Recensione: Latest Version of the Truth
Dopo l’esaurimento del contratto Emi, e una manciata di album, gli svedesi Mustasch rilasciano il mini Cd Parasite! nel maggio del 2006. Il buon successo che ne segue premette ai Nostri di approdare alla Regain Records e, sotto l’egida della stessa, far uscire Latest Version of the Truth in questo 2007.
I Mustasch, per l’occasione, si avvalgono del produttore Tobbe Lindell e della masterizzazione presso i Sony Music Studios di New York, da parte dell’impeccabile Vlado Meller (Audioslave, Metallica, Slayer). Ma non basta… il disco non è né carne né pesce, sempre a cavallo tra l’hard rock e l’heavy metal, con influenze che spaziano attraverso Faith No More, Dio, Ac/Dc, Soundgarden, The Cult.
Evidentemente virare dallo stoner rock del passato a questo tipo di sonorità ibride non ha portato bene al combo scandinavo. La voce di Ralf Gyllenhammar poi, troppo monocorde e mai veramente all’altezza, fa ulteriormente scendere le quotazioni di questo album. Paradossalmente i tour effettuati con giganti come Rose Tattoo e Motorhead non hanno portato bene ai Mustasch, contribuendo a confondere loro le idee sulla propria identità artistica.
Per carità, di energia ce n’è, ma spesso e volentieri è fine a se stessa e non al servizio del songwriting. Il lavoro ritmico delle chitarre si può apprezzare, il resto è da accantonare, inserti di archi compresi. All’interno della mezza delusione generale si salva ben poco: al di fuori dell’episodio slow Spreading the Worst e della vitaminiche The Heckler e Bring Me Everyone quanto rimane risulta ordinario, in alcuni casi addirittura stucchevole dopo pochi secondi.
Successivamente ai Pantheon anche gli osannati (in patria) Mustasch deludono le aspettative. Non è che sia il caso che in Svezia inizino a ripensare e rivedere i loro metri di giudizio?
Stefano “Steven Rich” Ricetti