Recensione: Labyrinth Of Truths

Di Alberto Biffi - 20 Ottobre 2010 - 0:00
Labyrinth Of Truths
Band: Soulspell
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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83

“Venghino siori e siore, venghino alla fiera dell’acuto e del cantato metal”.
Questa, è la prima cosa che (in modo palesemente malato, lo ammetto) mi è venuta in mente non appena inserito il cd nel mio lettore. Dubbioso, riguardo la cover di questo lavoro, scoprendo un dettaglio che mi era precedentemente e colpevolmente sfuggito. Il moniker esteso di questo (lo anticipo) ottimo disco è: Soulspell, “Labyrinth Of Truths – Heleno Vale’s Metal Opera”.

Ok, ora si spiega tutto.
Il nostro batterista brasiliano, alla stregua di una versione carioca di Tobias Sammet, ci propone una opera metal, alla quale, nemmeno a dirlo, partecipa una pletora di strumentisti e soprattutto singers blasonati.

Una copertina dai colori forti e freddi, in contrasto con il logo caldo e morbido nei caratteri, ci accoglie nel mondo di Vale, in cui i cantanti, interpretano i diversi personaggi caratterizzandoli con le loro capacità vocali, in un concept che parla d’emozioni umane e conflitti interiori, con un ragazzino come protagonista, Tobi, che vive esperienze diverse nei secoli, relazionandosi con poteri e misteri più grandi di lui…e di noi. Un ragazzo che si pone domande esistenzialistiche, si chiede se è un errore divino, o un miracolo, se ha uno scopo o è un semplice “incidente”.
Difficilissimo un esame traccia per traccia, in un disco dove la durata media di un brano si assesta sui sette minuti (è pur vero che stiamo parlando di un Opera, non certo di un progetto di facile ed immediata assimilazione), e dove la moltitudine d’artisti coinvolti concorre a continui e piacevolissimi cambi di atmosfera, in un vero e proprio dialogo tra splendide voci, supportate fortunatamente da un lavoro strumentale eccelso.

“The Entrance”, è la scontata, prevedibile ma comunque ottima intro strumentale, che ci accoglie in questo universo parallelo, aprendoci le porte ed invitandoci dolcemente ad entrare, palesando immediatamente gli intenti e le armi di Heleno: ottima produzione, mood magniloquente e classicheggiante, tecnica sopra le righe.
Il brano sfocia in modo naturale nella vera opening track: “The Labyrinth Of Truths”, in cui un approccio power metal, si evolve in rallentamenti, splendidi cori e soli di chitarra puliti nelle esecuzioni e tecnicamente degni di nota. L’accostamento musicale più facile e rapido, è quello con il power (ovviamente) brasiliano, dove violenza thrash, esecuzioni mirabili e gusto, sono le caratteristiche principali e distintive.

“Dark Prince’s Dawn” sottolinea e consolida l’idea e l’aroma che ci ha lasciato addosso il brano precedente. Una canzone che, personalmente mi evoca gli ormai dimenticati bolognesi Cydonia, per poi esplodere in palesi citazioni del “guardiano cieco”, del periodo “Imaginations From The Other Side”.
“Amon’s Fountain” viene eletta, a detta di chi vi sta umilmente scrivendo, come la canzone migliore del lotto.
Una intro soft, esplode in un coro letteralmente da pelle d’oca, che rifugge gli stilemi “crucchi” e da alcolisti da birreria, evocando davvero l’atmosfera di un Opera, in cui accelerazioni e riffing tipici dei sopracitati Blind Guardian, fanno da contrasto a scambi ed intrecci vocali da manuale, stratificazioni e arrangiamenti magniloquenti, mai stucchevoli od esagerati, sempre puntuali e funzionali.

Completamente e positivamente frastornati da tante voci, dalla capacità davvero strappa-applausi del batterista-compositore, di rendere il tutto scorrevole e coerente, approdiamo al primo mid-tempo del cd: “Into The Arc Of Time”, in cui i soli 2 minuti (sugli oltre 7 totali) finali, cantanti “a cappella” da una schiera di “rock star” , valgono l’ascolto.
“Adrift”, può considerarsi l’unico passo falso in un lavoro complessivamente omogeneo.
Una chitarra con un delay “sospetto”, ci introduce ad un brano assolutamente “U2 oriented”, impressione consolidata con l’ingresso della batteria, che si prodiga in un pattern decisamente mutuato da Larry Mullen.
Se non fosse per la voce femminile e per il solo hard rock/metal, ci troveremmo nelle orecchie un potenziale singolo per la band irlandese. In poche parole, un buon pezzo, ma totalmente fuori tema.

Il primo minuto di “The Verve”, ci racconta di Tori Amos, ci parla di musical, ci emoziona per il talento puro che trasuda dalle casse del nostro impianto hi-fi. Tutto in un solo minuto. (!)
Il pezzo evolve in un brano power, potente e di classe, che non può non riportarci alla memoria quel capolavoro che risponde al nome di “Temple Of Shadows”.
“Forest Of Icantus” è un altro brano tipicamente power sinfonico, strutturato e con velate ma piacevoli influenze folk.

Questo ottimo album termina sulla coda in fade-out dell’ultima traccia: “A Secret Compartment”, che conferma e suggella quanto di buono abbiamo compreso ed assorbito in questa avventura nei secoli.
Un lavoro ottimo, prodotto in modo magistrale, suonato e cantato in maniera sublime, dove le prestazioni dei singoli non sono mai atte ad esaltare il cameo di una star in particolare, ma concorrono alla riuscita di un Opera.

Il concept della saga poi, esulando dai classici stilemi fatti di draghi e spade, ci pone di fronte (nuovamente, per tutti) alle domande che da sempre ci siamo posti. Siamo il frutto del caso…o la nostra vita ha uno scopo?
Non so se l’ascolto di questo ottimo cd dei Soulspell, possa aiutarci nel comprendere il mistero per eccellenza, ma potremmo comunque ascoltarlo…mentre ci pensiamo. No?

Stra-consigliato.

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Tracklist:

01.   The Entrance
02.   The Labyrinth of Truths
03.   Dark Prince’s Dawn
04.   Amon’s Fountain
05..  Into the Arc of Time (Haamiah’s Fall)
06..  Adrift
07.   The Verve
08.   Forest of Incantus
09.   A Secret Compartment

Line Up

Voci:

Alex Voorhees (IMAGO MORTIS)
Carlos Zema (ex. OUTWORLD)
Daisa Munhoz (VANDROYA)
Dan Rubin (MAGICIAN)
Edu Falaschi (ANGRA)
Germán Pascual (ex. NARNIA)
Gui Antonioli (TIERRAMYSTICA)
Iuri Sanson (HIBRIA)
Jefferson Albert (CAVALIERI)
Jon Oliva (ex. SAVATAGE)
Leandro Caçoilo (ex. ETERNA)
Lucas Martins
Manuela Saggioro
Mário Pastore (PASTORE, ex. DELPHT)
Maurício Del Bianco
Nando Fernandes (ex. HANGAR)
Rafael Gubert (ex. AKASHIC)
Raphael Dantas (CARAVELLUS)
Tito Falaschi (ILLUSTRIA, ex. SYMBOLS)
Zak Stevens (ex. SAVATAGE)

Musicisti:

Heleno Vale – Batteria
Gabriel Magioni – Tastiere (DARKAGER)
Maurício Del Bianco – Tastiere
Tito Falaschi – Basso (ILLUSTRIA)
Fernando Giovannetti – Basso (AQUARIA)
Rodolfo Pagotto – Chitarra
Leandro Erba – Chitarra
Cleiton Carvalho – Chitarra

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