Recensione: Marching on the Warpath

Di Matteo Lavazza - 17 Settembre 2005 - 0:00
Marching on the Warpath
Band: Warmonger
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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88

Qualcuno di voi si stupirà vedendo la data di pubblicazione di questo “Marching on the Warpath” dei veneti Warmonger, ma io sono convinto che uno dei doveri di chi scrive su Truemetal sia quello di portare all’attenzione di chi legge i gruppi di valore, ed i Warmonger sono indubbiamente, come vedremo dopo, un gruppo di valore davvero notevole.
L’apertura delle danze è affidata a “Thrashing Inc.”, che già dal titolo mette in chiaro quali sono le coordinate stilistiche dell’intero lavoro. Il brano è ovviamente un Thrash Metal molto tirato e potente, che mi ha ricordato parecchio gli Exodus di “Bonded by Blood”, che forse pecca un po’ in quanto ad originalità, ma quando il risultato è di questo calibro non credo che sia un grosso difetto.
La seguente “Deathfreaks” prosegue sulla falsariga della precedente, con buoni cambi di tempo e stacchi molto ben studiati. Davvero molto valido il lavoro ritmico della band, che riesce a donare varietà e fluidità alla canzone, che forse pecca leggermente in potenza, ma che compensa questa mancanza, peraltro non molto accentuata, con i pregi di cui sopra.
“Pleasure of the Fear” è un altro piccolo gioiello Thrash, che mischia sapientemente il riffing tipico della Bay Area con una struttura molto Tedesca, andando così a creare un pezzo che unisce varietà e tecnica nei riff portanti con la cattiveria e quel senso di “grezzo” tipico delle produzioni teutoniche.
L’ascolto prosegue con “Satanic Nativity”, canzone dalla struttura leggermente più melodica delle precedenti ma caratterizzata da accelerazioni spezzacollo e da una prestazione vocale di Mars davvero sopra le righe per intensità ed efficacia. Davvero violentissimo lo stacco centrale del pezzo, che trae la sua efficacia proprio dalla semplicità.
L’apertura di “Nuclear Destruction” è affidata a delle chitarre arpeggiate che, grazie anche all’ottimo lavoro di basso di Francesco, vanno a creare un atmosfere molto cupa, prima dell’esplosione affidata a delle ritmiche serrate e potenti. Ancora una volta certi stacchi ricordano gli esordi del Bay Area Thrash, mentre altre parti rimandano al Thrash tedesco, ma come ho già avuto modo di dire prima la forza dei Warmonger sta proprio nel riuscire a rielaborare in maniera comunque abbastanza personale formule già sfruttate, rielaborandole fino a creare un qualcosa di personale.
La conclusiva “The Warpath” non aggiunge molto a quanto già detto in precedenza, pur confermando le buoni doti compositive del gruppo veneto, grazie ad una buona varietà di riff e di cambi di tempo, il tutto sparato a velocità decisamente sostenute, tranne che nello stacco centrale, in cui la velocità diminuisce sensibilmente per lasciare spazio ad un riff roccioso.
Tecnicamente il gruppo è davvero molto preparato, i musicisti non si lasciano mai andare ad eccessi virtuosi, preferendo concentrare le loro forze e capacità  sulla resa complessiva della canzoni, con il risultato che ogni singolo stacco e riff ha una potenza e un impatto davvero devastante.
I suoni sono incredibilmente validi per una produzione del genere, caldi e cattivi al punto giusto riescono a far si che ogni brano abbia la giusta resa sonoro e un impatto degno per il genere.
I Warmonger sono davvero una delle Thrash band più valide del panorama italiano e non solo, sarebbe davvero un peccato lasciare che la loro proposta passi inosservata, chi ama il Thrash dovrebbe assolutamente procurarsi questo “Marching on the Warpath”.

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