Recensione: Life is killing me

Di Eugenio Giordano - 29 Giugno 2003 - 0:00
Life is killing me
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Anno: 2003
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43

Recensione davvero difficile, questo “life is killing me” , nuovo parto dei New-Yorkesi Type o Negative, si presenta come un disco complesso da giudicare, la difficoltà risiede nell’inquadrare un preciso ordine artisitco alla base delle composizioni proposte dal gruppo in questa prova discografica. Conosciamo i precedenti del gruppo, lo stile personale dei Type o Negative attinge da varie fonti, partendo dai Black Sabbath, muovendosi verso il gothic degli anni ottanta, senza dimenticare il fascino delle melodie beatlesiane, il tutto spesso accostato a un riffing vicino al doom più oscuro e rallentato. Naturalmente non è facile suonare un genere ibrido e così ambizioso, con ispirazione ed estro i Type o Negative hanno composto gli ottimi “bloody kisses” e “october rust” in anni che ormai appaiono lontani, non solo cronologicamente, ma anche artisticamente. Echi dei primi passi del gruppo, del periodo di “the origin of all the feces”, sono a mio avviso molto presenti nella recente carriera dei nostri, il precedente e davvero pessimo “world coming down” ha riscoperto quel periodo rompendo bruscamente con la direzione intrapresa su “october rust”. Questa scelta aveva pesantemente segnato i giudizi della critica, almeno qui in Europa, i Type o Negative avrebbero tutti gli interessi a ritornare sui loro passi, a scrivere oggi un’altra “love you to death”, ma devo subito chiarire che questo non è successo con il nuovo “life is killing me”. Ho letto recensioni che paragonano “life is killing me” a “october rust”, non condivido minimamente questa considerazione, pure il confronto con “bloody kisses” è, a mio avviso, molto discutibile. Analizzando il nuovo disco, senza preoccuparmi del passato del gruppo, badando oggettivamente al valore artisitco del platter, considerando il talento del gruppo, devo ammettere di non aver trovato molto a cui appassionarmi e di non essere rismasto afascinato, come invece succedeva in passato, dalle soluzioni creative proposte. La sensazione narcotica e decadente del suono di “world coming down” non è stata abbandonata, anzi evoluta e in certi casi rielaborata, la composizione lascia dietro di se pesanti lacune e incoerenze in troppi brani, quella che per certi può essere percepita come ispirazione rientra sempre più nella mancanza di regia artistica e nella scelata di lasciare solo abbozzate molte soluzioni. Su “life is killing me” trovate veramente una vasta gamma di situazioni, in senso musicale, questo sconcerta l’ascoltatore in più frangenti, segno di una ecletticità artistica invidiabile da parte del gruppo, ma difficile da condividere in pieno. Si parte con una sorta di gothic punk diretto e fruibile nei refrain nella movimentata “I don’t wanna be me” o nella confusa “angry inch” che pongono i Type o Negative in ambienti ritmicamente sostenuti e velocizzati che non appartengono propriamente al loro stile. Affiorano tentativi di intrecci con il rock ipnotico e le psichedelie degli anni settanta, con influssi orientali, su brani poco ordinati e solo superficialmente conclusi come “less than zero” o la conclusiva e meno ispirata “the dream is dead”. Il grande limite di questo platter è di non incidere sull’ascoltatore, non rimane quasi nulla di questi settanta minuti abbondanti di musica, non rimangono le emozioni che i Type o Negative sapevano suscitare, non esistono le eleganti melodie, nemmeno il riffing buio e avvolgente che vibrava profondo è individuabile nei brani. Le canzoni d’amore, vere colonne portanti dell’arte dei nostri, sono a mio avviso latitanti, “how could she?” non convince e non trasporta minimamente i sentimenti, forse un uso maggiore delle tastiere, quasi subalterne su questo disco, avrebbe giovato alla riuscita del pezzo, lo stesso vale per “I like goils” troppo cruda e ostinata nel suo ritmico incedere. La title-track funziona bene sonoramente, ma non possiede certo l’eleganza e la classe dei brani storici del gruppo, anche “nettie” è un brano piacevolmente allungato e romantico, però dai Type o Negative è legittimo aspettarsi architetture più ambiziose nelle composizioni, lo stesso vale per la promettente e poco curata “anesthesia”. Sprecate letteralemte le ottime idee abbozzate su “a dish best served coldly” che poteva essere un brano storico se il senso delle melodie fosse stato più coltivato, anche la buona “(we were) electrocute” volutamente vicina allo stile di Lennon, ma decisamente oscura e afascinante poteva dare vita a un magistrale esempio di classe compositiva invece di essere solo un brano piacevole. Per me, seguo il gruppo dalle sue origini, questo platter non è altro se non un moderato tentativo di rialzarsi dopo aver toccato il fondo col precedente “world coming down”, tentativo troppo timido e non pienamente sostenuto dalla volontà degli stessi Type o Negative. Qualcuno di voi potrebbe non essere della mia opinione, ma questo “life is killing me” non riporta i Type o Negative ai loro livelli artisitici più raffinati, scopre invece una grave e preoccupante mancanza di sensibilità e sotto il profilo creativo svela una indiscutibile fragilità, orami non si tratta più di un singolo passo falso, di un isolato episodio discografico andato a vuoto.

1 thir13teen

2 I don’t wanna be me

3 less than zero

4 Todd’s ship gods

5 I like goils

6 a dish best served coldly

7 how could she?

8 life is killing me

9 Nettie

10 (we were) electrocute

11 IYDKMIGTHTKY

12 angry inch

13 anesthesia

14 drunk in Paris

15 the dream is dead

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