelle Nella Luna” riuscirà a farvi contenti. Altrimenti, potete accostarvi anche solo se siete alla ricerca di un disco di solido progressive, profondo e ben realizzato; non rimarrete certo delusi. Speriamo di poter ascoltare nuovamente i nostri entro tempi più ragionevoli e, se capita, di poterli ammirare nuovamente dal vivo. Per ingannare l’attesa, facciamo ripartire il disco…

Damiano “kewlar” Fiamin

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Tracce:
01. L’Inquisito
02. Le Due Nature
03. Il Povero Giacobbe
04. L’uomo E’ La Preda
05. Le Bestie Del Villaggio Di Ogre
06. La Piccola Greta
07. Il Patto Coi Lupi
08. Il Cerchio Della Morte
09. Morte Di Un Presunto Lupo Mannaro
10. All’ Ombra Della Giustizia

Formazione
Giuseppe Brancato (Voce)
Bruno Rubino (Batteria/Basso/Chitarre Acustiche/Cori)
Massimo Catena (Chitarra)
Carlo Bonfiglio (Chitarra)