Recensione: Lavatory Carnage

Di Stefano Santamaria - 4 Febbraio 2017 - 0:00
Lavatory Carnage
Band: Nekro Drunkz
Etichetta:
Genere: Grindcore 
Anno: 2016
Nazione:
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65

Sesso, gorgoglii gutturali gore e ciclo mestruale sono gli argomenti di cui, poeticamente, gli statunitensi Nekro Drunkz ci parlano. “Culturagrindcore allo stato puro per un progetto attivo dal 2007 e con alle spalle tre full-length ed una folta schiera di split con altre realtà underground.

Portando alla mente realtà quali Impetigo, Anal Blast e similari, seguono religiosamente le linee guida del filone. Rabbia sputata addosso, una bella dose di ironia e quel lascivo intento provocatorio, sono le punte di diamante per una band che non vuole certo inventare nulla.

Seni al vento, politically correct lasciato da parte e tanta strafottenza sonora diventano l’unica certezza se si vuole approcciare a Lavatory Carnage. Innesti death e thrash sono il luogo comune confermato dai Nekro Drunkz, la cui sbriciolante follia rantola ogni volta biascicando suoni corrosivi, ansimando armonie e vomitando goore.

Chiaramente se non apprezzavate il genere, gli argomenti trattati e lo humor tipicamente oxfordiano, potreste passare la mano. Se invece non vi piacciono i cavilli e la spocchiosa sciccheria avanguardista, qui vi sentirete a casa.  I pregi suddetti del full-lenght, sono anche i limite del medesimo. Va bene la spensieratezza e la totale mancanza di empatia, ma è altrettanto vero che di personalità non se ne intravede nemmeno l’ombra, e tutto si limita a seguire pedissequamente i comandamenti del grindcore.

Strutture deformate, e follemente rilasciate tra grugniti ed accelerazioni improvvise, sono ed erano il pane quotidiano di un filone che di ironia ed istinti primordiali ha fatto i propri cavalli di battaglia. Resta l’amaro in bocca per l’inesistenza di qualche idea propria o di un qualsivoglia elemento capace di far alzare la band dal liquame del genere. Non vogliamo però puntare alcun dito contro i Nekro Drunkz, il cui scopo ovviamente è ben altro, ed a conti fatti raggiungono il traguardo di creare quel caos ed a suscitare quella sana ironia che, troppo spesso, il “metallaro” ha smarrito.

Stefano “Thiess” Santamaria

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