Recensione: Live Beyond the Spheres

Di Luca Montini - 10 Luglio 2017 - 0:02
Live Beyond the Spheres
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2017
Nazione:
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80

“Now, as we speak
There’s a way, there’s a door
Come find us and join us
Come see it and feel it…”

 

Tornano sulla vetrina del negozio di dischi (o della vostra piattaforma online preferita, s’intende) i bardi di Krefeld, ma solo per un pantagruelico antipasto. Oltre a rapire per la bellissima cover art dal sapore retrò di Andrea Christen, che finalmente manda in aspettativa gli ormai prevedibili colori super saturi di Felipe Machado Franco, con “Live Beyond the Spheres” ci troviamo di fronte ad un ricchissimo live album, contenente ben 22 tracce per oltre due ore e mezza di musica, masterizzata su triplo CD o quattro vinili. Fatta esclusione per il misconosciuto “The Sacred Worlds and Songs Divine Tour 2010”, disco promosso da Metal Hammer e contenente appena 9 tracce, per ascoltare un live CD degno di nota dei Blind Guardian dobbiamo tornare allo storico “Live” del 2003, o forse al successivo, leggendario DVD “Imaginations Through the Looking Glass” (2004). I bardi, del resto, dal vivo sono sempre una garanzia; e come ogni fan che si rispetti ben sa, ogni loro discesa sul suolo italico è una grande festa, soprattutto nelle serate meneghine, come al “Battlefield Metal Festival” dello scorso 2 luglio. Il triplo CD contiene i brani registrati durante la prima parte del tour europeo di “Beyond the Red Mirror” (2015), successivamente selezionati dalla band tra centinaia di tracce suonate sui palchi del vecchio continente, Italia compresa. Come anticipato in apertura, “Live Beyond the Spheres” costituirà per alcuni anche un succoso antipasto al prossimo lavoro: il tanto annunciato ed atteso album orchestrale, un disco senza alcuno strumento elettrico, con solo l’orchestra e voce di Hansi – almeno a quanto dichiarato dallo stesso Marcus Siepen nella nostra recente intervista.

Anche a fronte di ripetuti ascolti, “Live Beyond the Spheres” non mostra alcuna debolezza particolarmente inficiante. La setlist è stata realizzata a regola d’arte, con un buon mix tra antico e moderno, tra brani veloci e momenti di ripresa, con un generoso spazio concesso ai meravigliosi cori del pubblico che si ripetono incessanti ad ogni concerto in brani come “Valhalla” (un vero inno ufficiale della band), “The Last Candle”, “And There Was Silence” e così via, senza dimenticare o tagliare neppure gli incitamenti tra un brano e l’altro, come gli “olè olè olè olè, guardian, guardian!”… il tutto per alimentare la sensazione di coinvolgimento tipica delle esibizioni dei tedeschi. La performance di Hansi al microfono è furente ed incisiva, come nell’agguerrita “Tanelorn” o in “Banish from Sanctuary”; salvo alcuni casi in cui non prova neppure a raggiungere le note più alte, il frontman riesce comunque a sorprendere per una grinta davvero notevole, nonostante il passare degli anni, ed una maturità ormai raggiunta nel controllo della propria voce. La produzione si dimostra all’altezza, con un ottimo lavoro in fase di missaggio e dei suoni ruvidi solo leggermente smussati, come si confà all’atmosfera battagliera dei live, con un grande risalto dato alle chitarre. Un po’ sottotono invece la batteria dell’ormai consolidato Frederik Ehmke.
I brani dei nuovo disco in setlist si difendono bene, anche se considerato l’importante apporto della componente orchestrale e corale di pezzi come l’opener “The Ninth Wave”, “Twilight of the Gods” o la suite “Wheel of Time” dal disco precedente non riescono a coprire tutte le sfumature dei rispettivi studio album. Poco importa, quando l’obiettivo decisamente centrato è quello di riprodurre fedelmente il sound della band dal vivo. Molto interessante la resa live di “Fly”, a mio avviso brano sottovalutato in un disco altrettanto sottovalutato come “A Twist in the Myth”, molto profonda anche la recentissima “Prophecies”. Nessuna sorpresa sulle ballad, del resto ci vorrebbe davvero troppo coraggio (alcuni direbbero autolesionismo) ad omettere brani immortali come “The Lord of the Rings”, “A Past and Future Secret” o l’intramontabile “The Bard’s Song”. A chiudere la festa, come da tradizione, il brano più celebre dei bardi: dalle terre di Arda tutti ad intonare le note (e l’assolo) di “Mirror Mirror”.

Un live album tutto da godere, insomma, un must-have per i fan del Blind Guardian, ma anche un piacevolissimo ritorno al passato per nostalgici, appassionati e curiosi, prima di tornare su lavori inediti e nella sempre più crescente attesa del disco orchestrale. La scelta di offrire una così vasta selezione di capolavori antichi e moderni in “Live Beyond the Spheres” si è rivelata indubbiamente vincente. Peccato non si sia optato anche per un più complesso (ma anche più costoso ed impegnativo per la band) live-DVD completo di scenografie ed effetti pirotecnici. Per non farsi mancar nulla, ad ogni modo, Nuclear Blast ha rilasciato su youtube diversi video live di discreta qualità per promuovere l’album. Live oltre le sfere promosso a pieni voti. Del resto il piacere di cantare a squarciagola in auto o in giro per casa le epiche melodie del guardiano cieco, memori dell’ultimo concerto dei bardi vissuto sotto il palco, è un’emozione che in tanti di voi conosceranno molto bene.
 

Luca “Montsteen” Montini
 

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