Recensione: Love at First Sting

Di Abbadon - 26 Gennaio 2003 - 0:00
Love at First Sting
Band: Scorpions
Etichetta:
Genere:
Anno: 1984
Nazione:
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92

1984, due anni dopo Blackout, le ormai superstar dell’ Hard Rock Mondiale venute dalla Germania, gli Scorpions, lanciano sul mercato il loro decimo album, il nono da studio, ovvero “Love at First Sting”, continuazione dei successi di “Lovedrive”, “Animal Magnetism” e del già citato “Blackout”. Il Cd fa subito il giro del mondo, riscuotendo una grandissima approvazione da parte degli estimatori del genere, parte dei quali reputa questo capolavoro il miglior album della band (il singolo di “Still Loving You”, nella sola Francia, vendette 1.7 milioni di copie).
Subito dopo l’uscita di Love at First Sting, gli Scorpions intraprendono un tour mondiale di pubblicizzazione del Cd, dal quale verrà estratto un live, il secondo della carriera del gruppo, e che sarebbe uscito sul mercato circa un anno dopo. Grandissimo lavoro, “Love at First Sting” è, come già accennato, uno dei migliori prodotti del compo tedesco, per alcuni addirittura il migliore (anche se io gli preferisco Blackout), e sicuramente uno di quelli con la qualità media delle singole tracce più alta in assoluto, in quanto a priori non mi viene in mente un pezzo che scarterei dall’album rispetto ad un’altro, “Same the Thrill” esclusa. Lo stile di questa fatica musicale è puro hard-rock molto tirato, infatti vi è presente una sola ballata, che tra l’altro chiude il Cd in maniera egregia. Il sound è ormai quello classico degli Scorpions, ovvero grande uso delle chitarre elettriche e ritmiche, batteria che essenzialmente da i tempi senza mai strafare, e basso che non si sente mai moltissimo, ma fa il suo lavoro a dovere. Inultile ricordare che la voce è sempre pulita, mantenuta su ottave abbastanza alte e soprattutto senza sbavature e stonature, che non sono esattamente il
pane di Klaus Meine, troppo sottovalutato da tanti.

L’album è composto da 9 tracce, delle quali almeno 4 sono da considerarsi classicissime della band (e che infatti vengono regolarmente incluse nei vari Best Of), ma anche le altre sono di tutto rispetto e meritevoli di essere ascoltate più e più volte. “Love at First Sting” si apre con l’ottima “Bad Boys Running Wild” che inizia con una schitarrata in discendendo seguita da un riff che già fa capire come sarà il seguito della canzone e di tutto il Cd, ovvero elettrizzante. Il pezzo prosegue crudo, quadrato, potente e a ritmo regolare (il titolo, “I ragazzi cattivi corrono selvaggi”, mai fu più azzeccato), con la elettrica sempre a fare la differenza sullo sfondo, regalando anche un gran bell’assolo al centro della canzone. Finita Bad boys attacca subito la intro di un’altra classicissima, una delle migliori song di sempre del gruppo, molto più maestosa della già bella canzone precedente. Naturalmente sto parlando dell’icona “Rock You Like an Hurricane”. Qui le chitarre sono meno presenti durante le strofe, nelle quali gli strumenti mantengono più che altro il ritmo, mentre infuriano durante tutto il resto della traccia, partendo dalla esaltante intro, passando per i refrain e arrivando ai tremendi assoli, il primo seguente al secondo ritornello e il secondo alla fine. Probabilmente Rock You Like an hurricane è la miglior “rocker” del Cd, ma la successiva “I’m Leaving You” non sfigura di certo. Pezzo molto veloce e “pulito” rispetto ai precedenti due, I’m Leaving you ha subito la chitarra elettrica a tenere il ritmo del pezzo (il motivo per cui la traccia risulta sonoramente più pulita), accompagnata da un basso che stavolta risulta sì molto in evidenza rispetto alle tracks precedenti. Forse il miglior pezzo del Cd per quanto riguarda l’intonazione fra la voce di Meine e la sonorità degli strumenti, che sembrano davvero fusi in un tutt’uno molto pregevole e gradevole. Molto ingannevole risulta essere “Coming Home”, l’ennesimo pezzo da 90 e song apertura di molti live, in quanto è tranquillissima e ricca di pathos per il circa il primo minuto e mezzo, per poi esplodere in un brano velocissimo, a livello di headbanging. L’assolo è tagliente e velocissimo, e sebbene la traccia non vari molto nel suo complesso non annoia nemmeno per un istante. In una parola, eccezionale. Molto più quadrata e ruvida sembra essere all’inizio la quinta song del Cd, ovvero “The Same Thrill”, ma dopo pochi secondi si viene subito smentiti, in quanto si sfocia subito in un altro headbanging.
La voce è più alta e urlata rispetto ai pezzi precedenti, ma non perde comunque il suo fascino, ma per il resto la song poteva essere pensata meglio, in quanto è sicuramente la peggiore del disco, pur non risultando orribile. Le chitarre vanno a ritmo sfrenato, seguite da una batteria più che convincente, ma nel complesso nulla di paragonabile alle tracks precedenti. Prima di descrivere le track avevo detto che “Love at First Sting” aveva almeno 4 classiche, ecco “Big City Nights” è sicuramente una di quelle. Veloce ma non velocissima, dotata però di una grande carica, Big City Nights riesce a trascinare in pieno l’ascoltatore grazie ai suoi riff controllati ma di grande effetto, e anche per merito di ottime sfumature melodiche fatte dalla solita eccezionale elettrica, davvero su di giri per tutto il Cd. Nella sua seplicità è di grande effetto anche il refrain, ciliegina sulla torta di un brano 5 stelle. Bella e sottovalutata è anche “As Soon as The Good Times Roll”, canzone che varia in sprazzi più lenti ed altri più accattivanti. Klaus Meine esibisce una voce non aggressiva, ma molto melodica, nelle strofe, per poi variare e diventare più diretto, ma comunque molto intonato, durante il solito, eccellente, ritornello. Unica pecca della canzone, l’assolo, poco distinguibile dal resto della track. Tono molto “militaresco” in apertura per la penultima track del platter, ovvero “Crossfire”, che mantiene il medesimo ritmo per tutta la sua durata, ma che nonostante ciò non sbava di una virgola. Molto buono il mix degli strumenti, che stavolta si sentono bene tutti quanti, con la voce, registrata quasi in modo corale. L’assolo anche qui non esce dagli schemi metrici della canzone, ma forse in un pezzo come Crossfire è meglio così. Come già detto prima, l’ultima traccia di Love at First Sting è una ballad, con la B maiuscola. Trattasi infatti della somma “Still Loving You”, pezzo romantico, dalla melodia dolce e allo stesso tempo decisa, con una lirica estremamente dolorosa e romantica nello stesso tempo. La canzone tecnicamente non esprime al massimo le capacità sonore della band, come normale per una ballad, ma dà emozioni vere, il cui effetto è assicurato senza possibilità di errore.

I 7 minuti di Still Loving You completano questo “Love at First Sting”, capolavoro della musica rock degli anni 80, capolavoro che probabilmente farà ricordare questa band agli appassionati del genere ancora per lungo tempo.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :

1) Bad Boys Running Wild
2) Rock You like an Hurricane
3) I’m Leaving You
4) Coming Home
5) The same Thrill
6) Big City Nights
7) As soon as the Good Times Roll
8) Crossfire
9) Still Loving You

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