Recensione: Light Of A Dying Star

Di Alessandro Di Clemente - 9 Ottobre 2003 - 0:00
Light Of A Dying Star
Band: Angelize
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Angelize, duo – project, ad opera di Stefano Bologni e Filippo Oneda, i quali si avvalgono del supporto di ben sette  guest musicians. Il loro è goth metal di buona fattura che ricorda  da vicino bands come Nightwish, To/Die/For ma anche i nostrani Lacuna Coil, grazie soprattutto all’ uso delle vocals alternate female, male e growls. Che growls! una voce così profonda, piena…veramente bella.
La musica è impostata su un ottimo uso delle tastiere, supportate da una ritmica lineare. Il tutto a condire l’alternanza di voci. Le voci…forse sono la pecca più grave, secondo il mio modesto parere, non convincono appieno lelinee melodiche. Non in quanto a qualità delle armonizzazioni, degli arrangiamenti, piuttosto in alcuni punti si avverte la stonatura. Più che stonate le due voci pulite, non riescono a tenere la nota quando esplorano le note medio-alte. Non mi è piaciuto neanche troppo l’arrangiamento delle linee di chitarra distorta, complice, forse, la registrazione del cd, non esprimono troppo nè la pompa del metal nè tantomeno la tragicità del goth…avrei visto molto meglio un sound a là My Dying Bride di “The Angel And The Dark River”, ma questi sono giudizi personali. Di sicuro c’è che i nostri Angelize sanno scrivere belle canzoni, begli arrangiamenti e per essere un demo, quasi 30 minuti di musica per sei canzoni, direi un mini cd, è veramente ben fatto. I Close My Eyes (Part I&II) sono le mie preferite: intro atmosferico, simil – Amorphis di “Tuonela” che sfocia in un mid tempo molto My Dying Bride con armonizzazioni di chitarre che tessono uan melodia straziante per poi partire con la strofa arpeggiata e cantata pulita (rivedrei un po’ l’arpeggio, non troppo preciso). Molto bello lo stacco di classica, con un solo di pregevole fattura. Quando attacca la Part II i nostri si cimentanto in ambientazioni più pesanti con il growl in primo piano, davvero efficace. anche qui la chitarra viene un po’ inficiata dalla scelta dell’arrangiamento. Ritengo, anche se di buona fattura, un po’ troppo pretenzioso riproporre la cover degli U2 di “One” poichè, pur dimostrando una prova decisamente migliore rispetto alle precedenti canzoni, la voce non puo’ essere paragonata a quella di Bono. L’arrangiamento non è affatto male con una sterzata in favore della velocità nella seconda strofa. In definitiva una buona prova per una band che, credo, sia abbastanza giovane e che, se in mano ad un produttore degno di tale appellativo, potrebbe diventare una realtà convincente. Uno dei problemi di questo mini è il suono: mentre spiccano ben in evidenza sia le voci che le tastiere, purtroppo le chitarre, il basso e la batteria sono troppo in secondo piano. Sono da rivedere anche le linee di chitarra, in registrazione si deve stare attenti alla precisione con cui si suona, alcune sbavature saltano subito all’orecchio e da rivedere sono anche alcuni pezzi melodici/solos distorti che non mi hanno convinto più di tanto.
Forse sono stato troppo pignolo e critico nei confronti di questa band che, ripeto, vale.
Vale la pena ascoltarli, perchè hanno veramente buone idee, tante influenze: passano da un goth decadente ad un death al limite del doom, per poi risollevarsi con un power goth (a là To/Die/For per intenderci) e sfociare in un simil black sinfonico (passatemi il termine) in alcuni frangenti. Una nota di merito particolare va al packaging: un digipack professionale e un cover artwork suggestivo.
Bravi ma da rivedere. Il voto è anche sulla fiducia.

Track List:

1.Waiting For Him
2. The Land Of Dreams
3. I CLose My Eyes (Part I)
4. I CLose My Eyes (Part II)
5. One #19*
6. That Day I Will Rise

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