Recensione: Live in Europe

Di rockhard - 27 Febbraio 2007 - 0:00
Live in Europe
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2006
Nazione:
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90

Carl Palmer inizia la sua carriera con i Crazy World of Arthur Brown, fu il fondatore nel 1969 degli Atomic Rooster e può essere considerato come uno dei più grandi esponenti del movimento progressive rock. In questo DVD live della durata di ottantasette minuti vengono riproposti alcuni tra i pezzi più famosi del gruppo che lo resero celebre nei ’70,  Emerson Lake and Palmer, il tutto adattato in versione più heavy, soprattutto grazie al supporto di validi musicisti come il bassista Dave Marks e Paul Bielatowicz, chitarrista diplomato alla Leeds College Of Music.
Si parte con una breve intro sulle note dell’opera “Orpheus in the Underworld” di Offenbach per poi entrare nel vivo del concerto con Peter Gunn, brano di Henry Mancini reso famoso dal film Blues Brothers: già da questo primo pezzo si può notare l’elevato livello tecnico dei due giovani musicisti che accompagnano Palmer. “Barbarian” fa tornare in mente la psichedelica atmosfera dei primi anni ’70, basata sulla costante ricerca di trame sonore di non facile fruibilità, cercando di sconcertare il pubblico con ardite combinazioni tra musica classica e rock, ma sicuramente di grande fascino. Si prosegue con “Hoedown”, grande successo ELP che non fa rimpiangere le sonorità del geniale Emerson grazie alla cura negli arrangiamenti e nell’esecuzione delle parti di chitarra. Assolutamente degne di nota anche “Enemy God” e “L.A. Nights” che creano un effetto magico e senza tempo con fasi che alternano sequenze di curve armoniche, momenti epici di alta intensità emotiva con ripetizioni di varie sequenze in giri ipnotici di rara suggestione. L’assolo di Bielatowicz è costituito da una prima parte introduttiva basata su una solida struttura melodica per poi arrivare all’esecuzione del medley basato su “Flight of the Bumblebee” di Rimsky-Korsakov, accennando anche a una versione in chiave rock di “Giant Steps” del grande John Coltrane. Dave Marks impressiona per la sua conoscenza dello strumento e riesce a creare un originale assolo che include una versione completamente inedita di “Message in a Bottle dei Police”.
“Bullfrog” e’ un brano scritto dallo stesso Palmer nel ’77 ai tempi di “Works Vol.II”, vengono provate altre tecnicissime sperimentazioni, al di là delle possibilità umane, che ammaliano l’ascoltatore. “Toccata” è tratto da “Brain Salad Surgery”, disco che riesce a creare un’atmosfera minacciosa, inquietante ed  anche in questo caso possiamo godere delle strutture complesse del brano di chiara memoria progressive. “Canario” è invece tratta da “Love Beach”, album degli ELP sicuramente di minore successo rispetto ai loro primi grandi lavori: trovo comunque la scelta di questa canzone particolarmente azzeccata soprattutto perchè in questa versione i fraseggi chitarristici di impostazione neoclassica rendono il brano molto brioso e attuale.
La maestosa suite di “Tarkus” viene riproposta in versione abbreviata (solo 6:32); ricca di tempi dispari, sarà sicuramente apprezzata oltre che dagli amanti del prog rock, anche da quella nutrita schiera di appassionati di chitarra shred ipertecnica. Infatti i cupi e apocalittici suoni del sintetizzatore moog della composizione originale datata 1971 vengono notevolmente modificati e adattati alla chitarra per  trovare nuova linfa vitale.
“Fanfare for the Common Man” permette di capire chiaramente il livello di preparazione di Marks, che duetta con Palmer in maniera egregia  esibendosi in vari fraseggi  tapping e slap di precisione assoluta. Sicuramente l’assolo di batteria e’ uno dei momenti più attesi dal pubblico, proprio per poter esaminare le incredibili abilità virtuosistiche di Palmer e senza dubbio non vengono tradite le aspettative dei numerosi presenti, grazie ad una performance che rasenta la perfezione. Viene riproposta anche “Carmina Burana” di Orff per deliziare anche i fini palati degli  estimatori di musica classica, originariamente un’opera monumentale caratterizzata da eccessi e cambiamenti che ne segnarono la forza e il limite al tempo stesso.
Le raffinate sonorità di “Trilogy”, tratta dall’ omonimo disco, ci conducono egregiamente verso la fine di un concerto che sarà considerato dagli appassionati come un nostalgico revival per ricordare una breve stagione musicale ormai lontana, caratterizzata da continue evoluzioni stilistiche come forse non ce ne saranno più; è un ritorno alla ragione e all’invenzione.

Tracklist:
1 – Intro music
2 – Peter Gunn
3 – Barbarian
4 – Hoedown
5 – Enemy god
6 – L.A. Nights
7 – Guitar medley (an adaptation of the Flight of the Bumble Bee)
8 – J section
9 – Bass solo
10 – Bullfrog
11 – Toccata
12 – Canario
13 – Tarkus
14 – Fanfare for the common man
15 – The drum solo
16 – Carmina Burana
17 – Trilogy (credits)

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