Recensione: Madness Arises

Di Andrea Poletti - 6 Dicembre 2016 - 6:02
Madness Arises
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2016
Nazione:
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I Burning in Deception sono la sintesi e la conferma di come oggi riuscire a fare musica siano in grado tutti, nel senso che tre persone, di stati differenti, unite per una sola passione hanno deciso volontariamente di mettersi in gioco con un progetto molto interessante che svalica le barriere dei confini territoriali. Ruan C. Elias è il cantante di origini Brasiliane, Georgia Damigou è una giovane compositrice Greca mentre Vincenzo Avallone è la mente compositiva di matrice Italiana; insieme con l’aiuto di un paio di ospitate creano “Madness Arises”, un EP di poco meno di venti minuti sufficienti a racchiude al loro interno un compendio articolato e pieno di sfumature interessanti. 

Sei tracce solamente condite di intro e outro, dunque sono quattro i brani veri e propri, ma come si suol dire nella botte piccola c’è il vino buono. Ciò che sorprende maggiormente del progetto è la volontà dei nostri ragazzi di riuscire ad amalgamare e far coesistere aspetti musicali distanti anni luce gli uni dagli altri; come potete notare nella dicitura abbiamo inserito progressive quale genere ma al suo interno è possibile interagire con musiche “power”-ggianti tipiche dei Kamelot e un black metal Europeo con tendenze al death primordiale groovy e cadenzato. Avete letto bene, Kamelot, poiché l’intero dei Burning in Deception è quello di effettuare un crossover tra differenti stili senza mai andare sbilanciarsi entro uno o l’atro, a ragione del vero lo fanno anche bene. Prendiamo ad esempio la seconda traccia, ‘Unholy Sight’, che vede un black sinfonico di stampo norvegese anni novanta mescolarsi alla perfezione con un proto-power metal che richiama proprio quei Kamelot accennati precedentemente. Questa soluzione viene effettuata bene o male lungo ognuna delle quattro vere canzoni e un plauso necessario va in onore di Georgia Damigou che involontariamente riesce ad essere il collante perfetto tra un passaggio e l’altro; una giovane ragazza che ci ha creduto e diventa la cigliegina sulla tornta per rendere unico e con ancora più carattare questo progetto. Nota di merito anche per Eliase e il suo cantato sfaccettato, senza molti difetti con la sua giovane età ha un futuro promettete perchè incarna alla perfezione i due antipodi della neceittò contemporanea nel multisfaccettato. Anche ‘A Brief Moment in Time’ riesce a svalicare i confini dei generi con tendenze quasi all’hardcore vero e proprio grazie ad un doppio pedale sempre al limite umano, non v’è staticità in ognuno dei brani ma solo sincera esposzione al rischio. Insomma ragazzi, qui tutto funziona alla meraviglia e il concept nella sua breve storia prende forma come nulla fosse, senza impegno e con la grande volontà della “non-band” di creare. Qua sta il pregio dei nostri Burning in Deception, ovvero l’aver creato un progetto unico, con una forte personalità con musicisiti provenienti da paesi diversi, in contatto attraverso l’ethernet e la visione di un fine comune. Certamente “Madness Arises” ha molti pregi ma ancora qualcosa da modificare, da modellare diciamo, poiché magari una produzione leggermente meglio stratificata nel comparto vocale, qualche passaggio meno prevedibile e  una sisitemata ai livelli sono i primi dettagli da guardare nel prossimo futuro, ma crediamo in loro.

Possiamo vedere dunque questo breve antipasto come il futuro cammino della band attraverso un ottimo risultato, un primo passo che cerchiamo di supportare, a nostro modo, poiché queste operazioni create dal cuore e dalla passione di ragazzi devono essere di incipit ad invogliare e guardare oltre il recinto della propria casetta sull’albero. Vincenzo Avallone ha preso le redini di questo gruppo che mischia e lascia confluire semplicità ed ispirazione; un grande calderone che non vediamo l’ora di misurare sulla lunga distanza. Bravi ragazzi!

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