Recensione: March to an Inviolable Death

Di Emanuele Calderone - 22 Settembre 2011 - 0:00
March to an Inviolable Death
Band: Sacrarium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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60

La Francia è da sempre una delle nazioni dove il black metal fa più proseliti. Patria di band fondamentali tra i quali spiccano Deathspell Omega, Peste Noire, Anorexia Nervosa e Blut Aus Nord, il paese può vantare anche una scena underground ricchissima di nuove proposte.

Tra le band di minore importanza figurano i Sacrarium, nati nel 2001 a Sarreguemines e stabilitisi con il passare del tempo in Lorena e dediti al black metal più freddo e battagliero. Composto da D.A.V. (basso), V.R.S. (chitarre, voce e batteria) e A.m.K. (testi), il gruppo, dopo aver rilasciato le demo “Land of the Forgotten Souls” e “Lost by Your Belief”, pubblica nel 2009 il suo debut album, intitolato “March to an Inviolable Death”.
Musicalmente, come si diceva in precedenza, i francesi propongono un black di chiara estrazione nordica, fortemente influenzato dall’operato dei seminali Dark Funeral, che fa della brutalità e della ferocia le sue armi principali.
Diretto e veloce, semplice e poco strutturato, “March to an Inviolable Death” è uno di quei lavori che poco si concede a melodie di facile presa o alle sinfonie tanto di moda oggi, prediligendo, come già detto, un approccio più old-style. Proprio questa caratteristica rappresenta sia il maggior pregio che il maggior difetto di questo album.
Se infatti da un lato sono innegabili la convincente coerenza dei nostri e l’efficacia della proposta (la quale, con buonissime probabilità, farà breccia nei blackster più intransigenti), d’altra parte è impossibile non notare la pressoché totale mancanza di originalità nelle musiche del trio.
Si percepisce troppo spesso un forte debito nei confronti di realtà ben più famose, che hanno fatto la storia dell’intera scena. Eppure, come si diceva in precedenza, questa totale devozione e adorazione nei confronti dei gruppi storici, rappresenta paradossalmente anche un’arma vincente: i pezzi, pur se dotati di poca personalità, sono coinvolgenti, diretti e capaci addirittura, a tratti, di esaltare.
Sembra quindi quasi impossibile rimanere del tutto freddi davanti a canzoni quali “Demolish by Himself”, che non lascia un solo momento di respiro, o “In a Circle of Dead Seraphs” che, tra continui blast-beat e riff che si susseguono l’un l’altro senza decelerazioni di alcuna sorta, travolge l’ascoltatore catapultandolo indietro fino agli anni ’90.
Non male anche tracce più cadenzate e meno esasperate come “Through Centuries”, probabilmente un poco prevedibile, ma non per questo non dotata del giusto mood. Apprezzabile lo stacco strumentale posto a metà brano, che spezza, con risultati notevoli, l’atmosfera.
Curiosa, sebbene non propriamente riuscita, anche la settima “Terribilis est locus iste”, episodio strumentale arricchito da una lunga introduzione dal sapore ambient, che si lega idealmente a “A.c.r.h.” e alla conclusiva e prolissa “Outro”.
La restante parte della tracklist scorre alle orecchie regalando davvero pochissimi sussulti, suonando sin troppo povera di idee valide che non siano già state ampiamente sfruttate.

A far parzialmente da contraltare alla generale carenza di spunti ragguardevoli, ci pensa una preparazione tecnica di tutto rispetto. Le chitarre per quanto si attestino su livelli standard sono suonate con accuratezza, le plettrate precise e si nota una certa cura sia nel riffing che nelle parti soliste. Molto buona anche la prova di D.A.V. al basso, che riesce a dare maggiore carattere e potenza ai brani.
Una nota di lode è destinata anche all’ottima produzione, che consente all’album di godere di suoni ben oltre la soglia della sufficienza.

Non ci sembra ci sia altro da dire. Con questo “March to an Inviolable Death”, i Sacrarium compongono un’opera evidentemente dedicata solo ai blackster più incalliti. Chi cerca musica audace e ricca di intuizioni particolari farebbe bene a passare oltre.
Per ora, dunque, promossi sì, ma con più di qualche riserva.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- A.c.r.h.
02- Heartless Visions
03- Demolish by Himself
04- In a Circle of Dead Seraphs
05- Phantomatic Landscape
06- Through Centuries
07- Terribilis est locus iste (strumentale)
08- This is the Final Warning
09- Outro

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