Recensione: Living Crusher

Di Matteo Bovio - 24 Agosto 2004 - 0:00
Living Crusher
Band: Kautery
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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50

Una cosa è innegabile: i Kautery sono uno di quei gruppi che ha messo al primo posto, nella classifica delle proprie priorità, il superamento di ogni limite di violenza musicale. E in tale senso il demo proposto non va molto lontano dall’obiettivo. Ma a prevalere sono spesso i limiti, e con non poco dispiacere devo dare pure a questi il giusto risalto. Anche il più convinto sostenitore dell’intransigenza e dell’attitudine non può chiudere gli occhi davanti a certe carenze, che in questo caso vanno a fare da forte contrappeso a quel che di buono il gruppo ha messo in campo.

Suonare Thrash così estremo, “ricco si svisate Grindcore” (come da biografia), vuol dire fare un salto negli anni ’80 molto rischioso; affrontare un terreno su cui in pochi oggi hanno il coraggio di cimentarsi. Riesplorare, insomma, uno dei lati più violenti del Metal. La registrazione è il primo freno all’entusiasmante carisma del gruppo: troppo risalto alle frequenze alte della batteria e alla voce, che coprono quasi interamente il lavoro di chitarra. Ma anche scavando al di sotto del suono (ricordiamoci che siamo davanti a un demo) sono evidenti alcuni nei.

In certi casi il riffing è riduttivo e manca completamente di potenza; tutta la potenziale carica aggressiva viene dunque affidata al lavoro di batteria e voce, che purtroppo non bastano per coprire la carenza nel song-writing. Ne è un esempio “Calling Your Inner Self“, una delle tracce più lunghe del lavoro. Purtroppo a tratti anche la voce lascia perplessi: nello sforzo di imprimere una giusta potenza, viene meno qualsiasi peculiarità timbrica, e pare di ascoltare un continuo urlo. La cosa è evidente nella tiratissima opener, “Living Crusher“: una buona canzone, che meritava un po’ di cura in più in fase di realizzazione.

Episodi come l’opener appena citata, ma anche simpatiche sparate Grindcore (“Born To Drink“), sono armi che il gruppo nel futuro deve sfruttare al massimo. Una maggiore cura all’esecuzione, che non punti al 100% sull’attitudine, porterebbe sicuramente ad un miglioramento globale; è una richiesta che non è solo mia, soggettiva, ma anche parzialmente implicita nel genere proposto. Quando vengono affrontate le parti più Thrash (“Bone Shredder“) la precisione esecutiva non può che esaltare al massimo il risultato finale. Sempre da biografia leggo che Living Crusher mostra al meglio le potenzialità della band: io sono convinto che non sia così, e non aspetto che una conferma nel futuro. In bocca al lupo.
Matteo Bovio

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