Recensione: Mammoth

Di Angelo D'Acunto - 15 Aprile 2011 - 0:00
Mammoth
Band: Beardfish
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2011
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
85

Ci sono gruppi che si limitano, anche piuttosto passivamente, a seguire le lezioni impartite dai maestri, soffermandosi solo su alcuni aspetti prettamente stilistici della musica, riuscendo comunque a dare alla luce risultati più che degni di nota. Ma c’è anche chi decide di scavare ancora più a fondo, concentrandosi soprattutto sull’anima delle composizioni, come i Beardfish, ad esempio. La band svedese, pur rifacendosi ad un sound progressive puramente settantiano, preferisce interpretare il tutto più come una libertà di espressione che consente loro di spaziare (anche con una certa disinvoltura) tra un genere e l’altro.

Una sorta di evoluzione, anche se appena percettibile, che continua con Mammoth, album numero sei edito, ancora una volta, dalla prestigiosa InsideOut Music. Se le basi su cui si ergono le composizioni dei quattro svedesi rimangono comunque ben saldate sul progressive settantiano, d’altro canto il sound della band diventa maggiormente più aggressivo, a volte più votato all’hard rock, arrivando addirittura anche a sfiorare il metal. Sound che, in ogni caso, rimane comunque riconoscibilissimo e contraddistinto da quella forte personalità che già si era fatta notare negli ultimi album della band di Gävle.
Tanto chiare, quindi, le influenze progressive rock, quanto evidenti anche gli sforzi dei Beardfish di non limitarsi a quest’unico campo. La band svedese, infatti, con Mammoth riesce a dare alla luce un disco contraddistinto da diverse sfaccettature, senza però che il risultato ottenuto possa essere in qualche modo troppo caotico. Ma non solo, tra i punti di forza maggiori dell’album ci sono anche le linee melodiche, accattivanti e mai troppo “ruffiane”, che si stampano in mente già dopo il primissimo ascolto. Certo, il merito di tutto questo è sicuramente di un Rikard Sjöblom la cui vena creativa sembra essere inesauribile, ma c’è anche da tener conto del fatto che anche i restanti membri della band ci mettono del loro, primo su tutti il basso di un Robert Hansen sempre più fondamentale nelle composizioni della band.
L’iniziale The Platform, con il suo alternarsi tra melodie gioiose e aperture di stampo hard rock, vale già come più che ottimo biglietto da visita, mentre la successiva And The Stone Said: If I Could Speak, contraddistinta anche dagli eleganti inserti di sax, nella sua parte centrale anticipa le influenze più “dure” e metal-oriented della furiosa Green Waves (tra i migliori e più riusciti pezzi dell’intero disco). Il resto è comunque un lavoro svolto su livelli altissimi con pochi, pochissimi cali di tensione, con un finale letteralmente da applausi che vede tornare come protagonista il sax nella strumentale Akakabotu (pezzo contraddistinto da un’impronta jazz decisamente più marcata) e le atmosfere più allegre e festose della frizzantina Without Saying Anything (feat. Ventriloquist), dove la band preferisce tornare a calcare lidi prettamente più prog rock, con influenze che strizzano l’occhio ai lavori degli Yes.

Inarrestabili. I Beardfish continuano quindi a non deludere, riuscendo ancora una volta a sfornare un disco pieno zeppo di influenze diverse, questo sì, ma non certo privo di personalità. È decisamente rassicurante constatare non solo che il rock progressivo è più vivo che mai grazie alle band più “datate”, ma che anche i musicisti più giovani riescono a mantenere in vita un genere che, più volte, è stato dato per morto e sepolto.

Angelo D’Acunto

Discutine sul forum nel topic relativo

Tracklist:

01 The Platform
02 And The Stone Said: If I Could Speak
03 Tightrope
04 Green Waves
05 Outside/Inside
06 Akakabotu
07 Without Saying Anything (feat. Ventriloquist)

Ultimi album di Beardfish

Band: Beardfish
Genere:
Anno: 2012
78
Band: Beardfish
Genere: Prog Rock 
Anno: 2011
85