Recensione: Legacy of Truth

Di Emanuele Calderone - 27 Febbraio 2012 - 0:00
Legacy of Truth
Band: Eskeype
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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67

Nati nella cittadina svizzera di Sion, gli Eskeype arrivano al traguardo del primo full-length nel 2010, autoproducendo “Legacy of Truth”. Il disco, ad un anno dalla sua pubblicazione, viene rilasciato nuovamente sul mercato grazie alla Heimathome Records.

Il quartetto ci propone un death metal melodico, arricchito da passaggi progressive e metalcore. Sebbene la proposta non brilli per originalità, bisogna ammettere che i ragazzi, a grandi linee, ci sanno fare: il lavoro si dimostra sufficientemente ispirato e solido, oltre che mediamente gradevole.
Da un punto di vista strutturale siamo al cospetto di un’opera articolata e complessa, che evidenzia le ottime abilità strumentali dei musicisti coinvolti; i ragazzi sfoderano una prestazione tecnica davvero convincente, che non mancherà di appassionare i fanatici del virtuosismo. A mettersi da subito in evidenza sono Julien e Valentine alle chitarre e Dario alla batteria: i primi due costruiscono un riffing raffinato e molto lavorato, il secondo tesse ritmiche variegate che contribuiscono a rendere la musica degli Eskeype più dinamica e avvincente. Nicolas mostra piena consapevolezza nei suoi mezzi, svolgendo un buon lavoro sia al basso che alla voce e non prestando il fianco a critiche; se proprio volessi trovare il pelo nell’uovo, ammetto di non aver apprezzato del tutto la voce pulita del cantante a causa di un timbro non troppo potente e ancora un poco acerbo.

L’intero lavoro si muove attorno alla storia dell’eroe di turno, Frost, che deve affrontare Arachno, l’acerrimo nemico a capo della tredicesima legione delle truppe di Salsidus. Queste hanno invaso la terra di Scartezia. Nelle prime quattro track, la storia ci è narrata tramite i sogni del protagonista che, in seguito a una battaglia, versa in stato comatoso. Proseguendo con l’intreccio, Frost riuscirà, grazie all’aiuto del suo popolo, a sconfiggere gli invasori, tornando ad impossessarsi del trono della sua Terra.

Addentrandoci nella tracklist, la prima impressione è quella di trovarsi davanti a un lavoro estremamente curato e professionale. La qualità di registrazione si attesta su livelli elevatissimi e contribuisce a rendere l’ascolto di “Legacy of Truth” ancor più gradevole.
Ponendo attenzione ai brani, si nota come gli svizzeri rielaborino con gusto le proprie influenze. Tra passaggi che ricordano da vicino il death ricco di dramma e pathos dei nostri Dark Lunacy, parti più vicine al melodic death nordeuropeo, trovate tipiche del technical death odierno e, non ultimi, momenti di chiara derivazione metalcore, l’opera scorre senza troppi intoppi.
Diviso in tredici canzoni, il cd regala degli spunti di notevole spessore artistico: basterebbe citare la cruda “Exposure of a Nation (Scartezia)”, piuttosto che la thrashy “The Deathmachine”, o ancora il toccante e breve strumentale “The Way of Silence”, per comprende le capacità del combo.
Lo stesso discorso si potrebbe teoricamente applicare a tutte le restanti tracce, che si attestano comunque su livelli qualitativi più che sufficienti. Più si va avanti con gli ascolti però, più ci si accorge di un problema piuttosto ingombrante: sebbene i pezzi singolarmente funzionino, d’altra parte è più che evidente come l’insieme non sia propriamente appagante, ma appaia fin troppo omogeneo. Si ha l’impressione che in taluni punti i musicisti perdano un poco la bussola, risultando ripetitivi; in questo senso la durata complessiva dell’album, prossima ai 55 minuti, non aiuta affatto. Una maggiore scrematura sarebbe stata indubbiamente utile all’economia dell’opera, che ne avrebbe guadagnato.

A incorniciare il full-length ci pensa un packing di pregevole fattura, degno di una grande casa discografica. Il cartonato  presenta una grafica assai curata; la cover, raccordandosi al concept, ci mostra due pianeti su uno sfondo totalmente nero e nella parte alta giganteggia il moniker del gruppo.

Siamo arrivati alle conclusioni ed è tempo, dunque, di tirare le somme. Gli Eskeype confezionano un disco gradevole che saprà accontentare svariati ascoltatori. Bisogna però ammettere che vi sono ancora numerosi aspetti da migliorare, primo su tutti il songwriting che necessita maggiore compattezza. I pochi punti d’ombra non pregiudicano comunque il voto finale che si attesta sopra la sufficienza.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Prologue
02- The Chronicle’s Origin (Part I)
03- The Chronicle’s Origin (Part II)
04- Dreamtime for a Basic Instinct
05- A New Beginning
06- Exposure of a Nation (Scartezia)
07- A New Reason to Live
08- A Night in the Unknown
09- The Number 0765
10- The Resurrection for the Ray of Light
11- The Way of Silence
12- The Deathmachine
13- The Survivors

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