Recensione: Live In Armenia

Di Francesco Maraglino - 3 Novembre 2011 - 0:00
Live In Armenia
Band: Uriah Heep
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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82

Nel 2009 gli Uriah Heep, antichi leoni dell’Hard-rock, festeggiarono i loro quarant’anni di carriera con un album di remake d’alcuni loro classici, dall’inequivocabile titolo di “Celebration”. Seguì l’immancabile tournée, che toccò tra l’altro per la prima volta l’Armenia. Quale occasione migliore, questa, per registrare l’altrettanto immancabile album live? Ed, infatti, ecco arrivare suo mercato questo “Live in Armenia”, in confezione rappresentata da doppio CD più DVD.

La line-up presente in questa performance vede ormai quale unico reduce della formazione originale soltanto l’axeman Mick Box, e, sebbene chi abbia avuto modo d’apprezzare gli Uriah Heep ai tempi storici non possa non ripensare con rimpianto a giganteschi ex componenti della band come il povero singer David Byron od il magico tastierista Ken Hensley, e considerando che comunque la gran parte dei componenti attuali del combo inglese siano nel gruppo da qualche decennio e possano essere considerati membri “storici” a tutti gli effetti, va detto che l’ascolto di “Live in Armenia” dà l’impressione che, in quanto a tempra e grinta, i cambi di line-up non abbiano danneggiato la formazione, ma per certi versi abbiano contribuito probabilmente ad iniettare nei nostri eroi nuovi stimoli, nuove alchimie, nuova chimica.
E tutto sommato anche nuove idee, visto che poco prima di “Celebration” gli Uriah Heep avevano rilasciato quel “Wake The Sleeper”, qui ampiamente rappresentato, carico di tracce che certificano che gli Uriah sono tutt’altro che “bolliti” creativamente, dimostrando altresì che il gruppo è in grado di scrivere canzoni nuove di pregevole fattura, pur tenendo il timone del songwriting e degli arrangiamenti ben saldo su rotte stilistiche consolidate e caratterizzanti.

La prima parte del concerto armeno vede appunto la coraggiosa e vincente proposta dei brani più recenti e, in ogni modo, acclamati dalla critica e dal fedele pubblico, tutti tratti dal sopra citato full-length. Ecco scorrere dunque l’epica “Wake The Sleeper”, con il manico di Box sugli scudi, la più melodica “Overload”, con i tasti d’avorio dell’organo Hammond di Phil Lanzon a tirare le fila di un suono sempre aggressivo e solenne, la travolgente “Tears Of The World”, avvolta da vorticose spire d’organo e cori accattivanti e la marziale “What Kind Of God” (un poco nel solco di una “purpleinana” “Child in Time” e di una “July Morning”) nella quale si ergono magnificamente la voce di Bernie Shaw ed ancora l’organo e la chitarra, tessuto connettivo inconfondibile della band britannica.
Ma già tra questi brani di recente ed ottima fattura, si insinuano alcuni dei classici del passato: ecco dunque scorrere “Stealin’”, con quel suo flavour settantiano intriso di prog e hard e qui pure di rock opera, nonché con quell’organo, quelle chitarre e quel canto che rappresentano il marchio di fabbrica degli UH, ed ancora le immortali “Gypsy” e “Look At Yourself”, impetuose e turbinanti come non mai.
Man mano che la fine del concerto si avvicina, la riproposizione dei brani del glorioso passato s’intensifica, e “Live in Armenia” diventa un tripudio di classiconi da brivido come il vertiginoso rock’n’roll di “Easy Livin’”, il più disteso e lineare rock di “Sympathy”, la solenne “July Morning”, l’epica “Sunrise” ed infine la conclusiva ed emozionante “Lady In Black”, ballatona folk, acustica, oscura e incantata, cantata in coro dal pubblico.

Malgrado la nostra perplessità, sul piano generale, sull’utilità dell’attuale dilagare di album live, ci sentiamo di dare a “Live in Armenia” un voto pieno in quanto non solo conferma gli Uriah Heep come una vera e propria macchina da guerra live, ma anche perché, come si diceva più sopra, non si limita a ripropone per l’ennesima volta le solite dieci canzoni, come la maggior parte dei prodotti del genere, ma si azzarda a dare ampio risalto ed a testare dal vivo in maniera vincente anche i brani più recenti del loro repertorio, a testimonianza di una vena creativa tutt’altro che inaridita.

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Tracklist:

CD1:
01. Wake The Sleeper
02. Overload
03. Tears Of The World
04. Stealin’
05. Book Of Lies
06. Gypsy
07. Look At Yourself
08. What Kind Of God
09. Angels Walk With You
10. Shadow

CD2:
01. July Morning
02. Easy Livin’
03. Sunrise
04. Sympathy
05. Lady In Black

Line Up:

Bernie Shaw – voce
Mick Box – chitarra
Phil Lanzon – tastiere
Trevor Bolder – basso
Russell Gilbrook – batteria

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