Recensione: Last Sunrise

Di Eugenio Giordano - 7 Febbraio 2004 - 0:00
Last Sunrise
Band: Shining Fury
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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64

Gli Shining Fury con il loro debutto “Last sunrise” riescono ad aggiudicarsi un contratto invidiabile con un colosso del metal mondiale come la Metal Blade tedesca, fino ad ora pochissime band italiane sono riuscite ad arrivare a questo risultato. Gli Shining Fury accolgono tra le loro fila personaggi di spicco del metal italiano, Francesco Neretti e Ross Lukather, rispettivamente cantante e batterista degli Athena e l’ex Eldritch Oleg Smirnoff in veste di tastierista ospite. Con queste credenziali sarebbe lecito aspettarsi un disco di grande spessore artistico, ma devo essere sincero, solo dopo ripetuti ascolti sono entrato in sintonia cone questo platter, tanto che all’inizio l’ho trovato veramente sterile e inconcludente. La mia non è una presa di posizione contro il power, chi mi conosce mi considera un power metallaro incallito, ma semplicemente gli Shining Fury mi sono sembrati poco ispirati a un primo ascolto. Col tempo ho rivalutato le mie opinioni a favore della band e devo ammettere che su questo disco ci sono alcuni brani davvero molto belli a fronte di altri poco riusciti. La produzione, una sorpresa in casa Metal Blade, non è perfetta, ci sono diversi aspetti che non condivido nel disco. In primo luogo la sezione ritmica, specialmente la batteria, mi è sembrata spesso poco curata sotto il profilo sonoro, gli Athena  con Ross Lukather avevano raggiunto livelli altissimi e mi aspettavo una continuazione di quanto ascoltato sull’ottimo “Twilight of days”. Seconda considerazione, molto più importante, la struttura compositiva di diverse canzoni finisce per risolversi in refrain melodici davvero troppo prevedibili, sotto questo profilo gli Shining Fury potevano aggiungere strutture maggiormente elaborate e ambiziose alla base di canzoni che risultano spesso troppo dipendenti dai canoni ormai triti del power metal italiano. Almeno sotto certi aspetti, le canzoni potevano essere più curate a livello compositivo, come hanno dimostrato di saper fare band come i Secret Sphere o i Vision Divine in modo da riuscire a generare una personalità artistica definita e indipendente dal resto della scena. La mia è una opinione costruttuva e non certo una critica, mi si può ribattere che strutture troppo articolate distolgono l’ascoltatore dal tiro dei brani ma io non sono di questa opinione, spero che la mia presa di posizione sia chiaro a chi legge. Sotto questo aspetto il disco incomincia male con due brani veramente poco ambiziosi come “Broken hopes” e “060501” che si presentano come composizioni povere di personalità, due tracce che possono essere sovrapposte completamente a quanto suonato da decine di altre band nel nostro paese. Il tono del disco cambia decisamente con “Sleepin coma” che dimostra quanto gli Shining Fury abbiano le capacità per costrure musica incisiva e raffinata, qui siamo al cospetto di un up tempo sorretto da chitarre dinamiche e incentrato su strutture ritmiche meno serrate e in definitiva molto più efficaci. La stessa sensazione viene confermata con la successiva “Snake’s game” una nuova prova di capacità della band, ritrovo il suono degli Eldritch meno complessi unito a un riffing molto convincente e il risultato è notevole. La title track mi rimanda con ancor maggiore convinzione alla ex-band di Oleg Smirnoff rivelando una capacità compositiva davvero invidiavile, lo stile del gruppo emerge nettamente in questo brano e finalmente il disco incomincia a macinare pezzi personali. Con “Memories” gli Shining Fury realizzano un particolare slow tempo che nasconde un’anima progressiva molto raffinata, mi sovvengono i Savatage ma anche i Dream Theater di “Through her eyes”, l’interpretazione vocale del pezzo merita massimo rispetto. La successiva “Speed of life” mi ha convinto meno rispetto alle precedenti anche se non si tratta di un brano sterile, forse avrebbe meritato uno sviluppo più elaborato. Molto ambiziosa e decisamente notevole “Declaration of a cheat” si rivela una delle migliori del disco, peccato averla relegata al fondo della track list, in questo brano il gruppo realizza una composizione matura e intelligente senza scadere in catalogazioni di sorta e mostrando la sua abilità tecnica. Più diretta ma ugualmente incisiva “Net love” rivela una sezione ritmica veramente competitiva, contrariamente a quanto ascoltato nelle prime tracce, qui gli Shining Fury mi sono parsi più convincenti ed espressivi. La cover dei Toto “Rosanna” ci riporta al 1982 e conclude piacevolmente il disco. Non sarebbe giusto negare la bravura dei Shining Fury, ma conoscendo la preparazione dei singoli elementi del gruppo mi sento di pretendere molto di più da questa band, questo esordio non rappresenta un passo falso ma molti aspetti devono essere analizzati e considerati in modo da consentire un definitiva evoluzione del sound del gruppo. Comunque un lavoro discreto.

1 Intro

2 Broken hopes

3 060501

4 Sleepin coma

5 Snake’s game

6 Last sunrise

7 Memories

8 Speed of life

9 Declaration of a cheat

10 Net love

11 Rosanna

  

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