Recensione: Lemuria

Di Eugenio Giordano - 13 Giugno 2004 - 0:00
Lemuria
Band: Therion
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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78

Il genio musicale di Christofer Johnsson non ha confini, i Therion ci consegnano ben due dischi in studio per celebrare questo 2004 nel migliore dei modi. Questo primo “Lemuria” è probabilmente il più bel disco dei Therion dai tempi del capolavoro “Vovin”, a differenza del suo spettacolare predecessore “Lemuria” si dimostra un lavoro molto potente, graffiante e riesce finalmente a riconciliare i Therion con il loro oscuro passato ripercorrendo i canoni aggressivi del black metal degli esordi contaminati con le strutture sinfoniche del loro presente artistico.

La produzione di “Lemuria” è semplicemente eccezionale, il disco vive di una energia inarrestabile grazie a un sound di chitarra tagliente e dinamico. I cori fanno venire i brividi sulla schiena, si dimostrano sempre maestosi, eleganti ed enfatici. La band svedese punta su composizioni epiche che traggono nutrimento da una ossatura ritmica molto concreta ed essenziale. I Therion hanno abbandonato in parte le divagazioni compositive di platter sfarzosi e “barocchi” come “Theli” ritornando a una sobrietà di song writing veramente efficace e convincente. Con questa mossa intelligente i nostri svedesi sono riusciti a costruire pezzi eleganti e potenti che mantengono un appeal live innegabile. Dopo il deludente doppio live “Live in Midgard” credo si sentisse il bisogno di nuove canzoni dal mood diretto che forse nei recenti platter in studio della band erano mancate. Le parti vocali del nuovo “Lemuria” sono giocate su splendidi duetti tra voci liriche femminili e tenori maschili a cui si uniscono le parti in growling che mancavano da tempo nell’ensamble della band svedese. Dunque “Lemuria” sembra volersi porre come un lavoro aggressivo che piacerà senza dubbio agli amanti dei primi Therion senza deludere i seguaci più giovani della band svedese e coloro che non hanno mai sentito dischi come “Of darkness”. Quello che mi è piaciuto di più di questo disco è la naturalezza e l’ispirazione percepibile in ogni passaggio del cd, i Therion sembrano aver ritrovato la spontaneità che negli ultimi loro cd era un poco mancata.

Il disco si apre con la carica heavy metal di “Typhon”, un pezzo indistruttibile che si ispira vagamente ai Venom. Il refrain generato dal pezzo è travolgente e promette sfaceli in sede live, i Therion non scrivevano un brano con queste caratteristiche dai tempi di “The wings of the hydra” un vero must della band svedese. Il platter si sposta improvvisamente su territori epici con “Uthark Runa” dove le chitarre ritmiche creano un appeal oscuro e decisamente orientato verso i canoni classici del metal. A queste caratteristiche vanno unite le ottime linee vocali interpretate magistralmente dai coristi e l’impianto sinfonico posto ad arricchire l’arrangiamento del pezzo. Molto lineare nella sua struttura crescente “Three Ships of Berik Part 1: Calling To Arms And Fighting The Battle” ripropone il sound epico della precedente dimostrandosi ispirata e coinvolgente fin dal primo ascolto. La title track è un pezzo più ambizioso e si rivela elegante con li suo mood raffinato, qui i Therion dimostrano di essere dei maestri assoluti della scena europea, solo questo pezzo vale la spesa per l’intero platter. Il cd si incendia nuvamente con l’energia inarrestabile di “Quetzalcoatl” un pezzo giocato su ottime strutture ritmiche e su un saggio impiego delle chitarre alternate a splendidi refrain vocali. Il refrain corale di “An Arrow From The Sun” mi riporta a pezzi memorabili come “Seven secrets of the Sphynx” presente su “Deggial”, qui gli amanti del sound sinfonico dei Therion avranno di che gioire. Bella nella sua compattezza “Abraxas” ripropone lo stile diretto della opener aggiungendo una maggiore elaboratezza delle parti vocali, ormai appare evidente quanto questo nuovo “Lemuria” sia un disco memorabile. La successiva “Feuer Overtüre / Prometheus Entfesselt” viene affidata a una corposa ossatura chitarristica e nuovamente mostra i Therion a loro agio tra melodie epiche e spunti sinfonici di massimo pregio artistico concludendo nel migliore dei modi il disco.
 
Non ci sono dubbi in merito alla bontà di questo “Lemuria”, si tratta di un lavoro importante che pone ancora una volta i Therion al vertice della scena metal europea, credo che tutti voi sarete molto interessati a questo disco e sono sicuro che non rimarrete delusi dalla sua caratura sonora. Dopo una carriera di sacrifici e continue sfide contro i propri limiti questi svedesi sono arrivati a un livello artistico sconcertante.

1. Typhon 04:36
2. Uthark Runa 04:42
3. Three Ships of Berik Part 1: Calling To Arms And Fighting The Battle 03:20
4. Three Ships of Berik Part 2: Victory! 00:44
5. Lemuria 04:15
6. Quetzalcoatl 03:48
7. The Dreams of Swedenborg 04:58
8. An Arrow From The Sun 05:55
9. Abraxas 05:22
10. Feuer Overtüre / Prometheus Entfesselt 04:39

Il mistero di Lemuria e la Società Teosofica (a cura di Eugenio Giordano)

Il continente perduto di Lemuria venne per la prima volta studiato dallo scienziato M.P.L.Sclater intorno al 1850, costui ipotizzò che in epoche preistoriche esistesse un continente emerso nel cuore dell’oceano Indiano coincidente con le attuali Madagascar, Sumatra e Ceylon. La prova dell’esistenza di Lemuria derivava dall’osservazione in queste isole dell’oceano Indiano di un lemure comune, una scimmia antropomorfa, che viveva inizialmente sul continente quando era ancora emerso e che poi si sarebbe diffuso sulle isole dopoche questo continente venne sommerso dall’oceano. Secondo il naturalista Wallace che studiava i marsupiali il continente di Lemuria sarebbe esistito nell’oceano Pacifico tra la attuale Nuova Guinea, le isole Salomone, forse anche le Figji. Grazie a questo contiente emerso Wallace avrebbe spiegato il modo in cui i marsupiali raggiunsero l’Australia. La diatriba scientifica si incendiò negli anni precedenti al Congresso di Francoforte finchè alla discussione si aggiunse il geologo Haeckel il quale ammise che plausibilmente potesse essere esistito un “Ponte Contienetale” tra Africa, India e Australia nel periodo compreso tra il Permiano e il Nummolitico. Con l’avvento della teoria dei Ponti Continentali si rafforzò la possibilità dell’esistenza di Lemuria, tuttavia l’introduzione della teoria della Tettonica a Placche nel ventesimo secolo confutò le precedenti concezioni rimettendo in discussione la possibile scomparsa di Lemuria. In realtà la questione scientifica, che non giunse a negare completamente l’abissamento del continente perduto, si sovrappose alle considerazioni della nascente Società Teosofica Statunitense. La Teosofia si presenta come una ambiziosa associazione che si propone di sviluppare gli studi sulla culture e le conoscenze più antiche dei popoli, la Società Teosofica venne fondata dal Colonnello H.S. Olcott, costui era uno dei padri fondatori della nascente Costituzione Federale degli Stati Uniti. Secondo i Teosofici Lemuria ospitò la “Terza razza madre” e fu la culla del genere umano. Ho trovato questa citazione dal libro “Storia della Lemuria Sommersa” di W Scott Elliot che spiega a grandi linee la concezione dei Teosofici: “I corpi della prima razza madre, erano come giganteschi fantasmi, […] perché i loro corpi consistevano soltanto di materia astrale. Successivamente la prima razza madre venne dotata di un rivestimento più denso. I corpi della seconda razza madre erano definiti eterei e anch’essi erano invisibili alla vista. I corpi della terza razza madre finalmente solidi erano composti di gas, liquidi e materia. Le ossa erano molli come quelle dei bambini (infatti non potevano reggersi in piedi) e solo verso la metà della loro storia poterono godere di una struttura scheletrica più consistente. I lemuriani di questo periodo possedevano due occhi rudimentali davanti e uno dietro – detto terzo occhio o occhio astrale – corrispondente alla ghiandola pineale che serviva come centro della vista astrale e fisica. Verso la terza sotto-razza, il corpo gelatinoso dei lemuriani si solidificò ancor di più e divenne in seguito capace di tenere una struttura eretta e, grazie all’uso del terzo occhio e di una sporgenza nei talloni, di camminare avanti e indietro. Probabilmente verso la quinta sotto-razza si ha l’uomo lemuriano definitivo. Era alto dai tre metri e mezzo ai quattro metri e mezzo, aveva la pelle bruno giallastra, la mascella inferiore allungata, la faccia appiattita. Gli occhi piccoli, penetranti e distanti l’uno dall’altro, permettevano sia la vista in avanti che lateralmente, il terzo occhio dava la vista all’indietro. Al posto della fronte aveva un rotolo carnoso, la testa era inclinata all’indietro e le braccia erano sproporzionate rispetto alle nostre ed aveva mani e piedi enormi. Attorno alla testa aveva dei capelli corti ed era vestito con pelli. Nella mano sinistra teneva solitamente un bastone e nella destra conduceva con una corda una sorta di rettile simile al plesiosauro, quale aiuto per la caccia. La settima sotto-razza diede origine ad una razza superiore. Aveva sviluppato una sorta di fronte, la sporgenza dei talloni si era ridotta, la testa aveva una forma ad uovo ed era diminuita l’altezza e la grandezza delle membra. Questa fondò un’importante civiltà che durò migliaia di anni e dominò gran parte del continente di Lemuria”. Proseguendo nella lettura scopro che i lemuriani, dopo aver solidificato il loro corpo, hanno costruito capanne e armi di legno con le quali cacciavano i dinosauri e di difendefano da essi. I lemuriani giunsero alla settima sotto-razza e costruirono imponenti città megalitiche, secondo le teorie dei Teosofici una di queste grandi città sarebbe sorta presso l’attuale Isola di Pasqua, le statue antropomorfe che là si trovano sarebbero opera dei lemuriani. La Società Teosofica sostiene che i lemuriani sarebbero divenuti gli artefici della città di Atlantide riferita da Platone. Secondo la Società Teosofica i lemuriani adoravano il sole e giunsero a dominare un impero molto più vasto rispetto alle concezioni geografiche di Lemuria. La fine dei lemuriani è dovuta alle esalazioni di fumi nocivi dovuti a eurzioni vulcaniche, il contiente non venne sommerso d’improvviso in seguito a un cataclisma ma dopo la morte dei lemuriani sprofondò lentamente negli abissi lasciando solo isole sparse al suo posto. Il mistero di Lemuria ha interessato le migliori menti del secolo scorso e ancora oggi possiede un fascino innegabile. Esiste una Società Teosofica Italiana, potete trovare informazioni in merito presso questo sito www.teosofica.org  

 

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