Recensione: Masquerade

Di Paolo Beretta - 19 Aprile 2003 - 0:00
Masquerade
Band: Running Wild
Etichetta:
Genere:
Anno: 1995
Nazione:
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75

Masquerade l’ho sempre considerato come un album molto particolare per i Running Wild di Rolf Kasparek. Senza fare troppi giri di parole ritengo Masquerade l’inizio del declino per la grandiosa band tedesca paladina dell’Heavy Metal più puro. Con tale affermazione non intendo dire (sia ben chiaro) che i pirati del metal dopo il capolavoro corsaro Black Hand Inn (dell’anno precedente) non abbiano più fatto album degni di nota. Lo stesso Masquerade, che mi appresto a recensire, è un prodotto godibile e di spessore ma mi pare che manchi qualcosa. A differenza del passato, in certi passaggi, non ho trovato più quella forza travolgente e devastante nel riffing e chi conosce i Running Wild sa che la chitarra del mitico Rolf equivale all’aria per noi esseri viventi. Un’altra cosa che a mio modesto parere deve essere sottolineata è che in Masquerade il tema piratesco che ci aveva accompagnato da Under Jolly Roger in poi quasi svanisce. I testi, infatti, come si può capire anche dalla bella copertina, (griffata Marschall), parlano per lo più della sfida tra il bene ed il male. Il songwriting, sebbene goda di qualche picchio eccezionale, mi è parso un po’ deficitario se paragonato ai precedenti dischi. L’impronta delle tracce è sempre la stessa con una miriade di riff pronti a graffiare (più o meno bene) mentre la sezione ritmica infuocata imperversa, a tratti, come ai bei tempi.

Dopo l’intro oscura The Contract, Rock’N’Rolf ed i suoi si esibiscono nella Title track per una speed metal track incessante, selvaggia e granitica durante la quale la semplicità e l’immediatezza delle melodie scarne convince. Si sale di livello con la seguente Demonized che, (come nelle stupende Bad To The Bone e Soulless), gioca molto sul riff iniziale orecchiabile che si incastra nella nostra mente. Un gran bella Hit alla Running Wild. In Black Soul la sezione ritmica detta tempi altalenanti e pesantissimi che lanciano strofe “graffianti” prima del break melodico che ben presto è sedato dalle chitarre gemelle. Lions Of The Sea rivanga il mare e le tematiche piratesche per un brano che grida la lotta per la libertà. Eccezionale il chorus semplice ed immediato in contrapposizione con il cantato ruvido delle strofe. Rebel At Heart è Heavy Metal per una canzone cadenzata che sprigiona in ogni singola nota forza e asprezza. Il tempo non ha nemmeno bisogno di accelerare per catturare l’attenzione. La marcia prosegue con decisione venendo arricchita da buoni assoli melodici. Wheel Of Doom, al contrario, punta tutto su uno Speed Metal senza tante idee che mi ha dato l’impressione di non sapere dove andasse a parare con molta tecnica per il brano più corto del cd. Bastano pochi secondi della successiva Metalhead per capire che i Running Wild hanno cambiato passo. Rolf sfodera un riff stupendo e roccioso che non può lasciare neutrali. Un pezzo in definitiva semplice ma che con le sue linee melodiche appena accennate nel chorus, e con il break, riesce a risultare stupendo e immediato senza essere per nulla ripetitivo. In Soleil Royal come da tradizione i teutonici ripropongono in musica un pezzo di storia. Nella fattispecie la battaglia sanguinosa tra la marina britannica e l’ammiraglio Tourville. Un up tempo di spessore che lascia molto spazio a strofe lunghe e complesse che quasi non si dividono dal chorus tagliente. Men In Black, come l’omonimo e ironico american movie, tratta del fenomeno degli U.F.O. (oggetti volanti non identificati). La sezione ritmica, senza strafare, supporta il cantato grezzo di Rolf per poi lanciare il solos accattivante e ipnotico, (ripetuto più volte), ed il solos fulmineo ed in definitiva godibile. Il cd termina con Underworld. La song più complessa del lavoro che mi è piaciuta molto nel break originale e strumentale abbastanza lungo che ha spezzato gli equilibri con virtuosismi tecnici per poi ritrovare senza forzature la strada per il finale.

Masquerade in definitiva è un buon disco ed è proprio questa la novità. Dopo Port Royal, Death Or Glory, Pile Of Skull e Black Hand Inn; quattro lavori che io reputo “totali” i Running Wild a mio modesto parere mostrano qualche crepa. Il prodotto si lascia ascoltare con piacere per tutta la durata ma mentirei se vi dicessi che quando l’ ho ascoltato per la prima volta non sono rimasto un po’ deluso “scoprendo” un velo di normalità nella mitica creatura di Rolf Kasparek.

1. The Contract/The Cripts Of Hades
2. Masquerade
3. Demonized
4. Black Soul
5. Lions In The Sea
6. Rebel At Heart
7. Wheel Of Doom
8. Metalhead
9. Soleil Royal
10. Men In Black
11. Underworld.

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