Recensione: Letum

Di Pier Tomasinsig - 7 Settembre 2008 - 0:00
Letum
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Anno: 2008
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81

Si dice spesso di un disco che “cresce con gli ascolti”, luogo comune a dir poco abusato che però si attaglia piuttosto bene a questo secondo full-length dei Melencolia Estatica. E dire che non ci troviamo di fronte ad un album particolarmente ostico o complicato, almeno dal punto di vista compositivo-strutturale; semplicemente, questo “Letum” è un lavoro che nasconde in se più di quanto possa apparire ad un primo approccio, che va scoperto strato dopo strato man mano che ci si addentra nella lucida e raffinata trama sapientemente intessuta dai nostri.

Sarà meglio a questo punto chiarire di chi stiamo parlando, a beneficio di coloro che ancora non conoscessero questa validissima realtà nostrana. I Melencolia Estatica sono un giovane gruppo friulano formato nel 2004 da Melencolia (altresì nota come Climaxia), già chitarrista degli Absentia Lunae, con l’ausilio di Solitudo alla voce e Thorns alla batteria. La talentuosa band friulana aveva già fatto parlare bene di se all’interno del panorama underground italico con la pubblicazione, nel 2006, dell’omonimo album d’esordio “Melencolia Estatica”, opera che denotava una grande capacità espressiva ed una notevole maturità compositiva e rispetto alla quale questo “Letum” si pone in termini di ideale prosecuzione.

Per quanto riguarda il genere proposto dai nostri, l’etichetta sulla confezione di “Letum” reca la dicitura “For fans of early Katatonia and Agalloch”; indicazione di per se non sbagliata, ma che potrebbe risultare fuorviante qualora venisse intesa alla lettera. Il sound dei Melencolia Estatica infatti trova le proprie radici principalmente nel sano buon vecchio black metal di scuola norvegese, con più di un riferimento allo stile dei Taake. E dunque sapete cosa aspettarvi: muro di riff tendenzialmente scarni e taglienti, che sferzano l’ascoltatore con gelida ferocia, ma senza rinunciare all’onnipresente componente melodica. Su questa base di black metal a tratti anche molto violento i Melencolia Estatica innestano elementi che certamente possono riportare alla mente in qualche misura le due band prima citate: riuscitissime divagazioni melodiche dal sapore oscuro e malinconico, arpeggi dark freddi ed ipnotici, passaggi di chitarra talvolta decadenti e lamentosi, talvolta sognanti.

Niente di nuovo sotto il sole (o meglio tra le ombre) dunque? Si e no. Si indubbiamente, perchè questo genere di proposta si inserisce all’interno di un filone (quello del black metal con elementi dark, comunque lo vogliate chiamare) che specie negli ultimi anni sembra riscuotere molto successo, anche nella nostra penisola; in effetti, almeno nelle parti più rallentate, non è difficile riscontrare l’influenza dei mai troppo apprezzati Beatrik. Ma al tempo stesso la risposta è no, perchè i nostri reinterpretano un connubio ormai consueto in modo molto personale, non rinunciando all’aggressività e alla violenza (anche emotiva) della proposta e discostandosi inoltre dagli stilemi tipici del depressive.
Il punto è che i Melencolia Estatica fondamentalmente suonano black metal, ma è un black drammatico, crepuscolare e decadente, che non disdegna di indulgere, in taluni momenti, a suggestioni dal sapore epico. Per intenderci, quando parlo di elementi “epici” non voglio in alcun modo alludere a chorus esaltanti o a certi tronfi riffoni di facile presa. Mi riferisco piuttosto a quella grandeur di fondo che sembra pervadere tutto il disco e che emerge prepotentemente in taluni frangenti, come nella splendida ‘Letum V’, dando vita a linee melodiche intense e trascinanti, dove la melodia diviene un tutt’uno con la matrice black, ed è messa al servizio di una grande forza espressiva.

“Letum” è un album che vive di chiaroscuri, pervaso di drammaticità, di sensazioni notturne, ricco di soluzioni tanto semplici quanto eleganti, che si palesano gradualmente, ascolto dopo ascolto. Per questo ammonivo, all’inizio, a non sottovalutare questo disco considerandolo come uno dei tanti discreti prodotti che il genere quasi quotidianamente ci sottopone. I Melencolia Estatica (o meglio Climaxia, autrice unica del songwriting) si dimostrano parimenti abili nel sedurre l’ascoltatore e nel ferirlo. Mi viene in mente quel passaggio, alla fine di ‘Letum III’, dove Solitudo, autore di testi ermetici e introspettivi, declama più volte con voce straziata:

“Qui vi è la via del dolore, qui vi è la via del rimpianto
varcheremo allora il silenzio,
richiamati dall’imperioso canto?
Fluisca il sangue dagli occhi espiantati…”

Ultima nota di merito per l’ottimo lavoro alla batteria di Thorns, che fornisce ai pezzi un dinamismo non indifferente (dato il genere proposto), il quale rappresenta un ulteriore valore aggiunto ad un album già di per se veramente notevole, oltretutto ben prodotto e ben suonato. Che dire, se continueranno su questa strada i Melencolia Estatica hanno tutti i numeri per proporsi come una delle realtà black più valide ed interessanti a livello internazionale. ascoltare per credere.

Tracklist:

1. Letum I

2. Letum II

3. Letum III

4. Letum IV

5. Letum V

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Genere:
Anno: 2008
81