Recensione: Lust in Space

Di Lucia Cal - 23 Novembre 2009 - 0:00
Lust in Space
Band: Gwar
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
58

Ladies and gentlemen,  preparatevi ad assistere ad uno spettacolo di pura follia  deeply politically uncorrect firmato da quelle bestie da palcoscenico conosciute al pubblico come Gwar. Immaginate litri di schiuma di lattice indurita per ricreare costumi grandiosi d’ispirazione horror e sci-fi, mescolati all’abitudine di sparare a zero su qualsiasi personaggio sia pubblicamente rilevante, appartenga esso alla scena politica o all’olimpo hollywoodiano; condite tutto con uno humor pesante e tematiche al limite della pudica decenza, infine  proiettate ogni cosa su uno sfondo musicale che spazia dall’heavy al thrash metal senza dimenticarsi di crogiolarsi nello sfoggio esagerato di stilemi shock rock.

Bene, adesso avrete una vaga idea della band che vede la luce nel lontano 1985 a Richmond  (Virginia) in seguito alla fusione di due differenti progetti. All’epoca Dave Murray Brockie (noto oggi come Oderus Urungus) era il vocalist dei Death Piggy, punk band con la quale si esibiva in uno spazio ricavato al Richmond Dairy, uno stabilimento in disuso gestito da hippies che affittavano l’area ad artisti d’ogni genere.  
Qui incontra Hunter Jackson (il quale si farà conoscere come Techno-Destructo / Scroda Moon) e Chuck Varga, che avevano in progetto un film intitolato “Scumdogs of the universe”  (guarda caso secondo album dei Gwar) con tanto di accessori di scena.
I Death Piggy cominciano ad esibirsi come openers di se stessi  indossando questi costumi al grido di “GWAARGGGH!!!” siparietto poi abbreviato in Gwar e il resto è storia.

Oggi, dopo infiniti cambi di line-up, si ripropongono con “Lust in Space”, undicesimo studio album per Metal Blade Records prodotto da Cory Smoot (nonché Flattus Maximus) e dalla stessa band. Anche in questa occasione non mancano di sfoggiare i noti travestimenti che coprono ben poco, lasciando loro la possibilità di impeciarsi attraverso bitumi e ceroni teatrali e di iniziare un nuovo capitolo dell’infinita polemica Gwar vs Society a cominciare dall’art work che prende di mira l’album “Love Gun”  dei Kiss parodiandone palesemente il contenuto.
L’album si presenta come una storyline continua creando una breve saga sci-fi, avente per protagonisti gli stessi Gwar: Oderus si ritrova in una condizione quasi disumana, circondato da una cruda realtà di degrado (“Bloodstained tomb, beer-cans, and piss”), quasi catapultato suo malgrado in una specie di bolgia infernale dalla quale cerca in qualunque modo di uscire senza dimenticare il solito humour (“If I can escape Earth, I swear I’ll quit crack”). I Gwar cercano dunque di sequestrare una nave spaziale Scumdog per lasciare la Terra, ma sul più bello l’arcinemico di turno, Cardinal Syn, ripiomba a minacciare tutto e tutti attraverso i suoi piani di folle distruzione. I nostri paladini non si perdono d’animo e setacciano il pianeta alla ricerca di Zog, vecchio comandante Scumdog che ai suoi tempi addestrò Oderus, l’unico che possa aiutarli in questo tremenda circostanza.
Peccato che nel frattempo Zog si sia impoverito riducendosi a lavavetri come i numerosi homeless suoi compagni di sventure. Nessun problema, Oderus gli riserva la dignitosa fine di essere polverizzato sotto i colpi dell’arma al plasma che porta con sé, e i nostri “eroi” riescono a sistemare tutti i fattacci e a lasciare la Terra con la raccomandazione di idolatrare sempre i nostri signori Gwar (“eat the rich / kill the poor / worship always / your masters GWAR!”).

Parliamoci chiaro: la prima volta che ho sentito tutto questo sono rimasta letteralmente di stucco. In quest’album scordatevi qualunque accenno a qualsivoglia morale eticamente decorosa e preparatevi ad essere sommersi da temi propinati come un elenco delle più turpi nefandezze vi vengano in mente: “Let us slay” o “Make a child cry” ne sono un esempio lampante.
Musicalmente ho potuto evincere dal calderone ribollente di tendenze che si inseguono e si rimescolano un sound sperimentale e tecnico, che non scorda influenze thrash ed heavy evolvendosi di continuo. Ho notato un buon intreccio di chitarre, mentre le percussioni sbalzano letteralmente fuori da qualunque schema predefinito, apparentemente senza controllo e intersecando con gli altri strumenti un interessante dialogo strumentale dal ritmo spezzato attraverso riprese piuttosto innovative dove riffing martellanti si ritagliano uno spazio mai sgradito.
Il risultato è un amalgama di sonorità e tendenze variegate, composto di cui però non sono riusciti a sciogliere certi grumi che pesano sul risultato finale, in particolare per quanto riguarda le vocals di Oderus Urungus, troppo acide per un lavoro che sembra essersi perso nella propria ricerca stilistica all’inseguimento di un’originalità cercata con troppa insistenza.
Troppo spesso non vi è coesione tra singer e apparato strumentale, infatti Oderus sembra intessere una performance che ricalca quella di uno showman intento a  predicare il proprio “sermone” sul palco. Poteva anche essere una intrigante novità come succede nella first track “Lust in Space”, invece l’album va a diluirsi in un ritmo che diventa monotono, alternando humour e volgarità fine a se stesse mentre il tutto scorre senza particolari sussulti cardiaci, complici anche refrain assillanti ripetuti con troppa insistenza (“Let us Slay” o “Metal Metal Land”).
I Gwar diventano così propugnatori e vittime di uno sperimentalismo forsennato e di quella voglia di creare sconcerto attraverso temi scabrosi e rivoltanti che rendono il soggetto dell’album meno chiaro nonostante una buona produzione alle spalle. Il tutto invece funzionerebbe perfettamente durante un’esibizione, cosa in cui i Gwar fanno di tutto meno che annoiare, dal dissacrare feticci dalle sembianze di noti personaggi politici a inondare il “bloodthirsty audience” con sangue finto e frattaglie manipolando una folla letteralmente in delirio. Questi perfetti ingranaggi dello showbiz perdono gran parte del loro magnetismo senza performance live, perché “Lust in Space” si presenta come “An outer-space orgy with freaks of all races”: perde il suo senso se non viene vissuta.

Lucia Cal

Discutine sul forum nel topic relativo.


Tracklist:
1. Lust in Space    
2. Let Us Slay * MySpace *
3. Damnation Under God    
4. The UberKlaw     
5. Lords and Masters    
6. Metal Metal Land     
7. The Price of Peace (Vocals by Beefcake the Mighty)    
8. Where Is Zog?    
9. Make a Child Cry    
10. Release the Flies (Vocals by Flattus Maximus)    
11. Parting Shot     
12. GWARnography (Bonus track)    

Line up:
Dave Brockie (Oderus Urungus) – lead vocals
Cory Smoot (Flattus Maximus) – lead guitar, backing vocals, lead vocals on “Release the Flies”
Mike Derks (Balsac the Jaws of Death) – rhythm guitar, backing vocals
Casey Orr (Beefcake the Mighty) – bass, backing vocals, lead vocals on “The Price of Peace”
Brad Roberts (Jizmak Da Gusha) – drums, percussion

Ultimi album di Gwar

Band: Gwar
Genere: Thrash 
Anno: 2013
50
Band: Gwar
Genere:
Anno: 2009
58