Recensione: Live The Life You’Ve Imagined

Di Orso Comellini - 1 Novembre 2011 - 0:00
Live The Life You’Ve Imagined
Band: Red Rose
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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72

I Red Rose sono una nuova interessante realtà nel vivace, ma di certo non affollato, panorama hard & heavy (e metal in generale) israeliano: scena storicamente non molto prolifica, che però negli ultimi anni sta vivendo il periodo di massimo splendore per merito di gruppi come Orphaned Land o Melechesh che rappresentano un po’ la punta di diamante dell’intero movimento. I quali, essendo riusciti a uscire dai confini nazionali, in un certo senso hanno spianato la strada alle nuove leve. Tuttavia, mentre questi ultimi hanno costruito la propria cerchia di fedelissimi con armonie dal flavour mediorientale, i Red Rose si rifanno a sonorità di marca europea (e in misura minore americana), attingendo dall’hard rock e dall’heavy, così come dalle melodie patinate e ricercate dell’AOR, del pomp rock o del prog. Deep Purple, Scorpions, Europe, Royal Hunt, Sonata Arctica, Dream Theater e così via, sono certamente tra le preferenze musicali dei Nostri.

A solo un anno di distanza dalla formazione si sono accasati proprio nel Vecchio Continente, presso l’etichetta italiana Bakerteam Records (nata recentemente da una costola della milanese Scarlet Records), con la quale danno alle stampe il primo full-length: “Live The Life You’ve Imagined”. A dispetto della giovane età dell’ensemble, come apprendiamo dalle liner notes che accompagnano il promo, provengono tutti da precedenti esperienze maturate in altre band, rassicurandoci così sulle loro capacità. Da parte sua, la label nostrana non si è risparmiata: s’è avvalsa dell’artista brasiliano Jobert Mello (Sabaton, Benedictum) per disegnare la bella copertina e ha messo a loro disposizione gli studi di registrazione danesi Jailhouse, coadiuvati dalle mani esperte di Tommy Hansen (Jorn, Helloween) a calibrare i suoni.

Si parte in maniera pomposa con “Turn Back The Time”, introdotta dalle tastiere di Deion Kristen a scandire vivacemente i tempi e poi condotta dai validi fraseggi di Elnur Aliev alla sei corde, ritornello catchy tipicamente AOR e soli precisi e curati. “Name On The Stone“ è caratterizzata da un roccioso riffing-work di matrice hard e da una linea vocale del buon Leve Laiter che ricorda molto l’inconfondibile stile di Klaus Meine degli Scorpions. Un confronto quantomeno scomodo in termini di classe e di personalità, specie nei refrain (in questo caso però dal piglio power), dal quale comunque Laiter non ne esce strapazzato. Certamente più melodica ma non edulcorata, “The Last Drop” (nella quale fa capolino anche il suono di un flauto) si distingue per la sua atmosfera evocativa e una certa malinconia di fondo pregna di solennità.

Il disco raggiunge il suo apice con “Gone With The Sunrise” e “Live The Life You’ve Imagined”, le tracce che più delle altre traggono ispirazione dalla musica progressiva. La prima, elaborata e dai potenti riff metallici, riporta alla mente certe soluzioni orientaleggianti dei Dream Theater (qualcuno ha detto “Caught In A Web”?) e permette di apprezzare appieno l’apporto della sezione ritmica, che qui non si limita a fare da accompagnamento a chitarra (convincente il solo suonato con il wah wah) e tastiera. Discorso simile anche per la title-track, nella quale i Red Rose esibiscono il giusto compromesso tra melodie accattivanti e passaggi tecnici, soprattutto nell’ispirata parte (prog) centrale impreziosita dai duelli solistici tra Aliev e Kristen.

Dopo il giro di boa, l’album cala leggermente d’intensità, anche se troviamo ancora qualche colpo di coda. “Dreamer” è la vera e propria ballad dell’album, che ha la pecca principale di suonare forse un po’ troppo come un qualcosa di sfruttato e già sentito, anche se bisogna riconoscere che Laiter sfoggia una prestazione davvero degna di nota (specie nella parte conclusiva). Rifferama e solo scuola Ritchie Blackmore (o Mick Box) e tastiere dal suono settantiano dell’organo Hammond, nella dinamica “Tough To Love”. Anch’essa tra i migliori episodi della release, grazie proprio alla grinta che sprigiona con i suoi ritmi sostenuti, fino a raggiungere il ritornello fatto apposta per essere cantato a squarciagola dal vivo, corna al cielo. Rimane solo la conclusiva e acustica “When The Sun Goes Down”, che sembra un po’ un tributo a “Under The Same Sun” (Scorpions, “Face The Heat”), comunque una canzone godibile che non cade nel plagio spudorato.

I Red Rose dimostrano di essere una band dalle buone prospettive, in grado d’imporsi in futuro se sapranno limare e aggiustare alcune incertezze derivanti da un pizzico d’inesperienza. “Live The Life You’ve Imagined”, quindi, è un debutto assai piacevole e, come evidenziato, fruibile da una fetta d’utenza trasversale che va dall’AOR all’heavy (e al power). Buona la prima.

Orso “Orso80” Comellini

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Track-list:
1. Turn Back The Time 4:29
2. Name On The Stone 4:09
3. The Last Drop 4:58
4. Gone With The Sunrise 4:09
5. Live The Life You’ve Imagined 4:12
6. Dreamer 5:22
7. Tough To Love 2:46
8. When The Sun Goes Down 2:41

All tracks 35 min. ca.

Line-up:
Leve Laiter – Vocals

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