Recensione: Love’s Burial Ground

Di Giuseppe Abazia - 6 Gennaio 2007 - 0:00
Love’s Burial Ground
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Anno: 2004
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85

Terzo full-length, terzo capolavoro per i Forgotten Tomb. La creatività di Herr Morbid sembra non arrestarsi mai, e dopo soltanto un anno da Springtime Depression (autentica pietra miliare di depressive black metal), i suoi Forgotten Tomb tornano sulle scene con un altro eccellente platter. Mentre nei precedenti album i Forgotten Tomb erano in realtà una one-man band composta unicamente da Herr Morbid (eccezion fatta per Wedebrand, session drummer in Springtime Depression), adesso ad affiancare il mastermind c’è una vera line-up composta da Razor SK alla chitarra, Algol al basso, Asher alla batteria e Nordvargr, famoso per il suo progetto MZ.412, agli effetti (quest’ultimo unitosi in pianta stabile alla band solo di recente). Il gruppo definisce il suo genere come “depressive and manipulating dark metal”: definizione che di primo acchito può sembrare un po’ pretenziosa, ma che ascoltando la proposta musicale si rivela essere quanto mai azzeccata e calzante. Il genere suonato dai Forgotten Tomb può essere definito come il punto d’incontro ideale fra black e doom: possiede la carica emotiva e malinconica tipica del doom, e le sonorità fredde, taglienti e marce del black metal. Il disco si presenta malato e controverso fin dalla copertina (parlo di quella non censurata, che si può vedere sul retro del booklet): una bambina che si punta una pistola alla bocca. Un’immagine molto forte, che sicuramente colpisce, e che dovrebbe dare un’idea del messaggio che Herr Morbid vuole comunicare attraverso la musica dei Forgotten Tomb: tutto è votato alla negatività più totale, alla glorificazione dell’autodistruzione, del nichilismo, dell’odio, della depressione, della disillusione. Non un solo spiraglio di luce, non una sola nota positiva in tutto l’album: sono pochi i gruppi capaci di comunicare queste emozioni in modo così diretto e intenso.

Lo stile di Love’s Burial Ground è più vicino al primo full-lenght Songs To Leave che non a Springtime Depression: lo si può notare immediatamente dallo screaming di Herr Morbid, che in questo album torna a somigliare vagamente a quello di Burzum, così come era già stato, appunto, nel primo album. Si è data anche più importanza alle parti soliste di chitarra, che non a quelle ritmiche che invece in Springtime Depression erano la vera colonna portante del suono. Maggiore spazio è stato dato alle influenze black metal che non a quelle doom: i tempi sono generalmente più veloci e meno cadenzati rispetto a Springtime Depression, ma non mancano comunque parti più lente e d’atmosfera. Tutte le canzoni sono molto lunghe, oscillando fra i 9 e i 13 minuti, eccezion fatta per l’ottava traccia (poco meno di 6 minuti) e per l’intro, l’intermezzo e l’outro ambient. Di alto livello anche la produzione, che mette in risalto ogni strumento (soprattutto il basso, perfettamente udibile e molto incisivo) donando al suono un’impronta assolutamente corposa e potente, al contempo senza perdere la sporcizia e la “caoticità” tipiche del black metal. Menzione particolare, infine, meritano i testi, carichi di un’intensità e di un’emotività uniche… parole in grado scuotere l’anima, di comunicare sensazioni, di esprimere emozioni, grazie anche alla lacerante interpretazione vocale di Herr Morbid.

La prima traccia è costituita dalla prima parte della trilogia di pezzi ambient composta da Nordvargr chiamata Malus Vivendi: il primo dei tre è un’intro che ci proietta in maniera soffusa, ma inquietante, nelle perverse atmosfere dell’album.
L’inizio vero e proprio è invece affidato a una delle canzoni più belle di tutto l’album, Kill Life: si inizia da un arpeggio oscuro, tuttavia calmo, che ben presto viene rotto da una potentissima deflagrazione di chitarre distorte, screams e blastbeats. Ma tutta questa violenza trova il proprio contraltare nel break acustico centrale, che lentamente si “costruisce” e aumenta di intensità, fondendosi con le chitarre elettriche, fino ad esplodere di nuovo in tutta la sua rabbia verso la fine.
Alone, la terza traccia, è il vero capolavoro di questo album: forte di melodie ispiratissime ed estremamente malinconiche, di un testo molto toccante, e di un’interpretazione vocale sentita e disperata come poche altre, questa canzone è sicuramente una delle più belle mai scritte da Herr Morbid… un vero e proprio viaggio emotivo attraverso i sentimenti negativi derivanti da eventi come l’abbandono e la perdita di qualcuno di importante (e colgo l’occasione per rimandare di nuovo alla lettura del bellissimo testo).
House of Nostalgia si apre con un dolce pianoforte, che progressivamente inasprisce le sue note per introdurre l’ingresso delle chitarre distorte; è la canzone più lenta dell’album, e forse anche la più perversa, grazie al contrasto degli stacchi acustici lenti e malinconici con i lamenti disperati e agonizzanti di Herr Morbid che vi si sovrappongono, capaci di creare atmosfere davvero evocative e tombali.
E’ quindi la volta di Malus Vivendi Part II, l’intermezzo ambient, che stempera un’atmosfera destinata immediatamente a tornare asfissiante con l’inizio della title-track, Love’s Burial Ground. La traccia parte subito violenta, subisce diversi rallentamenti lungo la sua durata, ma si mantiene generalmente su velocità piuttosto sostenute. Una curiosità: nel booklet è assente il testo di questa canzone, rappresentato solo da tre frasi da esso estratte.
Discorso simile per Slave to Negativity (un vero e proprio inno alla negatività, anche qui rimando alla lettura del testo): come sempre riuscitissimo il mix di cieca aggressività e di momenti più riflessivi e introspettivi, fra cui c’è da segnalare uno stacco acustico fra i più inquietanti e malinconici di tutto l’album.
L’ottava traccia, Forgotten Tomb MMIII, è un rifacimento di una delle canzoni storiche del gruppo, “Forgotten Tomb”, presente sul MCD di debutto Obscura Arcana Mortis: veloce e tirata dall’inizio alla fine, è la composizione che maggiormente mette in risalto le origini black metal puro dalle quali provengono i Forgotten Tomb.
Chiude l’album, infine, Malus Vivendi Part III, ultima parte della trilogia di pezzi ambient.

Con Love’s Burial Ground, i Forgotten Tomb sono riusciti a dare a Springtime Depression un degno successore, sfornando un album di altissimo livello, praticamente senza punti deboli, che risulta compatto, ispirato e di qualità costante per tutta la sua durata. Una delle migliori uscite di depressive black metal che abbia mai ascoltato, una prova della consolidata maturità artistica e compositiva del gruppo, un viaggio attraverso le emozioni più negative dell’animo umano: mi sento di poter definire Love’s Burial Ground, senza dubbio, un capolavoro.

Giuseppe Abazia

Tracklist:

1. Malus Vivendi Part I
2. Kill Life
3. Alone
4. House of Nostalgia
5. Malus Vivendi Part II
6. Love’s Burial Ground
7. Slave to Negativity
8. Forgotten Tomb MMIII
9. Malus Vivendi Part III

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