Recensione: Liar Flags

Di Alessandro Zaccarini - 26 Ottobre 2006 - 0:00
Liar Flags
Band: Runic
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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71

Spagnoli di nascita ma finlandesi nei modi e nei costumi, i Runic tornano sulla scena a un lustro di distanza dal loro debut ‘Awaiting the Sound of the Unavoidable’ con questo nuovo ‘Liar Flags’.

Prendete un pentolone – quello della cover di ‘Hin Vordende Sod og Sø’ va benissimo – e metteteci dentro tutto il panorama power-death orientato al pagan che riuscite a trovare nel vecchio continente. Mescolate con pazienza e attendete: ne uscirà il sound di questa band, una miscela che si rifà a tutta una serie di nomi più o meno noti tra quelli partoriti dalla prolifica scena del death melodico svedese. A questo tappeto i Runic aggiungono una certa dose di sapore epico grazie a passaggi lenti e cadenzati, cavalcate serrate di scuola scandinava e qualche riferimento sonoro al mondo nordico, come il risuonare dei corni. È negli inserti folk che talvolta esce il retaggio mediterraneo del loro sangue, come nei passaggi quasi rinascimentali dell’opener …when the Demons Ride o nelle atmosfere iniziali di Predecessor, mentre in To the Fallen Ones le armonie virano verso quella scuola russa Mithoyn-dipendente, in una visione musicale che valorizza ancora di più l’ottima prova vocale di Juan.

Vi metto subito in guardia dai paragoni che già so verranno osati contro ogni logica: qualcuno vi dirà che suonano come i Finntroll (figuriamoci se ora tutto quello che ha un minimo, vago sentore di nordico non viene paragonato a loro…), altri vi diranno che sembrano i Månegarm. Assolutamente no, se volete trovare un paragone azzeccato per questa band di Castellón dovete sicuramente guardare verso gli Ensiferum, a cui i Runic assomigliano più di ogni altro. Gli assoli sono affidati alle chitarre, violini e accordion sono inesistenti, mentre alle tastiere e alle orchestrazioni è affidata soltanto una parte secondaria, più per riempire il suono che per trainare le melodie. In Nau escono allo scoperto melodie di cornamusa, ma è solo una toccata è fuga.

Un disco piacevole, che unisce i pattern ritmici death metal alle melodie del power, proponendo una varietà musicale sicuramente sopra la media. Un punto di congiunzione tra il folk metal scandinavo e quello spagnolo, in un formato easy listening che sicuramente non deluderà neofiti in cerca di band non troppo ostiche e veterani che hanno mantenuto una certa passione per la melodia.

Tracklist:
1. …when the Demons Ride
2. Liar Flags
3. Last days of Aghrapur pt.I. – Ambush
4. Last days of Aghrapur pt.II. – Lost empire
5. Predecessor 
6. To the Fallen Ones 
7. Vs Myself 
8. Nau  
9. And a new Journey Begins

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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