Recensione: Magnitude

Di Roberto Forghieri - 8 Ottobre 2013 - 0:02
Magnitude
Band: Niva
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2013
Nazione:
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83

“Carneade! Chi era costui?” Così si domanda Don Abbondio nei Promessi Sposi e così si potrebbe mutuare tale affermazione per Tony Niva: biondo cantante svedese che ha sinora inciso 3 album: “No Capitulation” del 1994 (solo per il mercato giapponese) e ,dopo aver rifondato la band nel 2011 con la line up attuale, i restanti “Gold From The Future” (sempre per il Giappone ma stampato in Europa come “Final Warning“ a nome Oxygen) e “Magnitude” (che in Giappone si intitolerà “Gravitation”!?!?).
Questa predilezione per il mercato nipponico ha fatto sì che il nome Niva rimanesse sconosciuto ai più: per rimediare a ciò ecco la pubblicazione di questo lavoro per la Aor Heaven.

Torniamo però ancora un istante  a quando Tony Niva inizia a muovere i suoi primi passi sulla scena rock svedese a metà anni 80 passando tra le file di diverse band, tra cui Vanessa, Swedish Erotica, Malibu Band, Tracy Goes Crazy Tony ed Axia: è proprio dalle ceneri di quest’ultimo gruppo che nasce il progetto Niva che da alle stampe un album di metal melodico.
Dopo una breve parentesi nei Lion’s Share, con i quali incide l’album “Entrance” (2001), un silenzio interrotto nel 2011 dall’incontro con Roger Ljunggren (T’Bell, Grand Illusion, Kee Marcello) e Marcus Persson per scrivere un brano per l’Eurofestival: da qui le canzoni diventano dapprima un demo di 3 tracce e quindi un album “Gold For the Future”.
Ed eccoci infine a questo “Magnitude”, disco d’insospettabile spessore che merita un doveroso  track by track.

Si comincia con “Never Too Late”: sontuoso aor anni 80 con sonorità teutoniche (Fair Warning) soprattutto per l’ottimo uso dei cori. Con “Perfect Life” alziamo l’asticella: introdotta da una classica ritmica (Danger DangerFirehouse) la canzone si apre in un ritornello irresistibile per un singolo dal grande potenziale.
A seguire “My First And Only Love”: e siamo a tre su tre! Un altro brano azzeccatissimo dal ritornello accattivante e ruffiano quanto basta. Un distillato di metal melodico impreziosito da una solista che cesella l’ennesimo gioiellino di questo “Magnitude”, ancora all’insegna della melodia tedesca. “Just Another Heartache” ci riporta di nuovo al di là dell’oceano per un’altra cavalcata all’insegna delle hair band dei tempi d’oro. Notevole è il solo di Ljunggren: una rutilante eruzione di note .
E probabilmente sì, questo è proprio un gran bell’ album…

Ed eccoci alla conferma con “In A Misty Light” …è arrivato il ballatone : giù le luci e vai col passo strascicato. Grande voce, piano e violini, i 3 ingredienti base per un altro episodio convincente. Se non fosse sufficiente, ci mettiamo anche un gran bel solo di chitarra.
Riposati? Bene perchè si riprende alla grande con “Always Somewhere”, swedish rock alla Last Autumn’s Dream. Grande melodia su una base hard rock, ricetta che ricorda la formula vincente dei The Poodles.
”Let It Shine” è poi la continuazione stilistica della song precedente: questa non vuole essere una nota negativa, anzi, diciamo che il capoccione prende a dondolare a destra e a manca che è un piacere anche grazie ad un Ljunggren che ci ricorda che è da queste parti che Yngwie ha mosso i primi passi…pardon i primi solos.

Anche “Spanish Lullaby”, con un inizio alla “Lick It Up”, si stempera in una linea melodica che sa tanto di Shy del periodo “Unfinite Business/Sunset And Wine”; per intenderci un pezzo alla “Skydiving” (e scusate se è poco).
”Do It Again” si preannuncia come il brano più cattivo dell’intero lavoro, seppur con quell’attenzione nordica verso l’orecchiabilità che ha reso celebri i conterranei Treat.
E veniamo a “Never Say Goodbye”, con il rischio che questa recensione diventi monotona: un altro bel pezzo, accidenti. Sempre il “solito” ritornello che ti si stampa in mente, la solita voce impeccabile e, guarda caso, un altro bel solo melodico.

In dirittura d’arrivo manca all’ascolto solo “I Feel So Alone”, che già dal titolo si fa intuire essere uno dei pezzi più tirati di questo “Magnitude”…vero ? Okay stiamo scherzando: ecco il classico finale slow. Dal momento che la perfezione non è di questo mondo, possiamo usare questa “prevedibilità” come un appunto ad un dischetto che, ascolto dopo ascolto, non riesce a stancare.

Se cercate insomma un album “classico” di Aor, quelli con tutti hit-single, se vi piacciono i gruppi svedesi (ma anche quelli inglesi, tedechi e perchè no, americani) il consiglio è uno solo: accaparratevi “Magnitude”. E peste ci colga se non è un gran bel disco!

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