Recensione: Land Of The Crimson Dawn

Di - 5 Marzo 2012 - 0:00
Land Of The Crimson Dawn
Band: Freedom Call
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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73

Da sempre tacciati di essere più pop che heavy, gli alfieri dell’happy metal tornano sulla scena del delitto con il loro settimo sigillo in studio. Con una formazione rimaneggiata nel ruolo del batterista (Klaus Sperling subentra al dimissionario Dan Zimmermann), il quartetto dà alle stampe quello che potrebbe essere considerato il disco più pesante della propria carriera. Chris Bay e soci, infatti, inanellano un lavoro condensando tutte le differenti sfaccettature del loro sound, da quelle più melodiche e “zuccherose” fino a quelle più heavy e massicce. In mezzo a tutto ciò, va anche detto che non c’è spazio per nessuna ballad propriamente detta, il che pesa in maniera positiva sul giudizio dell’album, il quale risulta più compatto e privo di eventuali cali di tensione.

Idealmente Land Of The Crimson Dawn può dividersi in due parti: da un lato i brani ancorati al passato, fatti di grandi melodie con ritornelli spumeggianti e catchy, dall’altro i pezzi più oscuri ed epici, arricchiti da un riffing serrato e da una spruzzata di ruvidezza vocale. Due esempi appartenenti a quest’ultima categoria sono la quasi titletrack Crimson Dawn e Killer Gear, canzoni potenti e d’impatto con Chris Bay che si cimenta in parti vocali al limite del growl. Dall’altra parte Back Into The Land Of Light, Valley Of Kingdom e Space Legends sono classiche power metal songs in puro stile Freedom Call.
Nell’analisi del disco saltano all’orecchio anche pezzi più anthemici come, ad esempio, Rockstars, Sun In The Dark e Rockin’ Radio, quest’ultima orientata addirittura verso lidi facenti capo all’hard rock metallizzato degli anni ’80.

Alla fine degli oltre 60 minuti di ascolto, l’impressione è che i Freedom Call abbiano compiuto un leggero passo avanti improntando il nuovo album su coordinate parzialmente differenti rispetto al loro passato. Merito, forse, del nuovo arrivato, il quale fa parte dei My Darkest Hate, rispettabile death metal band tedesca? Non è compito nostro dirlo, anche perché il suo drumming non risulta essere particolarmente estremo. Eppure questo cambiamento deve aver portato una piccola ventata di freschezza nel processo di songwriting il quale, visti i buoni risultati, merita certo menzione d’onore.

Land Of The Crimson Dawn non è un lavoro che cambierà la storia del nostro genere musicale preferito, ma non è certo questo lo scopo che si sono proposti di conseguire i suoi autori. D’altronde non è nemmeno un disco che farà mutare opinione ai detrattori dei Freedom Call, quindi chi non è avvezzo alle sonorità del quartetto teutonico continuerà sicuramente sulla propria strada.
Chi, invece, ha sempre apprezzato la melodia incastonata da stacchi di puro heavy metal non potrà fare a meno del settimo disco di Chris Bay e soci, lavoro interessante, variegato e incarnante l’esatta essenza del power metal sound del 2012: potente, catchy e made in Germany.

Andrea Rodella

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Tracklist:
1 – Age Of The Phoenix
2 – Rockstars
3 – Crimson Dawn
4 – 66 Warriors
5 – Back Into The Land Of Light
6 – Sun In The Dark
7 – Hero on Video
8 – Valley Of Kingdom
9 – Killer Gear
10 – Rockin’ Radio
11 – Terra Liberty
12 – Eternity
13 – Space Legends
14 – Power And Glory

Durata: 64:25 min.

Lineup:
Chris Bay – Vocals & Guitar
Lars Rekkowitz – Guitar
Samy Saemann – Bass
Klaus Sperling – Drums

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