Recensione: Machines Of Grace

Di Massimo Ecchili - 19 Luglio 2010 - 0:00
Machines Of Grace
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Anno: 2009
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76

Ogni volta che la voce di Zak Stevens esce da un qualche altoparlante il primo sentimento che si prova è la malinconia. Il singer di Tampa è stato uno dei protagonisti di quei quattro capolavori targati Savatage che vanno da Edge Of Thorns a The Wake Of Magellan, un poker d’assi nella storia dell’heavy metal che non teme confronti; il suo cantato potente e melodico sarà sempre ricordato per quei dischi, piaccia o meno. Negli ultimi due di questi dietro le pelli sedeva Jeff Plate, e a malinconia si aggiunge malinconia, dal momento che in questo debutto omonimo dei Machines Of Grace sono entrambi presenti.
A completare la formazione, oltre ai due ex Sava, ci sono Matt Leff alle chitarre, già con loro alla fine degli anni ottanta nei Wicked Witch, e Chris Rapoza al basso, due nomi non proprio conosciuti ma non per questo privi di qualità.

Va immediatamente precisato che questa band non è un clone del glorioso combo dei fratelli Oliva, né ricorda troppo da vicino la proposta dei Circle II Circle di Stevens; i Machines Of Grace suonano un hard rock alquanto melodico, nel quale gioca un ruolo importante la varietà di soluzioni adottate. I suoni sono piuttosto moderni e la produzione, curata da Paul David Hager, decisamente pulita.
La tracklist è ben bilanciata, dividendosi tra pezzi propriamente rock, come la pregevole opener Just a Game, e qualche brano dal piglio più moderno, come Psycothic e Promises, le quali si lasciano apprezzare nonostante non siano tra gli episodi più interessanti del platter..
Non mancano i mid-tempo come nel caso di Innocence, con l’acustica ad accompagnare delle linee vocali sempre imperniate su melodie catchy al punto giusto ed un chorus che ti si pianta in testa sin dai primi ascolti. Naturalmente non potevano mancare i pezzi più d’atmosfera: ecco allora la power ballad The Moment e l’immancabile lento This Time (riproposta in chiusura in veste acustica), nel quale Stevens può liberare la sua anima flessuosa, abbandonando per una manciata di minuti la tipica poderosità della sua voce in favore di un cantato più morbido e suadente.
Tra i pezzi più hard vanno segnalati Soul To Fire e Bleed, caratterizzati dai riff rocciosi di Leff e da una sezione ritmica che fa di potenza e dinamicità le proprie armi vincenti.

Machines Of Grace non sarà un disco imprescindibile, ma è un lavoro estremamente gradevole; la potenza del drumming di Plate e l’inconfondibile timbro di Stevens sono certamente gli ingredienti principali della gustosa ricetta, ma non gli unici. Leff si fa apprezzare per tutta la durata del full length sia per quanto riguarda la parte solistica sia soprattutto in fase di accompagnamento, e fa poca differenza che questo consti di riff tra l’hard e l’heavy o del suono più morbido dell’acustica. Rapoza completa la sezione ritmica da par suo, mostrando una grande intesa con Plate e riuscendo a ritagliarsi un ruolo affatto subordinato.
Un debut da considerare apprezzabile per diverse ragioni, quindi: per la fluidità che dimostra nonostante la ricchezza di soluzioni adottate, per la freschezza sonora e di songwriting, per la godibilità dell’intera tracklist. Fa da contraltare a tutto questo un po’ di mestiere messo in campo da musicisti non proprio di primo pelo, anche se, tutto sommato, in un lavoro del genere questo non può essere considerato un difetto tout court, dal momento che proprio esperienza e furbizia hanno con ogni probabilità consentito ai brani di essere catchy quanto basta per farsi apprezzare sin dai primi ascolti.
La malinconia iniziale ha dunque lasciato spazio ad un ascolto piacevole e che, alla fine, fa sperare che i quattro non considerino la loro creatura come uno dei tanti progetti che nascono e si esauriscono nel breve giro di un disco: sarebbe un peccato non avere un seguito di Machines Of Grace.
Lo spazio sul proprio scaffale non deve mai mancare per album godibili come questo.

Massimo Ecchili

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Tracklist:
01. Just a Game 4:59
02. Psychotic 4:05
03. Fly Away 3:33
04. Innocence 4:21
05. The Moment 4:39
06. Prelude 0:55
07. Between the Lines 4:50
08. This Time 4:31
09. Breakdown 4:12
10. Soul to Fire 4:36
11. Promises 4:55
12. Bleed 4:22
13. Better Days 3:54
14. This Time (Acoustic) 2:56

Line-up:
Zak Stevens: vocals
Jeff Plate: drums
Matt Leff: guitars
Chris Rapoza: bass
 

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