Recensione: Legion Of Darkness

Di Fabio Gironi - 8 Dicembre 2003 - 0:00
Legion Of Darkness
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Anno: 2003
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91

I Legion Of Darkness sono una band proveniente dalla Sicilia [regione che si stà ultimamente distinguendo per la qualità delle proposte, almeno in campo black metal] nata sul finire del 2001 che -al suo secondo demo [dopo il precedente e limitatissimo “Hymns to Balsphemy”]- ci propone un black metal estremamente atmosferico che non disdegna alcuni intermezzi acustici, il tutto sulla scia di gruppi quali Graveland e primi Behemoth [come dichiarato dalla band stessa] e Negura Bunget.

Pur se di breve durata [18 minuti circa] il CD in questione ci offre uno spaccato più che sufficiente della direzione artistica del duo [Lord Inferos e Flagellum] dietro ai Legion Of Darkness e della qualità della loro proposta: un intro strumentale, una prima black metal song epica ed atmosferica, un intermezzo acustico ed una conclusiva e più lunga black metal song. A mio parere materiale più che sufficiente per valutare il valore di questo gruppo.

Bene, chiarite ora le linee generali, sento subito il bisogno di pronunciarmi apertamente su questo demo. Meraviglioso.
Non amo esternare troppo le mie opinioni personali in sede di recensione, ma nel caso di un gruppo emergente con le notevoli qualità che mostrano i Legion Of Darkness è davvero il caso di mettere subito tutte le carte in tavola.

Senza starvi a raccontare dell’azzeccatissimo riffing epico ed arioso che fa da struttura portante a tracce oscure e fredde  come “The Wood Stretched Inside Me” e “Ancient Pagan Rites” [non mi sento di anteporre l’una piuttosto che l’altra: sono entrambe veramente ottime, ben strutturate, mai ripetitive e dalla grande carica emozionale], o dell’ottima prova vocale del singer [e chitarrista] Lord Inferos, o della buona produzione [sporca si, con qualche minima pecca, ma che comunque non “ovatta” mai alcun suono e lascia tutto ben udibile], o della qualità dell’intro, dove le chitarre elettriche ed acustica si intrecciano in una melodia memorabile, vorrei piuttosto spostare l’attenzione di chi legge su quelle parole che troverete [se come consiglio vivamente vi procurerete questo demo] sul retrocopertina: “True Pagan Black Metal”.

Tralasciando, la [presumo voluta] assonaza con quel “True Norvegian Black Metal” di darkthroniana memoria, ed in fondo anche la stessa definizione di Black Metal, vorrei leggere autenticamente quel “pagan”. 
Cos’è “pagan”? Molti gruppi interpretano la cosa in modi diversi: testi paganeggianti per il ritorno alla terra e l’adorazioine della natura, melodie folk, strumenti tradizionali, estetica vichinga…

Certamente pagano [oltre alla sua chiara connotazione anticristiana, che rimane forse l’unica chiara nota distintiva del Black Metal tout court] singifica tradizionale, legato alle radici. E poteva una band siciliana, palermitana, inneggiare a Odino o alla razza ariana? [Pur se è vero che dovendo proprio fare discorsi razziali i siciliani di discendenza normanna sono forse più “ariani” di Bossi…].

No, ed infatti la cosa che mi ha colpito fin dal primo ascolto di questo CD è esattamente questa: la capacità da parte dei LOD, in particolare nei pezzi strumentali e negli stacchi acustici delle song stesse, di far trasparire le proprie origini “mediterranee” grazie ad un sapiente uso delle melodie, capaci di ricreare atmosfere malinconiche e una sensazione di solitudine ed isolamento.
Non sono sinceramente in grado di spiegarvi a parole come un pezzo acustico come “…And This Will Become Past” od un intro come “La Danza del Satiro” [con un titolo così non poteva essere diversamente] possa far trasparire l’origine sicula del gruppo, ma credetemi: è così. Allo stesso modo le due song “classiche” sono un folle volo d’uccello notturno su una terra piena di segreti quale è la Sicilia.
E cosa c’è di più “pagan” di questo se “pagan” significa saper valorizzare e portare avanti le proprie origini? Non serve essere norvegesi per essere “orgogliosi della propria terra e della propra storia”.
Anzi, con tutto il rispetto e l’ammirazione che ho nei confronti della Norvegia e degli ottimi gruppi che ha partorito, direi che la Sicilia ha alle sue spalle altrettanta “storia gloriosa” [se non di più] di cui essere fieri…

Questo è il vero “plusvalore” di questo demo e della band che lo ha composto su tante altre: oltre all’ottima ispirazione compositiva un contenuto emozionale sincero e sensato. Aldilà dell’estetica black metal, oggi tanto caratteristica quanto abusata, non è da tutti riuscire in un alchimia di suono ed emozione di tale qualità, in particolare se parliamo di un demo.

Spero sinceramente che la band riesca a trovare un contratto serio e che riesca, come annunciato nella bio, a registrare un primo full-lenght in uno studio professionale [magari con un batterista vero e proprio, concedetemi questo consiglio].
Se al secondo demo il risultato è già questo, del materiale nuovo e più curato forte di una produzione professionale potrebbe rivelarsi davvero qualcosa di memorabile.

 

1. La Danza Del Satiro
2. The Wood Stretched Inside Me
3. …And This Will Become Past
4. Ancient Pagan Rites

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