Recensione: Long Lost Pride

Di Matteo Lasagni - 15 Giugno 2005 - 0:00
Long Lost Pride
Band: Imaginery
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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60

I semisconosciuti Imaginery rappresentano l’ambizioso progetto di Bob Katsionis, musicista greco d’indubbie qualità, già noto agli addetti ai lavori per alcune presenze di discreta rilevanza nel music business internazionale e per un paio di dischi solisti.

Long Lost Pride” è il secondo album della band, che si ispira, senza farne mistero, alla corrente power-prog-neoclassica di fine millennio, fra scorribande in doppia cassa ed episodi più rockettari. La formazione è chiaramente capitanata dal virtuoso ellenico che si diletta sia con la chitarra che con le tastiere, dimostrando in più di un’occasione di saperci fare davvero, mentre in fase canora viene proposta la timbrica ruvida di Bjorn Jannson, tecnicamente valido, ma forse un po’ troppo scomposto in certi frangenti. La sezione ritmica spinge abbastanza bene, anche se alcuni brani peccano di esplosività, e la produzione appena discreta sicuramente non aiuta il prodotto a decollare. Il sound è leggermente piatto e i suoni spesso poco limpidi, con un’eccessiva “sporcizia” di fondo che guasta un poco l’impatto generale. Il songwriting è sufficientemente complesso, tale da mantenere viva la mia attenzione per alcuni ascolti, ma in sostanza quello che rimane non è un granchè. A tenere in linea di galleggiamento questo platter ci pensano una manciata di buone songs e qualche spunto degno di nota, ma siamo ben lontani dal presentare gli Imaginery come autentica rivelazione del panorama mondiale.
Potrei segnalarvi l’iniziale “Hypnotized”, violenta sassata high-speed di buona classe, titolare di un chorus originale e di facile presa, oppure la rocciosa “Korozon”, che, grazie al tema portante di derivazione “Star Wars”, offre una sostanziosa dose di aggressività. Ma se proprio dovessi scegliere, le mie preferenze andrebbero senza ombra di dubbio a “No Other Way”, bella bordata in doppia cassa, ricca di cambi di tempo e cori saettanti, e soprattutto a “The Nightmare Of Kain”, altra fucilata di rara intensità su cui troneggia un superbo refrain, che personalmente incorono come momento migliore del cd. Per il resto possiamo scovare qualche sensazione positiva anche nell’hard rock molto canonico di “When All Is Gone” e nel rigido heavy metal di “Piece Of Mind”, rude ma efficace.

In fondo credo che “Long Lost Pride” non presenti le caratteristiche necessarie per girare nel vostro stereo molto a lungo. Alcuni pezzi piuttosto brillanti permettono al lavoro in questione di raggiungere la sufficienza, ma un songwriting non proprio stellare ed una produzione approssimativa non concedono spazio a lodi supplettive.

Tracklist:
01. Hypnotized
02. The Sign Of Today
03. When All Is Gone
04. The Nightmare Of Kain
05. Roughly Scratched But Alive
06. Korozon(The Lord Of Evil)
07. Peace Of Mind
08. Blind Eyes
09. No Other Way
10. In My Life

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