Recensione: Live at Budokan

Di Francesco Prussi - 14 Luglio 2002 - 0:00
Live at Budokan
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Anno: 2002
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74

Let’s go Fuckin Crazy: inizia così il nuovo live del Madman uscito in questi giorni. Dopo la non eccelsa prova di Down To Earth, di meno c’è che la rabbia di un tempo è sicuramente svanita lasciando un Ozzy più rilassato e intento a riciclare la sua immagine anche in sceneggiati televisivi (The Osbournes: che riprende la vita quotidiana di casa Ozzy), rifugiandosi così in territori più sicuri. Questo live ed il precedente disco sono la conferma di quanto detto in precedenza. Di più c’è invece ben poco. I pezzi sono quelli di sempre, la sua voce barcolla ma sarà stata ritoccata in studio: Ozzy non è mai stato un cantante eccelso ma rimane sempre un personaggio che emana un certo fascino. Con i Black Sabbath ha creato l’Heavy Metal con album ormai diventati leggendari, ed i suoi primi album da solista non sono da meno. Quand’ero adolescente ho sempre visto in lui l’immagine della rock star piena di eccessi e vizi che era contro tutti e tutto e questo aveva catturato la mia fantasia facendo diventare Ozzy uno dei miei preferiti in assoluto. Dalla storia del pipistrello cui morse la testa, ai moralisti che in America lo perseguitavano (P.M.R.C) e a mille altri aneddoti che contribuirono a creare una leggenda. Purtroppo a differenza di altri suoi colleghi Ozzy non riesce più a presentarsi in maniera coerente, complice sicuramente gli innumerevoli eccessi cui si è sottoposto durante gli anni, questo si ripercuote soprattutto sulle esibizioni dal vivo limitandone il rendimento: (al Gods Of Metal di Milano le “stecche” furono innumerevoli). Ozzmosis fu un buon album anche se qualche cedimento si sentiva. Il nuovo album in studio del 2001 fu accolto male dalla stampa, riciclando i cliché più classici del sound Ozzy con pezzi non molto riusciti. Ed ora un live che pur non essendo fondamentale è assai godibile, assumendo più la forma di un greatest hits piuttosto che quella di un live vero e proprio. Il primo pezzo è I Don’t Know che apre il concerto, l’esecuzione è perfetta e abbastanza trascinante ma è lo stesso Ozzy che sembra manchi di mordente. Segue That I Ever Had, da Down To Earth, che mi convince molto di più rispetto alla versione in studio, soprattutto grazie alla chitarra di Zakk Wilde rude e selvaggia. A ruota Believer con il suo andamento Sabbathiano per poi snodarsi nel suo mitico riff ,con un grande assolo del selvaggio Wilde, segue Junkie pezzo un po’ ruffiano con riff abbastanza moderno ma che comunque non riesce a convincermi molto. Dopo tocca alla mitica Mr Crowley in una versione non molta esaltante, anche se il suo fascino lo possiede sempre: ottimo è il solo di Zakk. Brano leggendario.
Il sesto pezzo è Gets me Trough sempre dall’ultimo album in studio: l’intro di piano e parte il riff cadenzato con Ozzy che recita le sue tipiche cantilene, la versione è molto più grezza e riesce a farmi muovere il piedino. Dopodiché è la volta della cadenzata No More Tears ad essere data in pasto al pubblico del Budokan in una versione abbastanza trascinante, I Don’ T Want To Change The World irrompe furiosa grazie sempre all’incontenibile Zakk autore di una prova eccezionale. A ruota parte la malinconica Road To Nowhere, mentre una versione abbastanza torrida di Crazy Train alza di nuovo i ritmi. Poi la ballad Mama, I’ m Coming Home mostra un Ozzy un pò scoppiatelo. La veloce Bark At The Moon e la leggendaria Paranoid chiudono quest’altalenante live, che nonostante tutto si lascia godere dall’inizio alla fine. La prova del chitarrista, dall’attitudine wild e crazy, Zakk Wilde è uno dei punti di forza del disco.

Comunque buon caro e vecchio Madman per me rimarrai sempre unico.

Tracklist:

1. I Don’t Know
2. That I Never Had
3. Believer
4. Junkie
5. Mr. Crowley
6. Gets Me Through
7. No More Tears
8. I Don’t Want to Change the World
9. Road to Nowhere
10. Crazy Train
11. Mama, I’m Coming Home
12. Bark at the Moon
13. Paranoid

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