Recensione: Life

Di Mauro Gelsomini - 1 Giugno 2003 - 0:00
Life
Band: Green
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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60

Ho ascoltato il debut dei fiorentini Green dopo averli visti dal vivo di spalla a Talisman, Glenn Hughes e Royal Hunt. A dire la verità la loro esibizione mi aveva tutt’altro che entusiasmato, avendola considerata fredda e fuori luogo in una serata fatta di classic metal tutto sudore ed energia. Il quartetto toscano si è presentato infatti con un’attitudine tutta intimista, a tratti vagamente post-grunge, sebbene il sound proposto fosse inequivocabilmente legato ad act come Giant e, a tratti, Pink Floyd.
Melodic rock mischiato a progressive (così vorrebbe lasciar intendere la promozione)? Non proprio. Di progressivo ho notato davvero poco, a parte qualche timida sperimentazione sonora, peraltro datata, concernente l’accostamento di synth, effetti ed atmosfere. Il tutto è praticamente necessario alla riuscita di un concept sulla vita quotidiana di un certo Mr. Kite, alle prese con le cose “semplici” ma importanti e profonde (l’amore in primis). Ciò potrebbe spiegare tutte le melodie sinuose, romantiche e country di questo “Life”, che quindi conferma la spiccata inclinazione spirituale di una band e dell’eroe della loro storia, in perenne contrasto tra il suo mondo interiore e la realtà che lo circonda: un sognatore, dunque, forse proprio come i suoi creatori, a cominciare dal chitarrista/cantante Fabrizio Pieraccini, invidiabile sia in veste di axeman, sia dietro al microfono. Soprattutto con la chitarra Fabrizio offre a sprazzi brevi ma travolgenti assaggi di melodic metal degno di questo nome. E’ il caso del solo di “The Storm Inside”, o del riffing assassino di “I Still Love…”, ma anche è notevole nell’arpeggio molto mediterraneo di “Escape”.
Alle tastiere troviamo Giovanni Fanfani, che duetta con Fabrizio in molti scambi, regalando spesso sensazioni alla Ayreon (ascoltare “The Storm Inside” per credere), mentre la sezione ritmica della band è affidata a Michele Fanfani (batteria) e Guido Melis (basso); loro è l’arduo compito di tradurre in cambi di tempo e di ritmo quanto di buono gli altri due membri costruiscono in fatto di atmosfere e melodie. Non certo trascendentali in questo senso le trovate dei due, e mi scuseranno i Green se ho considerato il paragone con i Rush, letto in sede di presentazione, a dir poco irriguardoso.
Mi ripeterò, ma intendo sottolineare il fatto che seppure io apprezzi molto il tentativo di musicare emozioni decisamente sentite, non posso esimermi dal rilevare un songwriting non proprio convincente, ne’ abbastanza coinvolgente per sfondare in un genere (il melodic metal) dal riscontro già abbastanza ovattato nel nostro paese.

Tracklist:

1.  The Wind Of Love
2.  Mr. Kite
3.  Conscience
4.  I Gotta Run
5.  The Work
6.  Escape
7.  Cycling In The Rain
8.  Sometimes
9.  All Is Ok
10. The Storm Inside
11. Can You Feel The World
12. I Still Love?
13. The Wind Of Love (reprise)

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