Recensione: Like A Phoenix

Di Marco Tripodi - 16 Ottobre 2016 - 8:00
Like A Phoenix
Band: Epic
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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55

Non ho molte informazioni a disposizione sugli Epic, ma quello che so è ciò che la band stessa dice di sé: un power quartet multietnico (Canada/U.S.A./Libano) dedito ad una miscela di hard rock e AOR, guidato da una leonessa tutta riccia rispondente al nome di Tanya Rizkala Agostine. Alla chitarra Mario Agostine, evidentemente marito (o fratello) della frontwoman. L’album è licenziato dalla Escape Music, etichetta che negli anni ha dato visibilità ad alcune piccole gemme dell’underground rock da non sottovalutare. Sperando di trovarmi di fronte magari ad un’altra di queste, mi sono approcciato volentieri al dischetto degli Epic, il cui monicker parrebbe anche evocare sonorità di una certa regalità e magniloquenza. E di esempi epicamente rock il firmamento elettrico non è stato parco, basti pensare a nomi quali Deep Purple, Rainbow, Uriah Heep, Magnum, Ten, etc.

Gli Epic si ascrivono “anni di esperienza internazionale” ed esibizioni in contesti di un certo rilievo (“large arenas”), “Like A Phoenix” è il loro album di debutto. L’incipit è interessante, “Love Will Find A Way” e la titletrack, poste in apertura, mettono in evidenza un sound elegante, arioso e abbastanza grintoso, che prende a modello riferimenti come Saraya, Headpins, Haven, Witness, Heart e Winger, anche se si nota da subito una produzione che ammorbidisce fin troppo il graffio di chitarra, basso e batteria. Al netto del comparto strumentale però, ciò che primariamente salta all’occhio (pardon… all’orecchio) è la voce della Rizkala. Il termine di paragone più immediato si chiama Cherilyn Sarkisian LaPierre – altrimenti nota come Cher – al punto tale che se vi fosse stato offerto di ascoltare l’album ad occhi chiusi, senza alcuna informazione sul nome della band, sareste tranquillamente potuti cadere nel tranello di avere per le mani un album inedito di Cher dei primi anni ’90 (suppergiù il suo periodo più rockettaro). Il gioco di sponda è impressionante, non nel senso che Tanya imiti pedissequamente Cher, ma da intendersi nella misura di un riconoscimento di grande statura e preziosità della sua timbrica e delle sue potenzialità. Che vi piaccia o meno quanto pubblicato da Cher (per altro incredibilmente eterogenea come produzione), la sua voce è qualcosa di enorme, una benedizione per chi ama ed apprezza la musica, a prescindere dai gusti e dai generi. 

La valutazione di “Like A Phoenix” si fa quindi difficoltosa, poiché l’album è come spaccato in due. Da una parte abbiamo il talento donato da Madre Natura alla vocalist, un assoluto valore aggiunto della proposta di questa band; dall’altra abbiamo il songwriting, le canzoni, oggettivamente non al livello della carismatica primadonna chiamata ad interpretarle. Tolti alcuni singoli episodi (i più energici, come i brani già citati, poi anche “All I Need” e “Nah Nah Nah”), interessanti ma comunque non stupefacenti, il disco nel suo complesso si rivela piuttosto modesto, privo di una personalità propria, a momenti anonimo, spesso e volentieri molle, senza nerbo. Nerbo che invece deriva tutto ed esclusivamente dalla prestazione intensa ed appassionata della Rizkala, la quale evidentemente non basta a tenere in piedi la baracca. Per quanto “Like A Phoenix” risulti raffinato ed aristocratico nelle atmosfere, non riesce comunque ad andare a segno, necessitando – a parer mio – di un maggior lavoro di focalizzazione e rifinitura delle partiture, di incisività nel processo di scrittura ed arrangiamento e di originalità delle composizioni.

Ad un ascolto distratto, in sottofondo, il lavoro degli Epic può risultare anche gradevole, ma ad un esame attento “Like A Phoenix” dimostra ancora significative mancanze che devono essere colmate se la band ha intenzione di competere ad armi pari con i colleghi più scafati e attrezzati in circolazione. Puntare tutto su Tanya Rizkala è un’arma a doppio taglio, poiché, se da un verso è vero che poche altre band possono vantare un’arma di tale calibro nel proprio arsenale, è altrettanto vero che produzioni discografiche come questo spuntato “Like A Phoenix” sono solitamente propedeutiche ad una carriera solista dell’unico reale elemento di valore in formazione.

Marco Tripodi

 

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