Recensione: Love Will Kill All

Di Alessandro Marrone - 11 Settembre 2018 - 15:30
Love Will Kill All
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2018
Nazione:
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63

Sono trascorsi 6 anni e dopo aver dato la band californiana per defunta, Schieppati & friends gettano nella mischia il nuovo “Love Will Kill All”. Il combo di Orange County, dall’ormai lontano 2001 ambasciatore del più puro metalcore a stelle e strisce, è tornato con un disco compatto e destinato a prendere residenza nel vostro lettore CD. Neanche 40 minuti di metal veloce, preciso e che alterna e incastra con comprovata esperienza strofe violente a ritornelli melodici che lasceranno a fatica il vostro cervello. Pensate che di 12 brani, soltanto uno (l’ultima traccia) supera i 4 minuti (e pure di una manciata di secondi). Ma se questo potrebbe dare adito ad un songwriting approssimativo, sappiate che siete sulla strada sbagliata. Certo, qualche idea in più non avrebbe di certo dato fastidio, ma la carica adrenalinica dell’album ne avrebbe risentito e del resto, perché allungare necessariamente una canzone, quando funziona ugualmente bene senza troppi fronzoli? C’è un rullo compressore alla batteria, ritmiche serrate ed un mixaggio che valorizza in egual misura il costante binomio che fa di questo tipo di metalcore, un genere tutto sommato easy listening.

Darkness, A Feeling I Know è l’intro che apre il disco, un coro accompagnato da un tappeto di organo che immette la prepotente Fade Into The Ash, diretta, letteralmente in your face e che si pone come uno dei brani più interessanti ed orecchiabili dell’intera fatica discografica. C’è un notevole utilizzo di tastiere e il “duello” tra violenze e melodia è la costante che rende l’intero album godibile, anche a chi solitamente predilige un metal meno “casinista”. End Us appare meno frenetica della canzone precedente, ma ne ricalca l’identità sonora, mentre con Cold World abbiamo un salto di qualità, nonostante appaia a tratti prevedibile. È cattiva ed ha vari cambi, esattamente come ci si aspetterebbe. Dead Eyes parte quasi alla Dimmu, poi cavalca (sempre un po’ alla Dimmu) ed entra in un ritornello che non è propriamente azzeccato, ma tiene banco, cosa che le successive Buried / No Friends / Set Me Free faticano un po’, a causa di strutture ripetitive e che riescono ad aggrapparsi ad un’ottima esecuzione, ma scorrendo troppo in fretta, lasciando poco una volta raggiunta la fine (No Friends, leggermente meglio delle altre due). Fortunatamente No One From Nowhere viaggia su tutt’altro binario, un riffing granitico, tastiere che accompagnano alla grande il bridge e una ferocia globale che ti fa essere felice di esser arrivato sin qui con l’ascolto. Il groove di Remains dice la sua, con Schieppati che sembra quasi omaggiare il Phil Anselmo dei tempi di “Far Beyond Driven”. Anche la successiva Slave è fenomenale, con parecchie idee e con la voglia di farvi rompere l’osso del collo a forza di headbanging selvaggio, ma i BT hanno lasciato il più bello per ultimo – Life – una traccia articolata e con un ritornello praticamente perfetto.

Tenete presente che non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, per cui io sono un umile mezzo di comunicazione ed il giudizio personale varia e non poco in base a chi indossa le cuffie e viene investito dalla furia sonora dei BT. Nel suo complesso l’album funziona bene e scorre via veloce (forse troppo), chiedendo quasi di essere riascoltato immediatamente, magari cogliendo qualche sfumatura che era passata inascoltata. A mio avviso si nota un pizzico di frenesia compositiva, una voglia di sviluppare le varie canzoni senza stare troppo a pensare ai dettagli, andando in alcuni casi a lasciare per strada qualche idea che avrebbe trasformato un pezzo valido in qualcosa di più. Love Will Kill All non vuole darti tregua, non ti lascia fiatare e ti scarica addosso tutti i suoi 12 colpi, ma una volta giunti alla fine, è un po’ come se ti avesse colpito di striscio, senza risultare letale. Un buon punto per ripartire e riprendere a fare del buon metalcore, non c’è dubbio, ma a dirla tutta il sound non è che sia stato snaturato rispetto a prima. Se siete affezionati alla band calcolate +5 sul voto finale, se non li avete mai sentiti andate prima a spulciare la loro discografia.

Brani chiave: Fade Into The Ash / No One From Nowhere / Life

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Genere:
Anno: 2008
80