Recensione: March Of Despair [EP]

Di Vittorio Sabelli - 14 Maggio 2012 - 0:00
March Of Despair [EP]
Band: Coffins
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Che il paese del Sol Levante non brilli per originalità in ambito prettamente death metal è un dato di fatto ma, quando meno te lo aspetti, è capace comunque di stupirci con effetti speciali e colpi di coda.

I Coffins sono conosciuti ai più soprattutto come emuli di band storiche dei primi anni ’90 con a capo Autopsy e Asphyx per il lato death, e Cathedral e Melvins per la parte doom.
Il growl sotterraneo e la chitarra ultrafuzz del leader Uchino hanno da sempre caratterizzato la via intrapresa dal combo nipponico che, nonostante la proposta priva di originalità, gli ha comunque creato un buon seguito nell’ambito doom soprattutto grazie alla sua diretta fruibilità, tenendo però a distanza i deathster.
Dopo quattro anni dal fangoso “Buried Death” e una sterminata serie di split con act tra i più disparati, “March Of Despair“, nonostante l’ingresso di Ryo alla voce e del batterista Satoshi a sostituzione di You, segna l’ennesimo capitolo della saga Coffins sulla falsa riga dei precedenti, nonostante un miglioramento sotto il profilo del sound.
Se l’ultimo EP “Sewage Sludgecore Treatment” conteneva esclusivamente cover, “March Of Despair”, anche se con brani originali, continua a essere un tributo a chi ha influenzato in maniera massiccia la loro carriera.

Accordi dissonanti e il grottesco «Uh!» introducono l’ennesimo ringraziamento agli Autopsy, “Till Dawn Of The Dooms Day”, dove le poche idee messe in campo non fanno che rendere ai nostalgici i ‘bei tempi’ passati.  La successiva “Grotesque Messiah” è, allo stesso tempo, un tributo a Deicide e Death, con una seconda sezione caratterizzata da classici accordi doom che stemperano emotivamente la prima parte e portano a conclusione il brano.
“Carpet Of Bones” è senz’altro il miglior brano dell’EP, dove l’ormai consolidato «Uh!» dà il via a un riffing malato che potrebbe esser stato ispirato dalla Sky Valley dei Kyuss, ma non appena troviamo un tappeto conduttore, eccoci smarriti negli ampi spazi creati dal basso. Le chitarre lo seguono, inizialmente in feedback, successivamente all’unisono, seguendo un crescendo che conduce a un finale poco convincente e alquanto scontato.
“In Bloody Sewage”, strutturalmente fotocopia di “Carpet Of Bones”, con la sezione doom dominata da un growl cupo e marcio, fa da preludio alla conclusiva “Corpsegrinder”, che ricalca ancora una volta gli albori iniziali del death metal non aggiungendo niente di nuovo a questa disperata marcia.

Terminerei spezzando una piccola lancia a favore, ovvero, se come già detto dal punto di vista compositivo non ci sono elementi che facciano gridare al miracolo, dal lato sonoro i Coffins riescono a essere comunicativi in maniera efficace, facendo risultare il prodotto comunque godibile, soprattutto per gli amanti del death ‘prima ora’.

Vittorio “VS” Sabelli

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Tracce:
1. Till Dawn Of The Dooms Day 4:32
2. Grotesque Messiah 3:08
3. Carpet Of Bones 7:00
4. In Bloody Sewage 7:57
5. Corpsegrinder 4:36

Durata 27 min.

Formazione:
Ryo – Voce
Uchino – Voce/Chitarra
Koreeda – Basso
Satoshi – Batteria

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